Ammesso che il teatro sia un’insieme di realtà circoscritte e descrivibili, dalle quali si possa ragionevolmente trarre una mappa generale di riferimento, l’opera lirica, in quest’eventuale cartografia, occuperebbe una posizione ambigua e propria a lei sola: marginale e monumentale, cinica e struggente, istituzionale e nostalgica. Il teatro d’opera assimila infatti dalle diverse manifestazioni dello spettacolo contemporaneo tecniche, ruoli e procedimenti, che applica alla rappresentazione d’un genere storicamente conchiuso e vincolato dall’immodificabilità di un «fattore primario» altamente codificato e stabilito una volta per tutte. Scrive, al proposito, Carl Dalhaus: «La tesi è questa: in un’opera, in un melodramma, è la musica il fattore primario che costituisce l’opera d’arte (opus), e la costituisce in quanto dramma». Il concetto di «drammaturgia musicale» autorevolmente espresso dal grande musicologo non riconosce l’autonomia creativa del regista, e gli studiosi di teatro hanno avuto buon gioco ad affermare che tale definizione «non rappresenta né il punto di riferimento, né il limite per una regìa d’opera». Da un lato, la musica e, più precisamente, la musica drammatica che realizza in forme sonore i conflitti e gli scontri fra i personaggi, continua senz’altro ad essere il «fattore primario» del teatro d’opera, il cui repertorio base è saldamente occupato da un ridotto numero di ‘drammi musicali’ per nulla minacciati dalle nuove composizioni e dalle frequenti riprese di opere antiche o poco note. D’altra parte, è altrettanto indubitabile che la libertà del regista, a partire dalle rivoluzionarie teorie di Adolphe Appia sulla messinscena del dramma wagneriano, ha contribuito in modo essenziale a rinnovare lo spettacolo operistico. Da che parte, dunque, pende la ragione? Il saggio risponde a questa problematica riconoscendo diverse tipologie di regìa lirica, esaminando le prerogative del regista in quest'ambito e descrivendo le peculiarità d'una teatralità risultante da un doppio livello di competenze, culture e competenze.
G. Guccini (2010). L'opera come teatro. Percorsi e prospettive della regìa lirica. IL SAGGIATORE MUSICALE, 1, 83-98.
L'opera come teatro. Percorsi e prospettive della regìa lirica
GUCCINI, GERARDO
2010
Abstract
Ammesso che il teatro sia un’insieme di realtà circoscritte e descrivibili, dalle quali si possa ragionevolmente trarre una mappa generale di riferimento, l’opera lirica, in quest’eventuale cartografia, occuperebbe una posizione ambigua e propria a lei sola: marginale e monumentale, cinica e struggente, istituzionale e nostalgica. Il teatro d’opera assimila infatti dalle diverse manifestazioni dello spettacolo contemporaneo tecniche, ruoli e procedimenti, che applica alla rappresentazione d’un genere storicamente conchiuso e vincolato dall’immodificabilità di un «fattore primario» altamente codificato e stabilito una volta per tutte. Scrive, al proposito, Carl Dalhaus: «La tesi è questa: in un’opera, in un melodramma, è la musica il fattore primario che costituisce l’opera d’arte (opus), e la costituisce in quanto dramma». Il concetto di «drammaturgia musicale» autorevolmente espresso dal grande musicologo non riconosce l’autonomia creativa del regista, e gli studiosi di teatro hanno avuto buon gioco ad affermare che tale definizione «non rappresenta né il punto di riferimento, né il limite per una regìa d’opera». Da un lato, la musica e, più precisamente, la musica drammatica che realizza in forme sonore i conflitti e gli scontri fra i personaggi, continua senz’altro ad essere il «fattore primario» del teatro d’opera, il cui repertorio base è saldamente occupato da un ridotto numero di ‘drammi musicali’ per nulla minacciati dalle nuove composizioni e dalle frequenti riprese di opere antiche o poco note. D’altra parte, è altrettanto indubitabile che la libertà del regista, a partire dalle rivoluzionarie teorie di Adolphe Appia sulla messinscena del dramma wagneriano, ha contribuito in modo essenziale a rinnovare lo spettacolo operistico. Da che parte, dunque, pende la ragione? Il saggio risponde a questa problematica riconoscendo diverse tipologie di regìa lirica, esaminando le prerogative del regista in quest'ambito e descrivendo le peculiarità d'una teatralità risultante da un doppio livello di competenze, culture e competenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.