Il presente contributo si concentra su un’analisi dei più recenti orientamenti giurisprudenziali in materia di confine tra violenza e molestia sessuale. In primo luogo, a trovare conferma è la “geometria variabile” del delitto di violenza sessuale (art. 609-bis c.p.), incentrato sulla nozione di «atti sessuali». Nello specifico, alle criticità della fattispecie in punto di tassatività-determinatezza si riconnettono quelle che conseguono dall’attribuzione del medesimo nomen iuris a fatti dal disvalore offensivo profondamente eterogeneo. Al contempo, emergono altresì i limiti derivanti dalla mancata introduzione di un’ipotesi ad hoc per le molestie sessuali e dall’aver affidato la tutela penale dell’autodeterminazione sessuale, in via semi-esclusiva, ad un solo reato, la cui tipicità risulta ancorata al coinvolgimento della corporeità. Avvertita, quindi, l’esigenza di un recupero dei canoni di proporzionalità, la riflessione si conclude con alcuni rilievi de iure condendo.
Botto, M. (2024). Le molestie sessuali alla prova del diritto vivente, Dall’ipertrofia applicativa dell’art. 609-bis c.p. a un insieme (fin troppo vario) di “soluzioni di completamento”. DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO, 4/2024, 95-126.
Le molestie sessuali alla prova del diritto vivente, Dall’ipertrofia applicativa dell’art. 609-bis c.p. a un insieme (fin troppo vario) di “soluzioni di completamento”
Matilde Botto
2024
Abstract
Il presente contributo si concentra su un’analisi dei più recenti orientamenti giurisprudenziali in materia di confine tra violenza e molestia sessuale. In primo luogo, a trovare conferma è la “geometria variabile” del delitto di violenza sessuale (art. 609-bis c.p.), incentrato sulla nozione di «atti sessuali». Nello specifico, alle criticità della fattispecie in punto di tassatività-determinatezza si riconnettono quelle che conseguono dall’attribuzione del medesimo nomen iuris a fatti dal disvalore offensivo profondamente eterogeneo. Al contempo, emergono altresì i limiti derivanti dalla mancata introduzione di un’ipotesi ad hoc per le molestie sessuali e dall’aver affidato la tutela penale dell’autodeterminazione sessuale, in via semi-esclusiva, ad un solo reato, la cui tipicità risulta ancorata al coinvolgimento della corporeità. Avvertita, quindi, l’esigenza di un recupero dei canoni di proporzionalità, la riflessione si conclude con alcuni rilievi de iure condendo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


