A pochi mesi di distanza dalla cosiddetta “Legge Stralcio” dell’ottobre 1950, nel febbraio 1951 fu istituito l’Ente per la colonizzazione del Delta Padano (EDP), organismo localmente preposto alla riforma agraria nel delta del Po veneto ed emiliano-romagnolo. In quest’ultimo ambito regionale, in poco più di un ventennio tale ente portò avanti una sistematica opera di bonifica delle aree umide dolci e salmastre qui presenti, collegate alla configurazione della foce del Po tra protostoria e Medioevo. Lo scopo del programma era quello di asciugare zone lagunari per creare “terre nuove”, da distribuire ad assegnatari e porre così le basi per una struttura agraria imperniata sulla piccola proprietà terriera. Un simile progetto cambiò radicalmente il paesaggio anfibio del delta, la sua qualità ambientale, la realtà socio-economica della comunità residente, imponendo una rapidissima e violenta transizione “dall’acqua alla terra” in relazione alle vocazioni del territorio. Sullo sfondo dell’intervento si stagliava nitidamente la Guerra Fredda: nella “regione rossa” per antonomasia, l’operazione, finanziata in primo luogo dai fondi del Piano Marshall, riassumeva in sé anche l’obiettivo di influenzare e reindirizzare il voto popolare verso il governo centrista nazionale. E non a caso, sin dalla sua prima fase, proprio la riforma agraria nel delta del Po dell’Emilia-Romagna fu oggetto di rappresentazioni cinematografiche e di ricerche scientifiche statunitensi, volte a descrivere le azioni intraprese (giustificandone indirettamente il finanziamento americano) e a stilarne un bilancio. Ai nostri giorni, i quadri ambientali neocreati dalla riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo si impongono in relazione a nuove sfide gestionali e politiche: non più la contrapposizione del governo del territorio tra DC e PCI, bensì gli altissimi costi per il drenaggio tramite idrovore elettriche di terreni poco produttivi e subsidenti, il ritorno della grande proprietà terriera negli appezzamenti bonificati, il ruolo del Parco regionale del Delta del Po Emilia-Romagna nella conservazione delle poche aree umide residue.

Piastra, S. (2025). Acque, terre, politica. La riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo sullo sfondo della Guerra Fredda. E-REVIEW, 12, 1-26 [10.52056/9791257010133/02].

Acque, terre, politica. La riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo sullo sfondo della Guerra Fredda

Stefano Piastra
2025

Abstract

A pochi mesi di distanza dalla cosiddetta “Legge Stralcio” dell’ottobre 1950, nel febbraio 1951 fu istituito l’Ente per la colonizzazione del Delta Padano (EDP), organismo localmente preposto alla riforma agraria nel delta del Po veneto ed emiliano-romagnolo. In quest’ultimo ambito regionale, in poco più di un ventennio tale ente portò avanti una sistematica opera di bonifica delle aree umide dolci e salmastre qui presenti, collegate alla configurazione della foce del Po tra protostoria e Medioevo. Lo scopo del programma era quello di asciugare zone lagunari per creare “terre nuove”, da distribuire ad assegnatari e porre così le basi per una struttura agraria imperniata sulla piccola proprietà terriera. Un simile progetto cambiò radicalmente il paesaggio anfibio del delta, la sua qualità ambientale, la realtà socio-economica della comunità residente, imponendo una rapidissima e violenta transizione “dall’acqua alla terra” in relazione alle vocazioni del territorio. Sullo sfondo dell’intervento si stagliava nitidamente la Guerra Fredda: nella “regione rossa” per antonomasia, l’operazione, finanziata in primo luogo dai fondi del Piano Marshall, riassumeva in sé anche l’obiettivo di influenzare e reindirizzare il voto popolare verso il governo centrista nazionale. E non a caso, sin dalla sua prima fase, proprio la riforma agraria nel delta del Po dell’Emilia-Romagna fu oggetto di rappresentazioni cinematografiche e di ricerche scientifiche statunitensi, volte a descrivere le azioni intraprese (giustificandone indirettamente il finanziamento americano) e a stilarne un bilancio. Ai nostri giorni, i quadri ambientali neocreati dalla riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo si impongono in relazione a nuove sfide gestionali e politiche: non più la contrapposizione del governo del territorio tra DC e PCI, bensì gli altissimi costi per il drenaggio tramite idrovore elettriche di terreni poco produttivi e subsidenti, il ritorno della grande proprietà terriera negli appezzamenti bonificati, il ruolo del Parco regionale del Delta del Po Emilia-Romagna nella conservazione delle poche aree umide residue.
2025
Piastra, S. (2025). Acque, terre, politica. La riforma agraria nel delta padano emiliano-romagnolo sullo sfondo della Guerra Fredda. E-REVIEW, 12, 1-26 [10.52056/9791257010133/02].
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