Leggere un testo significa compiere una azione, produrre movimento e trasformazione, siano essi concreti o intellettuali . Il testo è sempre una «enunciazione inserita nella comunicazione verbale» di un determinato ambito sociale . È una forma dialogica performativa che mette in scena attori sociali e percorsi di senso. Anche se in situazioni informali e quotidiane, ciascuno di noi utilizza e gestisce la parola scritta e intorno ad essa crea un ventaglio di azioni e di significati culturali. In questo senso l’utilizzo di un testo, qualunque sia la modalità, va riconosciuto come azione intenzionale e finalizzata. Sulla base di una etnografia partecipata, realizzata condividendo la vita di gruppi di monache carmelitane , si intende prendere in esame la situazione-limite – consueta in ambito claustrale – del testo agiografico, utilizzato come enunciazione di preghiera. Va riconosciuto il rapporto diretto tra lettura del testo ed esperienza di vita quotidiana. Utilizzando le parole di Bachtin, si pone il problema dei «confini del testo». In quanto prodotto culturale fluido e permeabile, esso offre una serie di possibilità di utilizzo para-testuali e di modifica interna, entrambe affidate alla creatività del soggetto culturale.
F. Sbardella (2008). Leggere, rileggere e riscrivere: pratica quotidiana del testo agiografico. SCRINIA, V(1-3), 131-147.
Leggere, rileggere e riscrivere: pratica quotidiana del testo agiografico
SBARDELLA, FRANCESCA
2008
Abstract
Leggere un testo significa compiere una azione, produrre movimento e trasformazione, siano essi concreti o intellettuali . Il testo è sempre una «enunciazione inserita nella comunicazione verbale» di un determinato ambito sociale . È una forma dialogica performativa che mette in scena attori sociali e percorsi di senso. Anche se in situazioni informali e quotidiane, ciascuno di noi utilizza e gestisce la parola scritta e intorno ad essa crea un ventaglio di azioni e di significati culturali. In questo senso l’utilizzo di un testo, qualunque sia la modalità, va riconosciuto come azione intenzionale e finalizzata. Sulla base di una etnografia partecipata, realizzata condividendo la vita di gruppi di monache carmelitane , si intende prendere in esame la situazione-limite – consueta in ambito claustrale – del testo agiografico, utilizzato come enunciazione di preghiera. Va riconosciuto il rapporto diretto tra lettura del testo ed esperienza di vita quotidiana. Utilizzando le parole di Bachtin, si pone il problema dei «confini del testo». In quanto prodotto culturale fluido e permeabile, esso offre una serie di possibilità di utilizzo para-testuali e di modifica interna, entrambe affidate alla creatività del soggetto culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.