Nel dibattito antropologico contemporaneo ha assunto particolare rilievo la cosiddetta "svolta ontologica". Il presente articolo si propone di analizzare criticamente questo approccio nella variante "brasiliana" proposta da Eduardo Viveiros de Castro. Ci si interroga in particolare sulla possibilità di parlare in proposito di una forma di ermeneutica, intesa come radicale processo di divenire-altro in relazione ad una polivocità di mondi, nonostante il veto posto dall'autore nei confronti del concetto di interpretazione. Nella seconda parte dell’articolo, si propone poi una ripresa del pensiero di Geertz e Ricœur, per confrontare l’antropologia ontologica con quella interpretativa classica, per cui il lavoro antropologico costituisce un lungo percorso che alla fine però riconduce sempre a casa, per quanto cambiati. Nell’ultima sezione, infine, si cerca di mostrare come un confronto tra queste forme di ermeneutica diametralmente contrapposte possa essere fecondo e come esse trovino un punto d’incontro nella comune preoccupazione per la ricerca di una postura di apertura nei confronti dell’alterità.
Zanelli Quarantini Brini, S., Colleoni, A. (2024). Si può veramente uscire da sé? Viveiros de Castro con Deleuze, Ricœur con Geertz. AUT AUT, 403, 142-156.
Si può veramente uscire da sé? Viveiros de Castro con Deleuze, Ricœur con Geertz
Silvia Zanelli Quarantini BriniCo-primo
;
2024
Abstract
Nel dibattito antropologico contemporaneo ha assunto particolare rilievo la cosiddetta "svolta ontologica". Il presente articolo si propone di analizzare criticamente questo approccio nella variante "brasiliana" proposta da Eduardo Viveiros de Castro. Ci si interroga in particolare sulla possibilità di parlare in proposito di una forma di ermeneutica, intesa come radicale processo di divenire-altro in relazione ad una polivocità di mondi, nonostante il veto posto dall'autore nei confronti del concetto di interpretazione. Nella seconda parte dell’articolo, si propone poi una ripresa del pensiero di Geertz e Ricœur, per confrontare l’antropologia ontologica con quella interpretativa classica, per cui il lavoro antropologico costituisce un lungo percorso che alla fine però riconduce sempre a casa, per quanto cambiati. Nell’ultima sezione, infine, si cerca di mostrare come un confronto tra queste forme di ermeneutica diametralmente contrapposte possa essere fecondo e come esse trovino un punto d’incontro nella comune preoccupazione per la ricerca di una postura di apertura nei confronti dell’alterità.| File | Dimensione | Formato | |
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