I trattati musicali greci furono utilizzati come manuali di educazione scolastica per un ampio arco temporale che oltrepassa di molti secoli il millennio (IV a.C.-XIII/XIV secolo d.C.): dall’Atene di età ellenistica alla Bisanzio dei Paleologi, dove Manuele Briennio, studioso di astronomia, compilò gli Harmonika sulla scia di Claudio Tolemeo. Trascritti nel Medioevo e nel Rinascimento, i trattati musicali contribuirono, in Italia soprattutto ma non solo, alla formazione quadriviale dei giovani: alla cui conoscenza del mondo erano ritenuti offrire un contributo indispensabile. Alcuni di essi furono tradotti in latino sin dal Trecento, ma fu soprattutto nel Quattro e Cinquecento che le versioni latine divennero più numerose, così da disseminare in Italia e in Europa il patrimonio di idee e di teorie musicali del mondo antico. Diversamente dalla sorte più fortunata arrisa ai trattati greci, le traduzioni latine hanno ricevuto sinora minore attenzione e attendono ancora di essere sistematicamente recensite, conosciute e valorizzate. Proprio l’edizione critica con commento della versione latina di Carlo Valgulio (1434[?]- 1517) di quest’ultimo trattato ha felicemente interrotto, di recente, il silenzio sui traduttori latini.
Restani, D. (2025). IL DE MUSICA PLUTARCHEO TRADOTTO DA CARLO VALGULIO: APPUNTI DI LETTURA S ULL’EDIZIONE CRITICA. QUADERNI URBINATI DI CULTURA CLASSICA, 133(1), 189-196.
IL DE MUSICA PLUTARCHEO TRADOTTO DA CARLO VALGULIO: APPUNTI DI LETTURA S ULL’EDIZIONE CRITICA
D. Restani
2025
Abstract
I trattati musicali greci furono utilizzati come manuali di educazione scolastica per un ampio arco temporale che oltrepassa di molti secoli il millennio (IV a.C.-XIII/XIV secolo d.C.): dall’Atene di età ellenistica alla Bisanzio dei Paleologi, dove Manuele Briennio, studioso di astronomia, compilò gli Harmonika sulla scia di Claudio Tolemeo. Trascritti nel Medioevo e nel Rinascimento, i trattati musicali contribuirono, in Italia soprattutto ma non solo, alla formazione quadriviale dei giovani: alla cui conoscenza del mondo erano ritenuti offrire un contributo indispensabile. Alcuni di essi furono tradotti in latino sin dal Trecento, ma fu soprattutto nel Quattro e Cinquecento che le versioni latine divennero più numerose, così da disseminare in Italia e in Europa il patrimonio di idee e di teorie musicali del mondo antico. Diversamente dalla sorte più fortunata arrisa ai trattati greci, le traduzioni latine hanno ricevuto sinora minore attenzione e attendono ancora di essere sistematicamente recensite, conosciute e valorizzate. Proprio l’edizione critica con commento della versione latina di Carlo Valgulio (1434[?]- 1517) di quest’ultimo trattato ha felicemente interrotto, di recente, il silenzio sui traduttori latini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


