Cinema, o del divenire autistica dell'immagine

In recent years several theoretical approaches have addressed the task of describing the characterizing aspects of what can be defined as specifically autistic aesthetics or poetics. This line of inquiry does not aim so much to study the representation of characters described as more or less explicitly autistic in literary or audiovisual fiction, but rather it aims to identify linguistic, rhetorical, and narrative strategies that simulate aspects of the autistic perception of the world, assuming them as a privileged style of artistic, in particular literary, expression. In this essay, I intend to propose a similar trajectory with regard to film language. My thesis is that there is a particular affinity between cinema and autism from the point of view of their perceptual structures, which makes it possible to use film language to imagine, in the literal sense of putting into images, the autistic experience of the world and to communicate it to a wide audience. Based on numerous recent studies, I argue that cinema can serve as an imaginative gym in which to train, on the one hand, the ability of the neurotypical population to understand the expressive and communicative strategies that characterize the "poetics" and the "rhetoric" of autistic people and, on the other hand, the ability of neuroatypical people to employ these same strategies for creative purposes. But for this to happen, it is necessary that the "oddities" of the cine-autistic imagination can be recognized and received as actually autistic expressions, and not simply as the transformative outcome of film art. After introducing the notion of "autistic image" as outlined by Fernand Deligny in various articles, the essay will focus on the analysis of correspondences between the rhetorical strategies of autism identified by Rodas - silence; chorus (ricochet); apostrophe; glossolalia or "manducation" (ejaculation); discretion (discretion); invention - and as many strategies widely used in the language of modernist cinema, or that type of "disturbing" cinema which manifests several analogies with the autistic vision of the world.

Negli ultimi anni, diversi approcci teorici hanno affrontato il compito di descrivere gli aspetti caratterizzanti di quello che si può definire un'estetica o una poetica specificamente autistica. Questo filone di ricerca mira non tanto a studiare la rappresentazione di personaggi, descritti come più o meno esplicitamente autistici nelle narrazioni letterarie o audiovisive, quanto a identificare le strategie linguistiche, retoriche e narrative che possono simulare aspetti della percezione autistica del mondo, assumendoli come stile privilegiato di espressione artistica, in particolare letteraria. In questo saggio, intendo proporre una traiettoria analoga per quanto riguarda il linguaggio cinematografico. La mia tesi è che esista una particolare affinità tra cinema e autismo dal punto di vista delle loro strutture percettive, ciò che rende possibile utilizzare il linguaggio filmico per immaginare, nel senso letterale di tradurre in immagini, l'esperienza autistica del mondo, per comunicarla a un pubblico vasto. Basandomi su numerosi studi recenti, sostengo che il cinema possa servire come una palestra immaginativa in cui allenare, da un lato, la capacità della popolazione neurotipica di comprendere le strategie espressive e comunicative che caratterizzano la "poetica" e la "retorica" delle persone autistiche e, dall'altro, la capacità delle persone neuroatipiche di impiegare queste stesse strategie per fini creativi. Affinché ciò accada, però, è necessario che le "stranezze" dell'immaginario cine-autistico possano essere riconosciute e recepite come espressioni effettivamente autistiche, e non semplicemente come l'esito trasformativo dell'arte cinematografica. Dopo aver introdotto la nozione di "immagine autistica" come delineata da Fernand Deligny in vari articoli, il saggio si concentra sull'analisi delle corrispondenze tra le strategie retoriche dell'autismo identificate da Rodas – silenzio; coro (ricochet); apostrofe; glossolalia o "manducazione" (eiaculazione); discretismo (discrezione); invenzione – e altrettante strategie ampiamente utilizzate nel linguaggio del cinema modernista, ovvero di quel tipo di cinema "disturbante" che manifesta diverse analogie con la visione autistica del mondo