Tema di questo contributo sono vesti, tessuti, gioielli, masserizie, mobili, tappeti e arazzi, che giunsero a Rimini tramite Elisabetta Montefeltro nel giugno 1475, quando la figlia del duca Federico andò in sposa a Roberto Malatesta (1440-82). Si tratta di beni che avevano fatto parte della dote e del corredo di Elisabetta, predisposti dalla corte urbinate almeno qualche anno prima delle nozze. L’indagine che qui si presenta si inserisce nell’alveo storiografico che riconosce a Battista un ruolo rilevante nella produzione e nel consumo della cultura alla corte urbinate e si basa sullo studio della cultura materiale costituita dall’inesplorato mondo di oggetti descritti nei documenti, in genere più trascurati dagli studiosi rispetto alle opere d’arte e librarie concepite e commissionate dalle corti italiane. Eppure, quegli oggetti sono in grado di tramandare, come gli altri, il gusto di un’epoca e, più degli altri, la politica di magnificenza della corte. Vesti e gioielli, in particolare, rappresentavano la più immediata dichiarazione di capacità di spesa e, dunque, di potere. Si trattava infatti di oggetti dall’enorme impatto comunicativo, in grado di instaurare con gli spettatori un rapporto diretto e comprensibile. Ciò è da connettere al molteplice valore di questi beni, non solo economico, politico e sociale, ma anche simbolico e culturale, di cui oramai a Quattrocento inoltrato c’era una consapevolezza e una conoscenza diffusa anche al di fuori del mondo cortese.
Elisa Tosi Brandi (2024). La cultura materiale alla corte di Federico e Battista: alcune tracce dalla dote e dal corredo della figlia Elisabetta Montefeltro. Urbino : Urbino University Press [10.14276/iep.16.c127].
La cultura materiale alla corte di Federico e Battista: alcune tracce dalla dote e dal corredo della figlia Elisabetta Montefeltro
Elisa Tosi Brandi
2024
Abstract
Tema di questo contributo sono vesti, tessuti, gioielli, masserizie, mobili, tappeti e arazzi, che giunsero a Rimini tramite Elisabetta Montefeltro nel giugno 1475, quando la figlia del duca Federico andò in sposa a Roberto Malatesta (1440-82). Si tratta di beni che avevano fatto parte della dote e del corredo di Elisabetta, predisposti dalla corte urbinate almeno qualche anno prima delle nozze. L’indagine che qui si presenta si inserisce nell’alveo storiografico che riconosce a Battista un ruolo rilevante nella produzione e nel consumo della cultura alla corte urbinate e si basa sullo studio della cultura materiale costituita dall’inesplorato mondo di oggetti descritti nei documenti, in genere più trascurati dagli studiosi rispetto alle opere d’arte e librarie concepite e commissionate dalle corti italiane. Eppure, quegli oggetti sono in grado di tramandare, come gli altri, il gusto di un’epoca e, più degli altri, la politica di magnificenza della corte. Vesti e gioielli, in particolare, rappresentavano la più immediata dichiarazione di capacità di spesa e, dunque, di potere. Si trattava infatti di oggetti dall’enorme impatto comunicativo, in grado di instaurare con gli spettatori un rapporto diretto e comprensibile. Ciò è da connettere al molteplice valore di questi beni, non solo economico, politico e sociale, ma anche simbolico e culturale, di cui oramai a Quattrocento inoltrato c’era una consapevolezza e una conoscenza diffusa anche al di fuori del mondo cortese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.