La gestione delle tachiaritmie rappresenta una delle principali sfide con le quali il medico veterinario è chiamato a confrontarsi nella medicina degli animali d’affezione. In quest’ambito, la fibrillazione atriale (FA) riveste da sempre un ruolo rilevante, non solo perché si tratta della tachiaritmia di più frequente riscontro nel cane, ma anche considerate le significative ripercussioni ad essa associate. Al riguardo, basti considerare la maggiore predisposizione allo sviluppo di insufficienza cardiaca congestizia e alla morte improvvisa dei cani affetti da cardiopatie strutturali associate a FA rispetto ai cani affetti da simili cardiopatie ma privi di FA.1,2 Di fronte a un simile “nemico”, tanto diffuso quanto temibile, è imprescindibile l’attuazione di scelte mediche tempestive e mirate. Negli ultimi anni, un crescente numero di pubblicazioni ha permesso di conoscere, e dunque affrontare, sempre meglio questo “vecchio” ma pur sempre attuale avversario. Ciò non è da intendersi come semplice constatazione a carattere bibliografico, ma come tangibile riscontro clinico. Ad esempio, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, il tasso di decesso dei cani affetti da FA poteva superare anche il 25% a distanza di una sola settimana dalla diagnosi e quello di sopravvivenza entro un anno risultare inferiore al 20%.3-5 Al contrario, studi pubblicati nell’ultimo decennio hanno documentato un tempo mediano di sopravvivenza prossimo, se non addirittura superiore, all’anno in caso di adeguata terapia medica e controllo ottimale della frequenza cardiaca media attestata mediante monitoraggio Holter.6,7 Quanto riportato non vuole solo sottolineare l’importanza della ricerca per il progresso della cardiologica veterinaria, ma anche fungere da stimolo per un costante aggiornamento scientifico e per la messa in pratica di scelte mediche basate sull’attuale evidenza. È su questa scia che si colloca l’opera di revisione presentata in questo numero di Veterinaria, redatta con lo scopo di condividere con i lettori i dati inerenti alla FA canina di più recente pubblicazione. La speranza è che la trattazione proposta possa rappresentare un concreto ausilio in ambito ambulatoriale, favorendo il raggiungimento di traguardi terapeutici un tempo insperati.
Romito, G. (2024). Fibrillazione atriale: tra antiche certezze e recenti acquisizioni. VETERINARIA, 1, 3-3.
Fibrillazione atriale: tra antiche certezze e recenti acquisizioni
Giovanni Romito
Primo
2024
Abstract
La gestione delle tachiaritmie rappresenta una delle principali sfide con le quali il medico veterinario è chiamato a confrontarsi nella medicina degli animali d’affezione. In quest’ambito, la fibrillazione atriale (FA) riveste da sempre un ruolo rilevante, non solo perché si tratta della tachiaritmia di più frequente riscontro nel cane, ma anche considerate le significative ripercussioni ad essa associate. Al riguardo, basti considerare la maggiore predisposizione allo sviluppo di insufficienza cardiaca congestizia e alla morte improvvisa dei cani affetti da cardiopatie strutturali associate a FA rispetto ai cani affetti da simili cardiopatie ma privi di FA.1,2 Di fronte a un simile “nemico”, tanto diffuso quanto temibile, è imprescindibile l’attuazione di scelte mediche tempestive e mirate. Negli ultimi anni, un crescente numero di pubblicazioni ha permesso di conoscere, e dunque affrontare, sempre meglio questo “vecchio” ma pur sempre attuale avversario. Ciò non è da intendersi come semplice constatazione a carattere bibliografico, ma come tangibile riscontro clinico. Ad esempio, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, il tasso di decesso dei cani affetti da FA poteva superare anche il 25% a distanza di una sola settimana dalla diagnosi e quello di sopravvivenza entro un anno risultare inferiore al 20%.3-5 Al contrario, studi pubblicati nell’ultimo decennio hanno documentato un tempo mediano di sopravvivenza prossimo, se non addirittura superiore, all’anno in caso di adeguata terapia medica e controllo ottimale della frequenza cardiaca media attestata mediante monitoraggio Holter.6,7 Quanto riportato non vuole solo sottolineare l’importanza della ricerca per il progresso della cardiologica veterinaria, ma anche fungere da stimolo per un costante aggiornamento scientifico e per la messa in pratica di scelte mediche basate sull’attuale evidenza. È su questa scia che si colloca l’opera di revisione presentata in questo numero di Veterinaria, redatta con lo scopo di condividere con i lettori i dati inerenti alla FA canina di più recente pubblicazione. La speranza è che la trattazione proposta possa rappresentare un concreto ausilio in ambito ambulatoriale, favorendo il raggiungimento di traguardi terapeutici un tempo insperati.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
Editoriale DEF.pdf
accesso aperto
Tipo:
Versione (PDF) editoriale / Version Of Record
Licenza:
Licenza per Accesso Aperto. Creative Commons Attribuzione (CCBY)
Dimensione
55.8 kB
Formato
Adobe PDF
|
55.8 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


