L’intervento propone, attraverso l’indagine delle fonti archivistiche e cronachistiche e il confronto con le decorazioni plastiche e pittoriche, la ricostruzione delle vicende storico-artistiche delle cappelle Pepoli nella basilica di San Domenico a Bologna. Il contributo, scritto a quattro mani, si divide in una prima parte di Ilaria Negretti che propone una ricostruzione della committenza della nobile famiglia Pepoli e in particolare della realizzazione e trasformazione delle sei cappelle e del sepolcro signorile, a partire dall’epoca della signoria di Taddeo nel 1337, per passare alla damnatio memoriae e all’abbandono dei lavori, causa l’infelice politica dei figli di questo, Giovanni e Giacomo, fino all’intervento di ripristino e di riabilitazione della memoria atavica, operato da Guido Pepoli e dai suoi eredi nel 1551. Nella seconda parte, Paolo Cova offre invece un’attenta analisi stilistica dei due affreschi di committenza scacchesca che decorano la cappella di San Michele Arcangelo e che raffigurano i santi Tommaso d'Aquino e Antonio Abate. Le caratteristiche tecniche, stilistiche, connesse alle vicende storiche e documentarie hanno permesso di ricondurre l'opera a Jacopo Benintendi detto 'il Biondo', padre di Cristoforo, in un intervento pittorico di diretta committenza Pepoli tra il 1347 e il 1350. La presenza del pittore e di maestranze straniere che nello stesso periodo lavorarono in particolare ai rilievi del monumento sepolcrale di Taddeo, mostrano come i Pepoli elevarono il transetto sinistro della basilica a mausoleo famigliare.
Cova, P., Negretti, I. (2016). LE CAPPELLE PEPOLI IN SAN DOMENICO A BOLOGNA: STORIA E ARTE DI UN MAUSOLEO FAMIGLIARE MANCATO. INTRECCI D'ARTE, 1, 12-28.
LE CAPPELLE PEPOLI IN SAN DOMENICO A BOLOGNA: STORIA E ARTE DI UN MAUSOLEO FAMIGLIARE MANCATO
Cova P;
2016
Abstract
L’intervento propone, attraverso l’indagine delle fonti archivistiche e cronachistiche e il confronto con le decorazioni plastiche e pittoriche, la ricostruzione delle vicende storico-artistiche delle cappelle Pepoli nella basilica di San Domenico a Bologna. Il contributo, scritto a quattro mani, si divide in una prima parte di Ilaria Negretti che propone una ricostruzione della committenza della nobile famiglia Pepoli e in particolare della realizzazione e trasformazione delle sei cappelle e del sepolcro signorile, a partire dall’epoca della signoria di Taddeo nel 1337, per passare alla damnatio memoriae e all’abbandono dei lavori, causa l’infelice politica dei figli di questo, Giovanni e Giacomo, fino all’intervento di ripristino e di riabilitazione della memoria atavica, operato da Guido Pepoli e dai suoi eredi nel 1551. Nella seconda parte, Paolo Cova offre invece un’attenta analisi stilistica dei due affreschi di committenza scacchesca che decorano la cappella di San Michele Arcangelo e che raffigurano i santi Tommaso d'Aquino e Antonio Abate. Le caratteristiche tecniche, stilistiche, connesse alle vicende storiche e documentarie hanno permesso di ricondurre l'opera a Jacopo Benintendi detto 'il Biondo', padre di Cristoforo, in un intervento pittorico di diretta committenza Pepoli tra il 1347 e il 1350. La presenza del pittore e di maestranze straniere che nello stesso periodo lavorarono in particolare ai rilievi del monumento sepolcrale di Taddeo, mostrano come i Pepoli elevarono il transetto sinistro della basilica a mausoleo famigliare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


