Le intrinseche, negative caratteristiche di persistenza e accumulo nel terreno del rame e, in seguito, le limitazioni imposte al suo uso fitoiatrico in agricoltura biologica hanno da tempo stimolato l’industria agrochimica a migliorare i processi di produzione e formulazione dei preparati rameici, apportando varie modificazioni volte a ottimizzare la “resa fitoiatrica” del metallo e consentire, quindi, la diminuzione delle quantità necessarie per ottenere una soddisfacente protezione delle colture. Ciò ha portato a una sostanziale evoluzione dei formulati rameici, che si è sviluppata in primo luogo attraverso il perfezionamento di quelli basati sulle tradizionali forme del metallo a bassa solubilità e comportamento di copertura, ma anche con l’introduzione di nuovi prodotti, in cui il rame è combinato, in diverse forme solubili o insolubili, con sostanze di varia natura in grado di complessare il metallo, conferendogli la capacità di penetrare nei tessuti vegetali. In entrambi i casi si è affermata una tendenza più o meno consistente alla diminuzione dei dosaggi applicativi, particolarmente accentuata per il secondo tipo di formulati, anche in relazione ai rischi di effetti fitotossici derivanti dall’assorbimento del metallo. In tale dinamica situazione si sono inseriti i progetti finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, nel cui ambito al Dipartimento di Protezione e Valorizzazione Agroalimentare dell’Università di Bologna è stato affidato il compito di portare un contributo sperimentale alla conoscenza comparata delle caratteristiche di attività antifungina dei vecchi e nuovi formulati rameici. Lo studio è stato condotto in condizioni controllate di serra utilizzando piante di pomodoro in vaso, operando su due linee sperimentali: 1. verifica dell’attività protettiva dei diversi formulati attraverso saggi biologici effettuati su piante inoculate con l’agente della peronospora Phytophthora infestans; 2. analisi strumentali sul comportamento chimico-fisico dei vari tipi di rame nella pianta, infettata o meno con lo stesso patogeno. Nella presente nota si riporta una sintesi dei risultati emersi dalle verifiche pluriennali, condotte con l’obiettivo di evidenziare le peculiarità comportamentali delle varie tipologie di formulati rameici in riferimento ad alcuni aspetti fondamentali alla base della protezione antifungina: 1. attività preventiva su peronospora del pomodoro, 2. resistenza al dilavamento, 3. capacità di rilascio degli ioni rame, 4. capacità di movimento del metallo attraverso le foglia e di traslocazione nella pianta.
Portillo I., Pirondi A., Sedda G., Vignini M., Collina M., Brunelli A. (2011). L'attività antifungina dei formulati rameici. AGRICOLTURA, 1, 71-73.
L'attività antifungina dei formulati rameici
PORTILLO, IVAN;PIRONDI, ALESSANDRO;COLLINA, MARINA;BRUNELLI, AGOSTINO
2011
Abstract
Le intrinseche, negative caratteristiche di persistenza e accumulo nel terreno del rame e, in seguito, le limitazioni imposte al suo uso fitoiatrico in agricoltura biologica hanno da tempo stimolato l’industria agrochimica a migliorare i processi di produzione e formulazione dei preparati rameici, apportando varie modificazioni volte a ottimizzare la “resa fitoiatrica” del metallo e consentire, quindi, la diminuzione delle quantità necessarie per ottenere una soddisfacente protezione delle colture. Ciò ha portato a una sostanziale evoluzione dei formulati rameici, che si è sviluppata in primo luogo attraverso il perfezionamento di quelli basati sulle tradizionali forme del metallo a bassa solubilità e comportamento di copertura, ma anche con l’introduzione di nuovi prodotti, in cui il rame è combinato, in diverse forme solubili o insolubili, con sostanze di varia natura in grado di complessare il metallo, conferendogli la capacità di penetrare nei tessuti vegetali. In entrambi i casi si è affermata una tendenza più o meno consistente alla diminuzione dei dosaggi applicativi, particolarmente accentuata per il secondo tipo di formulati, anche in relazione ai rischi di effetti fitotossici derivanti dall’assorbimento del metallo. In tale dinamica situazione si sono inseriti i progetti finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, nel cui ambito al Dipartimento di Protezione e Valorizzazione Agroalimentare dell’Università di Bologna è stato affidato il compito di portare un contributo sperimentale alla conoscenza comparata delle caratteristiche di attività antifungina dei vecchi e nuovi formulati rameici. Lo studio è stato condotto in condizioni controllate di serra utilizzando piante di pomodoro in vaso, operando su due linee sperimentali: 1. verifica dell’attività protettiva dei diversi formulati attraverso saggi biologici effettuati su piante inoculate con l’agente della peronospora Phytophthora infestans; 2. analisi strumentali sul comportamento chimico-fisico dei vari tipi di rame nella pianta, infettata o meno con lo stesso patogeno. Nella presente nota si riporta una sintesi dei risultati emersi dalle verifiche pluriennali, condotte con l’obiettivo di evidenziare le peculiarità comportamentali delle varie tipologie di formulati rameici in riferimento ad alcuni aspetti fondamentali alla base della protezione antifungina: 1. attività preventiva su peronospora del pomodoro, 2. resistenza al dilavamento, 3. capacità di rilascio degli ioni rame, 4. capacità di movimento del metallo attraverso le foglia e di traslocazione nella pianta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.