L’articolo propone una breve disamina delle circostanze in cui l’ebraico o una lingua che gli assomiglia fa la propria comparsa nella Commedia e ne prende spunto per proporre una valutazione del ruolo dell’ebraico in Dante. Tra i personaggi della Commedia che sembrano parlare »ebraico« spiccano in particolare il gigante Nembrot, Pluto e Giustiniano. Nei primi due casi si mobilita il concetto di pseudoebraico, prelevato dalle arti figurative, che può avere funzione polemica, ma anche semplicemente decorativa o allusiva. Se è vero che le parole di Nembrot non sono in ebraico, è altrettanto vero che generazioni di lettori ed esegeti vi hanno riconosciuto un suono che ricorda l’ebraico, come pseudo-lingua infernale della confusione. Poiché però, proprio nell’inno di lode di Giustiniano l’ebraico appare in posizione preminente, si rende necessaria una revisione del ruolo dell’ebraico, come lingua non sacra in sé, ma capace, proprio come il latino, di abitare tutti i regni dell’aldilà. Si conferma che nel plurilinguismo dantesco c’è spazio per l’ebraico, non perché si tratti di una lingua sacra o diabolica, ma perché partecipa al concerto delle lingue umane, capaci di esprimere l’orrore non meno che la bellezza, la dannazione non meno che la beatitudine.

Campanini, S. (2025). Dante auf Hebräisch. DEUTSCHES DANTE-JAHRBUCH, 100(1), 75-87.

Dante auf Hebräisch

Saverio Campanini
2025

Abstract

L’articolo propone una breve disamina delle circostanze in cui l’ebraico o una lingua che gli assomiglia fa la propria comparsa nella Commedia e ne prende spunto per proporre una valutazione del ruolo dell’ebraico in Dante. Tra i personaggi della Commedia che sembrano parlare »ebraico« spiccano in particolare il gigante Nembrot, Pluto e Giustiniano. Nei primi due casi si mobilita il concetto di pseudoebraico, prelevato dalle arti figurative, che può avere funzione polemica, ma anche semplicemente decorativa o allusiva. Se è vero che le parole di Nembrot non sono in ebraico, è altrettanto vero che generazioni di lettori ed esegeti vi hanno riconosciuto un suono che ricorda l’ebraico, come pseudo-lingua infernale della confusione. Poiché però, proprio nell’inno di lode di Giustiniano l’ebraico appare in posizione preminente, si rende necessaria una revisione del ruolo dell’ebraico, come lingua non sacra in sé, ma capace, proprio come il latino, di abitare tutti i regni dell’aldilà. Si conferma che nel plurilinguismo dantesco c’è spazio per l’ebraico, non perché si tratti di una lingua sacra o diabolica, ma perché partecipa al concerto delle lingue umane, capaci di esprimere l’orrore non meno che la bellezza, la dannazione non meno che la beatitudine.
2025
Campanini, S. (2025). Dante auf Hebräisch. DEUTSCHES DANTE-JAHRBUCH, 100(1), 75-87.
Campanini, Saverio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/1028799
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