l terzo progetto espositivo del ciclo Blind Spot: percorsi inediti alla Biblioteca Supino è dedicato a una selezione di fotografie di dipinti italiani appartenenti all’archivio personale dello storico dell’arte Carlo Volpe (1926-1984), tra i principali allievi di Roberto Longhi e tra i massimi interpreti del metodo della connoisseurship. Volpe, di cui ricorrono quest’anno i quarant’anni dalla scomparsa, fu docente presso l’Università di Bologna ed eminente studioso di pittura italiana, con un particolare interesse per l’Italia centrale tra Due e Trecento e le vicende figurative dell’Emilia e della Romagna dal XIII al XVIII secolo. Inserendosi pienamente nella tradizione dei conoscitori del Novecento, costituì negli anni un’importante raccolta fotografica come imprescindibile strumento al servizio delle proprie ricerche. La Fototeca Volpe è stata acquisita dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) nel 1988 ed è divenuta parte della Fototeca I.B. Supino della Biblioteca del Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna, ora Biblioteca delle Arti afferente all’Area Patrimonio Culturale. La mostra La fototeca di Carlo Volpe: l'officina del conoscitore, a cura di Giacomo Alberto Calogero e Gianluca del Monaco, ha potuto giovarsi della collaborazione degli studenti Margot Bellini, Giada Compagnoni, Anna Sofia Desideri, Rosario Leuzzi, Emma Squartini e Sofia Zanardi, che hanno frequentato uno dei Laboratori parte dell’offerta didattica della laurea magistrale in Arti visive, coordinato dal prof. del Monaco. Le quattro sezioni in cui è suddivisa l’esposizione presentano ciascuna alcune foto relative a un dipinto studiato e attribuito da Volpe in diverse fasi della sua carriera: la prima riguarda una Crocifissione su tavola in collezione privata, che lo studioso propose di riferire a un pittore bolognese attivo alla fine del Duecento in una breve nota all’interno de La Pittura Riminese del Trecento (1965); la seconda presenta l’illuminante restituzione alla fase tarda di Ambrogio Lorenzetti per un rovinato affresco con l’Incoronazione della Vergine nella chiesa di Sant’Agostino a Montefalco, pubblicata all’interno del giovanile articolo incentrato sul pittore senese comparso su “Paragone” (1951), ma rimasta pressoché ignorata nella letteratura successiva; la terza concerne la decisiva ascrizione a Paolo Uccello dell’Adorazione del Bambino frammentaria riemersa su una parete della sagrestia di San Martino a Bologna alla fine degli anni Settanta e occasione di una fondamentale rilettura dell’opera dell’artista fiorentino delineata poco dopo su “Paragone” (1980); la quarta, infine, illustra il riconoscimento alla mano di Ludovico Carracci della tela con San Vincenzo Martire attualmente parte della collezione Unicredit, a conferma del ruolo d’avanguardia assegnato al più anziano dei Carracci da Francesco Arcangeli (1915-1974), edito in un numero di “Paragone” (1976) dedicato proprio al collega e amico scomparso due anni prima. La mostra intende così promuovere una migliore conoscenza del fondo Fototeca Volpe conservato presso la Biblioteca delle Arti, invitando inoltre a riflettere sull’importanza dell’attribuzione come atto connotante la professione dello storico dell’arte, nella specifica modalità in cui fu praticata da Volpe: per lo studioso bolognese, infatti, secondo l’insegnamento di Longhi, l’attribuzione di un’opera non si riduceva mai a semplice agnizione e classificazione, ma diventava comprensione dei suoi valori qualitativi più alti e insieme ricostruzione del contesto storico-artistico di cui era parte integrante e condizionante: “nel trovare luogo entro un quadro di riferimento già storicamente assestato, il nuovo pezzo ne viene convalidato e insieme contribuisce a chiarirlo”.
Calogero, G.A., del Monaco, G. (2024). La fototeca di Carlo Volpe: l’officina del conoscitore.
