Il testo si propone di analizzare l’attivismo come forma di relazione complessa all’interno di quelle pratiche artistiche che, facendo uso di approcci partecipativi e azioni performative hanno messo in discussione il ruolo dello spazio pubblico. In particolare dopo aver ripercorso il dibattito critico artistico in merito all’autonomia dell’arte e la sua valenza etica attraverso la querelle tra i due critici Claire Bishop e Grant Kester, il testo propone l’analisi di due interventi che hanno ridiscusso lo spazio pubblico nella sua logica di spazio del consenso e della rappresentazione lavorando sulla marginalità delle comunità non rappresentate e non rappresentabili. Gli interventi che verranno analizzati sono: Art. 2 realizzato dall’artista Adriana Torregrossa (Torino, 1999) e Bitte liebt Österreich realizzato dall’artista tedesco Christop Schlingensief (Vienna, 2000). I due interventi in questione verranno soprattutto analizzati alla luce del meccanismo di imprevedibilità del loop di feedback, teorizzato dalla studiosa Erika Fischer- Lichte nel suo Estetica del Performativo (2004) ovvero, l’impossibilità di collegare una determinata azione a una diretta conseguenza dal momento che i due quadri - quello performativo e quello della realtà - non vengono apertamente dichiarati, chiamando di fatto in causa lo spettatore a prendere con- sapevolezza della sua risposta in base al quadro d’azione che decide di seguire.
Meschini, E.R. (2021). Lo spazio pubblico come luogo della frizione e della finzione. Pratiche artistiche e attiviste che confondono il reale. CONNESSIONI REMOTE, 1, 247-266 [10.13130/connessioni/14708].
Lo spazio pubblico come luogo della frizione e della finzione. Pratiche artistiche e attiviste che confondono il reale
Emanuele Rinaldo Meschini
2021
Abstract
Il testo si propone di analizzare l’attivismo come forma di relazione complessa all’interno di quelle pratiche artistiche che, facendo uso di approcci partecipativi e azioni performative hanno messo in discussione il ruolo dello spazio pubblico. In particolare dopo aver ripercorso il dibattito critico artistico in merito all’autonomia dell’arte e la sua valenza etica attraverso la querelle tra i due critici Claire Bishop e Grant Kester, il testo propone l’analisi di due interventi che hanno ridiscusso lo spazio pubblico nella sua logica di spazio del consenso e della rappresentazione lavorando sulla marginalità delle comunità non rappresentate e non rappresentabili. Gli interventi che verranno analizzati sono: Art. 2 realizzato dall’artista Adriana Torregrossa (Torino, 1999) e Bitte liebt Österreich realizzato dall’artista tedesco Christop Schlingensief (Vienna, 2000). I due interventi in questione verranno soprattutto analizzati alla luce del meccanismo di imprevedibilità del loop di feedback, teorizzato dalla studiosa Erika Fischer- Lichte nel suo Estetica del Performativo (2004) ovvero, l’impossibilità di collegare una determinata azione a una diretta conseguenza dal momento che i due quadri - quello performativo e quello della realtà - non vengono apertamente dichiarati, chiamando di fatto in causa lo spettatore a prendere con- sapevolezza della sua risposta in base al quadro d’azione che decide di seguire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


