Ricostruire i fattori politico-memoriali che presiedono alle attribuzioni odonomastiche - indipendentemente da stagioni storiche e localizzazioni geografiche - richiederebbe sempre un minuzioso spoglio dei termini congiunturali (quantomeno d’ordine amministrativo e normativo) e degli spazi d’opportunità (ideologici e socio-mediatici) nel cui quadro lo specifico processo decisionale è venuto a compiersi. Tale missione euristica - dato che l’odonomastica risponde ai rigori del “metodo storiografico” come qualsivoglia altra branca della «scienza degli uomini nel tempo», ovvero subendo uno schiacciamento prospettico del passato dalla propria posizione di posterità - risulta via via meno agevole, tanto più ci si avvicina al tempo presente: l’appartenere ad una generazione coeva ai nomi e alle vicende epocali destinatarie d’intitolazione pubblica, implica infatti il ricercatore nell’amalgama vischiosa del polemos contemporaneo (assenza della “giusta distanza” tra il soggetto e l’oggetto dell’analisi), sottraendogli simultaneamente una buona mole di fonti (talvolta primarie), non ancora ricondotte all’accessibilità archivistica, poiché ancora di rilevanza attiva. Ciò premesso, l’occuparsi della più recente tra le nuove leve dell’odonomastica italiana - l’inserimento delle vittime di mafia e terrorismo nel pantheon delle iscrizioni urbane - impone alcune precisazioni (o meglio dei caveat) di carattere metodologico ed interpretativo, che ricalcano per l’appunto i limiti inevitabili di una indagine storiografica svolta così da presso: di fronte a fenomeni socio-politici ancora parzialmente attivi, a reminescenze ideologico-partitiche non del tutto superate e a disponibilità documentarie incomplete, l’impegno euristico diviene quello di una ricostruzione in itinere, volta prioritariamente a riconnettere il sapere odonomastico al livello critico raggiunto dagli studi disciplinari sull’impatto popolare della violenza estrema (sua incisione sulle coscienze, sua memoria negli immaginari, sua rappresentazione nei mass media). In questo sforzo di integrazione, particolare rilevanza assumono allora le nuovi fonti - e le relative corrispondenze cognitive - prodotte o aperte dalla rete digitale, sotto il crescente combinato disposto della cartografia infografica e delle restituzioni diffuse di public history. In definitiva, il risultato per il presente saggio consacrato ai casi di Forlì e di Cesena, offre uno spaccato di come i nomi delle vittime di terrorismo e mafia siano iniziati ad entrare nella tradizione toponomastica romagnola, evidenziando attraverso una analisi delle presenze e delle assenze - ma anche delle ricorrenze, della localizzazione e della varietà dei luoghi urbani coinvolti - il loro fresco percorso di installazione negli immaginari e negli animi cittadini; tutto ciò rimandando a sviluppi futuri - verosimilmente emendati dal grosso delle problematiche vigenti sopraindicate - il completamento dello studio anche in merito agli aspetti più propriamente amministrativi e di “negoziazione politica” coeva.
Guzzo, D. (2024). Le vittime di terrorismo e di mafia. L'odonomastica nella "nuova" memoria di Forlì e Cesena. ROMAGNA ARTE E STORIA, 128, 93-107.
Le vittime di terrorismo e di mafia. L'odonomastica nella "nuova" memoria di Forlì e Cesena
Domenico Guzzo
2024
Abstract
Ricostruire i fattori politico-memoriali che presiedono alle attribuzioni odonomastiche - indipendentemente da stagioni storiche e localizzazioni geografiche - richiederebbe sempre un minuzioso spoglio dei termini congiunturali (quantomeno d’ordine amministrativo e normativo) e degli spazi d’opportunità (ideologici e socio-mediatici) nel cui quadro lo specifico processo decisionale è venuto a compiersi. Tale missione euristica - dato che l’odonomastica risponde ai rigori del “metodo storiografico” come qualsivoglia altra branca della «scienza degli uomini nel tempo», ovvero subendo uno schiacciamento prospettico del passato dalla propria posizione di posterità - risulta via via meno agevole, tanto più ci si avvicina al tempo presente: l’appartenere ad una generazione coeva ai nomi e alle vicende epocali destinatarie d’intitolazione pubblica, implica infatti il ricercatore nell’amalgama vischiosa del polemos contemporaneo (assenza della “giusta distanza” tra il soggetto e l’oggetto dell’analisi), sottraendogli simultaneamente una buona mole di fonti (talvolta primarie), non ancora ricondotte all’accessibilità archivistica, poiché ancora di rilevanza attiva. Ciò premesso, l’occuparsi della più recente tra le nuove leve dell’odonomastica italiana - l’inserimento delle vittime di mafia e terrorismo nel pantheon delle iscrizioni urbane - impone alcune precisazioni (o meglio dei caveat) di carattere metodologico ed interpretativo, che ricalcano per l’appunto i limiti inevitabili di una indagine storiografica svolta così da presso: di fronte a fenomeni socio-politici ancora parzialmente attivi, a reminescenze ideologico-partitiche non del tutto superate e a disponibilità documentarie incomplete, l’impegno euristico diviene quello di una ricostruzione in itinere, volta prioritariamente a riconnettere il sapere odonomastico al livello critico raggiunto dagli studi disciplinari sull’impatto popolare della violenza estrema (sua incisione sulle coscienze, sua memoria negli immaginari, sua rappresentazione nei mass media). In questo sforzo di integrazione, particolare rilevanza assumono allora le nuovi fonti - e le relative corrispondenze cognitive - prodotte o aperte dalla rete digitale, sotto il crescente combinato disposto della cartografia infografica e delle restituzioni diffuse di public history. In definitiva, il risultato per il presente saggio consacrato ai casi di Forlì e di Cesena, offre uno spaccato di come i nomi delle vittime di terrorismo e mafia siano iniziati ad entrare nella tradizione toponomastica romagnola, evidenziando attraverso una analisi delle presenze e delle assenze - ma anche delle ricorrenze, della localizzazione e della varietà dei luoghi urbani coinvolti - il loro fresco percorso di installazione negli immaginari e negli animi cittadini; tutto ciò rimandando a sviluppi futuri - verosimilmente emendati dal grosso delle problematiche vigenti sopraindicate - il completamento dello studio anche in merito agli aspetti più propriamente amministrativi e di “negoziazione politica” coeva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.