La fototeca di Carlo Volpe: l’officina del conoscitore
G. A. Calogero;G. del Monaco
2024
Abstract
l terzo progetto espositivo del ciclo Blind Spot: percorsi inediti alla Biblioteca Supino è dedicato a una selezione di fotografie di dipinti italiani appartenenti all’archivio personale dello storico dell’arte Carlo Volpe (1926-1984), tra i principali allievi di Roberto Longhi e tra i massimi interpreti del metodo della connoisseurship. Volpe, di cui ricorrono quest’anno i quarant’anni dalla scomparsa, fu docente presso l’Università di Bologna ed eminente studioso di pittura italiana, con un particolare interesse per l’Italia centrale tra Due e Trecento e le vicende figurative dell’Emilia e della Romagna dal XIII al XVIII secolo. Inserendosi pienamente nella tradizione dei conoscitori del Novecento, costituì negli anni un’importante raccolta fotografica come imprescindibile strumento al servizio delle proprie ricerche. La Fototeca Volpe è stata acquisita dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) nel 1988 ed è divenuta parte della Fototeca I.B. Supino della Biblioteca del Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna, ora Biblioteca delle Arti afferente all’Area Patrimonio Culturale. La mostra La fototeca di Carlo Volpe: l'officina del conoscitore, a cura di Giacomo Alberto Calogero e Gianluca del Monaco, ha potuto giovarsi della collaborazione degli studenti Margot Bellini, Giada Compagnoni, Anna Sofia Desideri, Rosario Leuzzi, Emma Squartini e Sofia Zanardi, che hanno frequentato uno dei Laboratori parte dell’offerta didattica della laurea magistrale in Arti visive, coordinato dal prof. del Monaco. Le quattro sezioni in cui è suddivisa l’esposizione presentano ciascuna alcune foto relative a un dipinto studiato e attribuito da Volpe in diverse fasi della sua carriera: la prima riguarda una Crocifissione su tavola in collezione privata, che lo studioso propose di riferire a un pittore bolognese attivo alla fine del Duecento in una breve nota all’interno de La Pittura Riminese del Trecento (1965); la seconda presenta l’illuminante restituzione alla fase tarda di Ambrogio Lorenzetti per un rovinato affresco con l’Incoronazione della Vergine nella chiesa di Sant’Agostino a Montefalco, pubblicata all’interno del giovanile articolo incentrato sul pittore senese comparso su “Paragone” (1951), ma rimasta pressoché ignorata nella letteratura successiva; la terza concerne la decisiva ascrizione a Paolo Uccello dell’Adorazione del Bambino frammentaria riemersa su una parete della sagrestia di San Martino a Bologna alla fine degli anni Settanta e occasione di una fondamentale rilettura dell’opera dell’artista fiorentino delineata poco dopo su “Paragone” (1980); la quarta, infine, illustra il riconoscimento alla mano di Ludovico Carracci della tela con San Vincenzo Martire attualmente parte della collezione Unicredit, a conferma del ruolo d’avanguardia assegnato al più anziano dei Carracci da Francesco Arcangeli (1915-1974), edito in un numero di “Paragone” (1976) dedicato proprio al collega e amico scomparso due anni prima. La mostra intende così promuovere una migliore conoscenza del fondo Fototeca Volpe conservato presso la Biblioteca delle Arti, invitando inoltre a riflettere sull’importanza dell’attribuzione come atto connotante la professione dello storico dell’arte, nella specifica modalità in cui fu praticata da Volpe: per lo studioso bolognese, infatti, secondo l’insegnamento di Longhi, l’attribuzione di un’opera non si riduceva mai a semplice agnizione e classificazione, ma diventava comprensione dei suoi valori qualitativi più alti e insieme ricostruzione del contesto storico-artistico di cui era parte integrante e condizionante: “nel trovare luogo entro un quadro di riferimento già storicamente assestato, il nuovo pezzo ne viene convalidato e insieme contribuisce a chiarirlo”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.