Lo scopo di questo contributo è proporre un approfondimento relativo all’impatto degli sviluppi in ambito genetico-forense sulla governance of crime. Nello specifico, l’elaborato si concentra sul cosiddetto Forensic DNA Phenotyping (FDP): una tecnica di analisi del DNA che concerne la possibilità, a partire delle tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine, di predire (a livello probabilistico) talune caratteristiche di un individuo – le quali vanno da specifici tratti esteriori, all’origine etno-geografica sino all’età. Come risulta dal dibattito internazionale, se, da un lato, viene valorizzata la sua utilità, quale strumento di ausilio per le indagini, dall’altro, vengono sottolineati i rischi che potrebbero derivare proprio dal ricorso ad essa nel contesto in parola (particolarmente accentuati dal fatto che, di frequente, manca una regolamentazione di riferimento). Al fine di offrire una panoramica sulla materia, si è deciso di dedicare spazio, nella prima parte dello scritto, alle differenze tra il FDP e il “tradizionale” test del DNA, le quali afferiscono tanto al loro oggetto quanto ai risultati a cui si addiviene. Successivamente, l’analisi si concentrerà su uno dei principali profili di rischio riconnessi all’impiego del primo in sede investigativa: il pericolo che da questo possa derivare la stigmatizzazione ai danni di determinati gruppi di individui, i quali sono già discriminati all’interno della compagine sociale. La prospettiva adottata nell’approcciarsi alla questione, in particolare, sarà quella del penalista contemporaneo, evidenziando i possibili riflessi che potrebbero dispiegarsi sul piano della politica criminale. Invero, se da una parte non può che venire in considerazione il controverso rapporto tra diritto penale e diseguaglianza, dall’altra una riflessione attuale non può omettere di considerare adeguatamente la tendenza a rendere il primo oggetto di scelte animate da logiche securitarie e populistiche.
Botto, M. (2025). Il DNA da “prova regina” a “testimone biologico”? I controversi effetti delle nuove frontiere dell’analisi genetico-forense sulla governance of crime. LA LEGISLAZIONE PENALE, 23 gennaio 2025, 1-42.
Il DNA da “prova regina” a “testimone biologico”? I controversi effetti delle nuove frontiere dell’analisi genetico-forense sulla governance of crime
Matilde Botto
2025
Abstract
Lo scopo di questo contributo è proporre un approfondimento relativo all’impatto degli sviluppi in ambito genetico-forense sulla governance of crime. Nello specifico, l’elaborato si concentra sul cosiddetto Forensic DNA Phenotyping (FDP): una tecnica di analisi del DNA che concerne la possibilità, a partire delle tracce biologiche rinvenute sulla scena del crimine, di predire (a livello probabilistico) talune caratteristiche di un individuo – le quali vanno da specifici tratti esteriori, all’origine etno-geografica sino all’età. Come risulta dal dibattito internazionale, se, da un lato, viene valorizzata la sua utilità, quale strumento di ausilio per le indagini, dall’altro, vengono sottolineati i rischi che potrebbero derivare proprio dal ricorso ad essa nel contesto in parola (particolarmente accentuati dal fatto che, di frequente, manca una regolamentazione di riferimento). Al fine di offrire una panoramica sulla materia, si è deciso di dedicare spazio, nella prima parte dello scritto, alle differenze tra il FDP e il “tradizionale” test del DNA, le quali afferiscono tanto al loro oggetto quanto ai risultati a cui si addiviene. Successivamente, l’analisi si concentrerà su uno dei principali profili di rischio riconnessi all’impiego del primo in sede investigativa: il pericolo che da questo possa derivare la stigmatizzazione ai danni di determinati gruppi di individui, i quali sono già discriminati all’interno della compagine sociale. La prospettiva adottata nell’approcciarsi alla questione, in particolare, sarà quella del penalista contemporaneo, evidenziando i possibili riflessi che potrebbero dispiegarsi sul piano della politica criminale. Invero, se da una parte non può che venire in considerazione il controverso rapporto tra diritto penale e diseguaglianza, dall’altra una riflessione attuale non può omettere di considerare adeguatamente la tendenza a rendere il primo oggetto di scelte animate da logiche securitarie e populistiche.File | Dimensione | Formato | |
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