Il contributo si iscrive all’interno di un progetto di ricerca (ANR AAA) sull’uso della realtà aumentata negli spazi museali per guidare gli approcci interpretativi delle opere d’arte custodite. Ora, non si può non essere sensibili al “material turn” che sta attraversando la ricerca in storia dell’arte ma come renderlo concretamente esperibile attraverso un medium digitale? Non è forse un intervento di per sé paradossale valorizzare la materia attraverso l’immateriale? La semiotica non può forse cercare di risolvere e persino di sfruttare questa contraddizione, tanto sul piano teorico, quanto sul piano analitico? Tra l’altro, se un’archeologia della materia, in grado di esplicitare gli stati che precedono la sua convocazione come materiale, fosse ammessa come parte integrante della significazione di un’opera, l’evidenza oggettale sarebbe meno un “dato di fatto” e la configurazione stessa della opera acquisterebbe una competenza e un’esistenza modale ben più complessa. Del resto, è indubbio che l’attribuzione all’opera di una forma di vita passa necessariamente attraverso la sua trasformazione materiale nel tempo, i suoi supporti, la sua compenetrazione con uno spazio d’implementazione. Ma fin dove ci si può spingere nell’analisi evitando di ricadere in un decostruzionismo “materiale” che infine non riconoscerebbe più alcuna identità autonoma all’opera? Se la materia non è soltanto servile (il suo piegarsi), non per questo essa defigura e dissolve le “biografie” degli oggetti. Come aiuta invece a (di)spiegarle? Riprendendo delle ricerche che abbiamo già tracciato in passato e facendo tesoro dei lavori che sono stati alla base del “material turn”, vorremmo tentare di costruire la nozione di materia simbolica in parallelo a quella di “forma simbolica”, inscrivendola in un quadro ecosistemico.
Basso, P. (2023). Forma e materia simbolica. L'antependium e la pittura su pietra.. Palermo : Edizioni Museo Pasqualino.
Forma e materia simbolica. L'antependium e la pittura su pietra.
Basso Fossali Pierluigi
2023
Abstract
Il contributo si iscrive all’interno di un progetto di ricerca (ANR AAA) sull’uso della realtà aumentata negli spazi museali per guidare gli approcci interpretativi delle opere d’arte custodite. Ora, non si può non essere sensibili al “material turn” che sta attraversando la ricerca in storia dell’arte ma come renderlo concretamente esperibile attraverso un medium digitale? Non è forse un intervento di per sé paradossale valorizzare la materia attraverso l’immateriale? La semiotica non può forse cercare di risolvere e persino di sfruttare questa contraddizione, tanto sul piano teorico, quanto sul piano analitico? Tra l’altro, se un’archeologia della materia, in grado di esplicitare gli stati che precedono la sua convocazione come materiale, fosse ammessa come parte integrante della significazione di un’opera, l’evidenza oggettale sarebbe meno un “dato di fatto” e la configurazione stessa della opera acquisterebbe una competenza e un’esistenza modale ben più complessa. Del resto, è indubbio che l’attribuzione all’opera di una forma di vita passa necessariamente attraverso la sua trasformazione materiale nel tempo, i suoi supporti, la sua compenetrazione con uno spazio d’implementazione. Ma fin dove ci si può spingere nell’analisi evitando di ricadere in un decostruzionismo “materiale” che infine non riconoscerebbe più alcuna identità autonoma all’opera? Se la materia non è soltanto servile (il suo piegarsi), non per questo essa defigura e dissolve le “biografie” degli oggetti. Come aiuta invece a (di)spiegarle? Riprendendo delle ricerche che abbiamo già tracciato in passato e facendo tesoro dei lavori che sono stati alla base del “material turn”, vorremmo tentare di costruire la nozione di materia simbolica in parallelo a quella di “forma simbolica”, inscrivendola in un quadro ecosistemico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


