La grandezza artistica di Mishima si è espressa attraverso una eterogenea gamma di linguaggi tra i quali il teatro – nella drammaturgia ma anche nella saggistica, regia, recitazione e direzione di compagnia – ha avuto un ruolo di primo piano. Al pari di un uomo di scena Mishima inaugura, a partire dagli anni ’50, un processo di attenzione al proprio corpo come possibile, anzi necessario, veicolo di estrinsecazione eticoestetica tanto da poter istituire l’equazione corpo-teatro quale snodo profondo del suo processo creativo. Il corpo sognato e ottenuto da Mishima attraverso l’addestramento nel kendō, in altre arti marziali e nel body building si conformava ad un ideale estetico di matrice greco-classica assai lontano dal corpo teatrale nipponico. Il corpo come luogo di elaborazione e strumento di espressione autentica da realizzare con impegno, però, lo legano profondamente alle esperienze nascenti – tra gli anni ’50 e ’60 – delle avanguardie teatrali giapponesi. La metafora teatrale è spesso usata nella lettura critica del Mishima uomo e artista con accezione deteriore: un personaggio che dà spettacolo di sé con ripetute provocazioni tra le quali il suicidio del 25 novembre 1970 non sarebbe che l’esempio ultimo e più estremo. La costruzione di sé come personaggio, invece, sembrerebbe corrispondere ad una ben più profonda e meditata necessità di comporre la propria vita in una sapiente messa in scena di classica perfezione: i principi della scansione ritmico formale del jo ha kyū, pilastro teorico del teatro nō codificato da Zeami tra XIV e XV secolo, offrono un valido modello di riferimento.
Mishima jo ha kyu / M. Casari. - In: ANTROPOLOGIA E TEATRO. - ISSN 2039-2281. - ELETTRONICO. - 2:(2011), pp. 226-240. [10.6092/issn.2039-2281/3335]
Mishima jo ha kyu
CASARI, MATTEO
2011
Abstract
La grandezza artistica di Mishima si è espressa attraverso una eterogenea gamma di linguaggi tra i quali il teatro – nella drammaturgia ma anche nella saggistica, regia, recitazione e direzione di compagnia – ha avuto un ruolo di primo piano. Al pari di un uomo di scena Mishima inaugura, a partire dagli anni ’50, un processo di attenzione al proprio corpo come possibile, anzi necessario, veicolo di estrinsecazione eticoestetica tanto da poter istituire l’equazione corpo-teatro quale snodo profondo del suo processo creativo. Il corpo sognato e ottenuto da Mishima attraverso l’addestramento nel kendō, in altre arti marziali e nel body building si conformava ad un ideale estetico di matrice greco-classica assai lontano dal corpo teatrale nipponico. Il corpo come luogo di elaborazione e strumento di espressione autentica da realizzare con impegno, però, lo legano profondamente alle esperienze nascenti – tra gli anni ’50 e ’60 – delle avanguardie teatrali giapponesi. La metafora teatrale è spesso usata nella lettura critica del Mishima uomo e artista con accezione deteriore: un personaggio che dà spettacolo di sé con ripetute provocazioni tra le quali il suicidio del 25 novembre 1970 non sarebbe che l’esempio ultimo e più estremo. La costruzione di sé come personaggio, invece, sembrerebbe corrispondere ad una ben più profonda e meditata necessità di comporre la propria vita in una sapiente messa in scena di classica perfezione: i principi della scansione ritmico formale del jo ha kyū, pilastro teorico del teatro nō codificato da Zeami tra XIV e XV secolo, offrono un valido modello di riferimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.