Bologna è una città unica nel panorama italiano per la straordinaria conservazione di organi storici o dei loro componenti in stile rinascimentale italiano. Tale eccezionalità si deve alla lunga persistenza del gusto timbrico rinascimentale fino al XVII secolo, nonché alla salvaguardia di pregevoli canne cinquecentesche e seicentesche nel corso dei rifacimenti sette-ottocenteschi . Una caratteristica fondamentale dell'organo rinascimentale è il timbro “vocale”, un'imitazione della voce umana, radicato nella tradizione liturgica. A partire dal periodo barocco, il timbro degli organi è spesso stato modificato per adattarsi a sonorità strumentali. Tuttavia, oggi sono ancora pochi gli organi che hanno recuperato questo caratteristico timbro “vocale”, e inoltre, anche la conservazione di questi strumenti è a rischio. Negli studi storici sulle chiese, le informazioni sugli organi e sulla musica sono spesso scarse. Gli studi più attendibili e accurati, di Oscar Mischiati, sono stati pubblicati più di vent’anni fa e spesso mancano riferimenti diretti alle fonti documentarie originali. La conoscenza storica di questi strumenti è ancora insufficiente per supportare il miglioramento del loro valore storico e delle caratteristiche strumentali. Questa ricerca offre uno sguardo dettagliato sulla vita degli organari attivi a Bologna nel XVII secolo, dai Malamini ai Colonna, attraverso le genealogie, i contesti abitativi, le pratiche ereditarie e le dinamiche familiari. Nella seconda parte, si studiano il trasferimento e il posizionamento degli organi nelle chiese della città di Bologna, attività svolta principalmente da Antonio Colonna. In particolare, vengono approfonditi i casi delle chiese di San Domenico e di Santa Maria Maggiore.

Saito, H. (2025). Gli organari del XVII secolo a Bologna: genealogie ed eredità da Malamini a Colonna e il trasferimento degli organi. STRENNA STORICA BOLOGNESE, LXXV, 261-307.

Gli organari del XVII secolo a Bologna: genealogie ed eredità da Malamini a Colonna e il trasferimento degli organi.

Haruna Saito
2025

Abstract

Bologna è una città unica nel panorama italiano per la straordinaria conservazione di organi storici o dei loro componenti in stile rinascimentale italiano. Tale eccezionalità si deve alla lunga persistenza del gusto timbrico rinascimentale fino al XVII secolo, nonché alla salvaguardia di pregevoli canne cinquecentesche e seicentesche nel corso dei rifacimenti sette-ottocenteschi . Una caratteristica fondamentale dell'organo rinascimentale è il timbro “vocale”, un'imitazione della voce umana, radicato nella tradizione liturgica. A partire dal periodo barocco, il timbro degli organi è spesso stato modificato per adattarsi a sonorità strumentali. Tuttavia, oggi sono ancora pochi gli organi che hanno recuperato questo caratteristico timbro “vocale”, e inoltre, anche la conservazione di questi strumenti è a rischio. Negli studi storici sulle chiese, le informazioni sugli organi e sulla musica sono spesso scarse. Gli studi più attendibili e accurati, di Oscar Mischiati, sono stati pubblicati più di vent’anni fa e spesso mancano riferimenti diretti alle fonti documentarie originali. La conoscenza storica di questi strumenti è ancora insufficiente per supportare il miglioramento del loro valore storico e delle caratteristiche strumentali. Questa ricerca offre uno sguardo dettagliato sulla vita degli organari attivi a Bologna nel XVII secolo, dai Malamini ai Colonna, attraverso le genealogie, i contesti abitativi, le pratiche ereditarie e le dinamiche familiari. Nella seconda parte, si studiano il trasferimento e il posizionamento degli organi nelle chiese della città di Bologna, attività svolta principalmente da Antonio Colonna. In particolare, vengono approfonditi i casi delle chiese di San Domenico e di Santa Maria Maggiore.
2025
Saito, H. (2025). Gli organari del XVII secolo a Bologna: genealogie ed eredità da Malamini a Colonna e il trasferimento degli organi. STRENNA STORICA BOLOGNESE, LXXV, 261-307.
Saito, Haruna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/1034147
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