Sebastiano Conca e Bernardino Nocchi a Casola Valsenio: due pale per i cappuccini

The church of San Francesco in Casola Valsenio (Romagna Apennines), built at the behest of Monsignor Giovanni Soglia between 1819 and 1823 as part of a complex intended to house a community of Capuchin friars, hosts two altarpieces from Roman provenance. Their execution, however, predates their use in the Casola church. This article aims to identify their original commission and ascertain their artistic authorship. In the case of the painting already assigned to Sebastiano Conca by nineteenth-century sources but never included in the critical historiography relating to the painter, we can identify the ceremony of canonization (1746) of the depicted saint Fedele da Sigmaringen as the specific occasion for the commission of this painting, for which the artist was active together with his collaborators. As for the second canvas, bearing an erroneous attribution to Antonio Cavallucci, this research led to the recognition of its maker in Bernardino Nocchi, who had depicted an altarpiece for Pope Pius VI. The Capuchin convent of Tor Tre Ponti in the Roman countryside was the supposed destination of the artwork. However, the altarpiece, known thanks to descriptions and the model tracked down by Francesca Baldassari (2019), had never been installed, remaining in the painter's studio and later being intercepted by Soglia, a Casola Valsenio native and an eminent prelate in Pope Pius VII Rome. Thanks to his access to the Roman Curia, Soglia would succeed in obtaining both paintings for the decoration of the newly erected Capuchin convent in his homeland.

Due pale d’altare di provenienza romana si conservano nella chiesa di San Francesco di Casola Valsenio (appennino romagnolo), edificata per volere di monsignor Giovanni Soglia fra il 1819 e il 1823 nell’ambito di un complesso destinato ad ospitare una comunità di frati cappuccini. La loro esecuzione, tuttavia, è ad evidenza precedente l’impiego nella chiesa casolana. Nell’articolo si cerca di individuarne l’originaria commissione e di accertarne la paternità artistica. Nel caso del dipinto assegnato a Sebastiano Conca già dalle fonti ottocentesche, ma mai confluito nella storiografia critica relativa al pittore, la richiesta viene ricollegata alla cerimonia di canonizzazione del santo effigiato (1746), Fedele da Sigmaringen, per la quale il maestro fu in realtà attivo insieme ai propri collaboratori. Per la seconda tela, recante un’errata attribuzione a Antonio Cavallucci, la ricerca ha condotto invece a riconoscerne l’artefice in Bernardino Nocchi, che per papa Pio VI aveva realizzato una pala da collocare nel convento di cappuccini di Tor Tre Ponti nell’agro romano. Tale pala, nota grazie alle descrizioni e al modelletto rintracciato da Francesca Baldassari (2019), non era stata poi mai posta in opera, rimanendo nello studio del pittore, e venendo in seguito intercettata da Soglia, casolano d’origine e personaggio eminente nella Roma di papa Pio VII. Grazie all’entratura nella curia romana, il presule casolano sarebbe riuscito a ottenere entrambi i dipinti per l’arredo dell’appena eretto nuovo convento di cappuccini nella sua terra natale.