Sapiens dictus a sapore. Una Buccolica «grossa» e «sottile» nel Banchetto de’ mal cibati di Giulio Cesare Croce

Poetry, as an «intellectual activity that enjoys its own particular forms», can resort to a collective imagination to depict a specific situation or an objective problem. The reductio ad artem that Giulio Cesare Croce chooses to follow in the comedy of the "Banchetto de’ mal cibati" (1591) follows the stylistic canons of a poetry-pharmakonthat, in preserving the peculiarities of the «theatrical» material of the «Buccolica» theorized by Tomaso Garzoni, welcomes into the connective tissue of a «annoying» diegetic «subject» (the one linked to the «serious infirmities» that occurred in the years 1590 and 1591) two examples of «consolatory cornucopias»: the «anti-cuisine» of the cook Magrino; and the bizarre parody of the Pastor Fido by Battista Guarini, included by Croce in act III, scene 1 of the comedy.

La poesia, in quanto «attività intellettuale che fruisce di sue particolari forme», può ricorrere a un immaginario collettivo per raffigurare una determinata situazione o un problema oggettivo. La reductio ad artem che Giulio Cesare Croce sceglie di percorrere nella commedia del "Banchetto de’ mal cibati" (1591) segue i canoni stilistici di una poesia-pharmakon, che, nel conservare le peculiarità della materia «teatrica» propria della «Buccolica» teorizzata da Tomaso Garzoni, accoglie nel tessuto connettivo di un «soggetto» diegetico «fastidioso» (quello legato alle «gravi infirmità» sopraggiunte negli anni 1590 e 1591) due esempi di «cornucopie consolatorie»: l’«anti-cucina» del cuoco Magrino; e la bizzarra parodia del Pastor Fido di Battista Guarini, inclusa da Croce nell’atto III, scena 1 della commedia.