Il saggio prosegue la mia riflessione, già altrove iniziata, sul rapporto tra poesia e verità negli scritti di Giovanni Boccaccio, fermandosi in particolare sulla maturità dello scrittore (dal "Decameron" alla morte). In particolare, con una modernità straordinaria, Boccaccio intuisce che la finzione, in sé stessa, è lo strumento più idoneo per la comprensione e la rappresentazione della verità: senza finzione, non potremmo raggiungere la verità; senza verità, non vi sarebbe poesia, intesa come conoscenza intuitiva e sua enunciazione, ma ornamento (quindi, si ricadrebbe nelle premesse delle antiche condanne alla poesia, riprese nel Trecento dopo la diffusione della "Commedia"). Queste riflessioni vengono colte dal loro nascere, nei primi anni Cinquanta del XIV secolo, e seguite sino alla "Genealogia deorum gentilium".
Veglia, M. (2024). Dante, Boccaccio e la verità della poesia (1353-1375). Firenze : Olschki.
Dante, Boccaccio e la verità della poesia (1353-1375)
Veglia
2024
Abstract
Il saggio prosegue la mia riflessione, già altrove iniziata, sul rapporto tra poesia e verità negli scritti di Giovanni Boccaccio, fermandosi in particolare sulla maturità dello scrittore (dal "Decameron" alla morte). In particolare, con una modernità straordinaria, Boccaccio intuisce che la finzione, in sé stessa, è lo strumento più idoneo per la comprensione e la rappresentazione della verità: senza finzione, non potremmo raggiungere la verità; senza verità, non vi sarebbe poesia, intesa come conoscenza intuitiva e sua enunciazione, ma ornamento (quindi, si ricadrebbe nelle premesse delle antiche condanne alla poesia, riprese nel Trecento dopo la diffusione della "Commedia"). Queste riflessioni vengono colte dal loro nascere, nei primi anni Cinquanta del XIV secolo, e seguite sino alla "Genealogia deorum gentilium".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.