A Bologna, l’avvio della fortuna e quindi della diffusione su ampia scala dei camini dipinti, cioè decorati con una fuga affrescata, risale agli esordi del XVI secolo. Questo tipo di ornamento, all’unisono “architettonico” e “pittorico”, ebbe a rappresentare in città una vera e propria moda, in grado di segnare i desideri della committenza nobiliare e pubblica per i secoli seguenti. I riferimenti iconografici, prescelti dai più celebri frescanti della Felsina Pittrice, erano tratti dalla mitologia classica, dalla storia romana, da repertori allegorici, che sempre recavano come protagonista il fuoco. Una fiamma perennemente accesa, metaforicamente, nelle stanze di tutti i più importanti palazzi bolognesi, che non sempre resistette alle avversità dovute al trascorrere dei secoli. Ad oggi, infatti, sopravvive solo una risicata porzione di questo peculiare patrimonio decorativo: molti camini vennero distrutti nel corso del tempo insieme alle loro fughe dipinte. Alcune di queste riuscirono però a scampare alla rovina, perché staccate, fin dal XVIII secolo, dal loro sito originario, talvolta assieme al supporto murario, in altri casi strappate e trasferite dal muro alla tela, divenendo dei veri e propri quadri da galleria. Una pratica “meravigliosa” che a Bologna ebbe a diffondersi assai precocemente, fin dagli esordi del Secolo dei Lumi. L’intervento di restauro condotto nel 2023 sulle tre fughe affrescate dello scalone della Biblioteca Universitaria si è rivelato occasione propizia per dedicare, in questo volume, opportune riflessioni su un tema squisitamente felsineo.
Ciancabilla, L., Sposato, G. (2025). Fuoco e fiamme a Palazzo Poggi. La fortuna dei camini affrescati a Bologna nel Cinquecento. Bologna : Pendragon.
Fuoco e fiamme a Palazzo Poggi. La fortuna dei camini affrescati a Bologna nel Cinquecento
Luca Ciancabilla;Gianluca Sposato
2025
Abstract
A Bologna, l’avvio della fortuna e quindi della diffusione su ampia scala dei camini dipinti, cioè decorati con una fuga affrescata, risale agli esordi del XVI secolo. Questo tipo di ornamento, all’unisono “architettonico” e “pittorico”, ebbe a rappresentare in città una vera e propria moda, in grado di segnare i desideri della committenza nobiliare e pubblica per i secoli seguenti. I riferimenti iconografici, prescelti dai più celebri frescanti della Felsina Pittrice, erano tratti dalla mitologia classica, dalla storia romana, da repertori allegorici, che sempre recavano come protagonista il fuoco. Una fiamma perennemente accesa, metaforicamente, nelle stanze di tutti i più importanti palazzi bolognesi, che non sempre resistette alle avversità dovute al trascorrere dei secoli. Ad oggi, infatti, sopravvive solo una risicata porzione di questo peculiare patrimonio decorativo: molti camini vennero distrutti nel corso del tempo insieme alle loro fughe dipinte. Alcune di queste riuscirono però a scampare alla rovina, perché staccate, fin dal XVIII secolo, dal loro sito originario, talvolta assieme al supporto murario, in altri casi strappate e trasferite dal muro alla tela, divenendo dei veri e propri quadri da galleria. Una pratica “meravigliosa” che a Bologna ebbe a diffondersi assai precocemente, fin dagli esordi del Secolo dei Lumi. L’intervento di restauro condotto nel 2023 sulle tre fughe affrescate dello scalone della Biblioteca Universitaria si è rivelato occasione propizia per dedicare, in questo volume, opportune riflessioni su un tema squisitamente felsineo.| File | Dimensione | Formato | |
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