Venerato, ispezionato, raccontato, il corpo di Filippo Neri si è offerto ampiamente a chi ha indagato la storia della santità della prima età moderna, soprattutto per quanto riguarda la sua autopsia. Le vicende del corpo vivo e delle sue reliquie rappresentano un osservatorio altrettanto significativo non solo per sottolineare la rilevanza della corporeità dei santi della Controriforma, ma anche per tracciare alcuni momenti chiave della storia della sua comunità, l’Oratorio romano, e del complesso rapporto con quello napoletano, o dei Girolamini. Quest’ultimo, nato nel 1585 come filiale subordinata alla casa romana, nel 1611 divenne una Congregazione autonoma, esito di crescenti e irrisolte divergenze sulla fisionomia della famiglia religiosa filippina. L’analisi di fonti epistolari e memorialistiche – conservate nei rispettivi archivi comunitari – evidenzia la proliferazione di discorsi medici, politici, religiosi attorno al corpo, vivo e morto, di Filippo, sottolineando i modi in cui esso stesso contribuì a delineare il rapporto tra Filippini romani e napoletani. L’articolo intende concentrarsi anzitutto sul primo decennio di vita della casa napoletana, coincidente con l’ultimo di Neri (1585-95): in che misura la sua distanza da Napoli, sul piano fisico e spirituale, influì sulla vita dei Girolamini? Come furono raccontate le sue frequenti crisi di salute, e con quali effetti sugli equilibri interni e reciproci tra gli Oratori? Perché furono motivo di divisione? In secondo luogo, verrà messo in rilievo il conflitto che si generò nel 1638 attorno ad alcune reliquie del corpo di san Filippo, ottenute dai Girolamini nonostante la ferma opposizione dei romani. Una vicenda che, coinvolgendo anche membri di spicco della Curia barberiniana, produsse una vasta eco nei rispettivi tessuti sociali urbani, oltre che nella memoria collettiva delle due Congregazioni. L’obiettivo complessivo è di evidenziare come, al susseguirsi di fasi diverse della storia di una famiglia religiosa e al mutare della forma stessa del corpo del suo fondatore e santo, questo si potesse mantenere come un elemento di confronto religioso e politico, capace di incarnare le fratture di una comunità divisa.
Tomassetti, S. (In stampa/Attività in corso). Il corpo di Filippo Neri tra gli oratoriani di Roma e Napoli: cura, devozione, conflitti (secoli XVI-XVII). RIVISTA STORICA ITALIANA, 138, 1-20.
Il corpo di Filippo Neri tra gli oratoriani di Roma e Napoli: cura, devozione, conflitti (secoli XVI-XVII)
Stefano Tomassetti
In corso di stampa
Abstract
Venerato, ispezionato, raccontato, il corpo di Filippo Neri si è offerto ampiamente a chi ha indagato la storia della santità della prima età moderna, soprattutto per quanto riguarda la sua autopsia. Le vicende del corpo vivo e delle sue reliquie rappresentano un osservatorio altrettanto significativo non solo per sottolineare la rilevanza della corporeità dei santi della Controriforma, ma anche per tracciare alcuni momenti chiave della storia della sua comunità, l’Oratorio romano, e del complesso rapporto con quello napoletano, o dei Girolamini. Quest’ultimo, nato nel 1585 come filiale subordinata alla casa romana, nel 1611 divenne una Congregazione autonoma, esito di crescenti e irrisolte divergenze sulla fisionomia della famiglia religiosa filippina. L’analisi di fonti epistolari e memorialistiche – conservate nei rispettivi archivi comunitari – evidenzia la proliferazione di discorsi medici, politici, religiosi attorno al corpo, vivo e morto, di Filippo, sottolineando i modi in cui esso stesso contribuì a delineare il rapporto tra Filippini romani e napoletani. L’articolo intende concentrarsi anzitutto sul primo decennio di vita della casa napoletana, coincidente con l’ultimo di Neri (1585-95): in che misura la sua distanza da Napoli, sul piano fisico e spirituale, influì sulla vita dei Girolamini? Come furono raccontate le sue frequenti crisi di salute, e con quali effetti sugli equilibri interni e reciproci tra gli Oratori? Perché furono motivo di divisione? In secondo luogo, verrà messo in rilievo il conflitto che si generò nel 1638 attorno ad alcune reliquie del corpo di san Filippo, ottenute dai Girolamini nonostante la ferma opposizione dei romani. Una vicenda che, coinvolgendo anche membri di spicco della Curia barberiniana, produsse una vasta eco nei rispettivi tessuti sociali urbani, oltre che nella memoria collettiva delle due Congregazioni. L’obiettivo complessivo è di evidenziare come, al susseguirsi di fasi diverse della storia di una famiglia religiosa e al mutare della forma stessa del corpo del suo fondatore e santo, questo si potesse mantenere come un elemento di confronto religioso e politico, capace di incarnare le fratture di una comunità divisa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


