L’innovazione sociale è un processo sociale molto ampio e sfumato visto che racchiude pratiche e concetti piuttosto eterogenei come la partecipazione sociale, il sapere non esperto, la creatività, la soluzione di ampio raggio (non solo la soluzione tecnica), l’empowerment della comunità e talvolta dei singoli. In ambito sanitario, vista l’ampiezza del tema della salute e i notevoli e repentini cambiamenti di questo insieme di pratiche, l’innovazione sociale diviene ancora più rarefatta e multiforme. Nel capitolo proponiamo di analizzare alcuni concetti che possono essere legati alla innovazione sociale in sanità, quali paziente esperto e lay expertise. Questi due aspetti ci servono per mostrare l’importanza del sapere non professionale nei processi pratici della cura e assistenza. Su queste basi, riprendiamo la proposta di Phil Brown della popular epidemiology, un concetto bifronte che comprende sia l’idea di citizen science che quella di movimento sociale. Inoltre noi la integriamo con la locuzione, vintage ormai, di biosocialities, dovuta a Paul Rabinow. Cercheremo di dimostrare come queste tre entità possano innescare fenomeni di innovazione sociale nel campo della salute, facendo alcuni esempi. Un’attenzione particolare verrà dedicata alla questione della “scalabilità” e della cross fertilization. In sanità, oltre alla dimensione meso dell’innovazione sociale, ve n’è un’altra micro. Si tratta del processo formativo che permette lo sviluppo di capacità e abilità di tipo umanistico-sociale nei professionisti sanitari, capacità che permettono di vedere il paziente lungo una dimensione anche psico-sociale, oltre che biomedica. Questo processo formativo si basa su quella eterogenea congerie di tecniche, approcci e pratiche dette metodi creativi di ricerca sociale. Così come molti settori cari all’innovazione sociale (pensiamo alle politiche urbane, ai processi migratori, al cambiamento climatico solo per fare alcuni esempi) anche la sanità negli ultimi anni è stata investita da uno tsunami creativo che cerca di migliorare la comprensione delle condizioni di salute e malattia attraverso l'utilizzo di metodi che sono stati descritti con un’ampia varietà di espressioni: inventive, art-based, sensoriali o mundane. All’interno di questa moltitudine di denominazioni, richiamiamo quelle tecniche in grado di accompagnare il linguaggio verbale ad elementi visuali – aspetti peraltro già noti e ben radicati nella ricerca sociale. Nello specifico, cercheremo di dimostrare come l’utilizzo di tecniche creative nella formazione a professionisti sanitari possa ampliare lo sviluppo di alcune competenze, contribuendo ad una maggior comprensione culturale della malattia, al miglioramento della relazione professionista-paziente, nonché ad un aumento del professionalismo stesso, in sintesi mostreremo l’importanza dei metodi creativi per la capacity building.
Antonio Maturo, V.M. (2024). L’innovazione sociale in sanità tra epidemiologia popolare e metodi creativi. MIlano : FrancoAngeli.
L’innovazione sociale in sanità tra epidemiologia popolare e metodi creativi
Antonio Maturo;Veronica Moretti
2024
Abstract
L’innovazione sociale è un processo sociale molto ampio e sfumato visto che racchiude pratiche e concetti piuttosto eterogenei come la partecipazione sociale, il sapere non esperto, la creatività, la soluzione di ampio raggio (non solo la soluzione tecnica), l’empowerment della comunità e talvolta dei singoli. In ambito sanitario, vista l’ampiezza del tema della salute e i notevoli e repentini cambiamenti di questo insieme di pratiche, l’innovazione sociale diviene ancora più rarefatta e multiforme. Nel capitolo proponiamo di analizzare alcuni concetti che possono essere legati alla innovazione sociale in sanità, quali paziente esperto e lay expertise. Questi due aspetti ci servono per mostrare l’importanza del sapere non professionale nei processi pratici della cura e assistenza. Su queste basi, riprendiamo la proposta di Phil Brown della popular epidemiology, un concetto bifronte che comprende sia l’idea di citizen science che quella di movimento sociale. Inoltre noi la integriamo con la locuzione, vintage ormai, di biosocialities, dovuta a Paul Rabinow. Cercheremo di dimostrare come queste tre entità possano innescare fenomeni di innovazione sociale nel campo della salute, facendo alcuni esempi. Un’attenzione particolare verrà dedicata alla questione della “scalabilità” e della cross fertilization. In sanità, oltre alla dimensione meso dell’innovazione sociale, ve n’è un’altra micro. Si tratta del processo formativo che permette lo sviluppo di capacità e abilità di tipo umanistico-sociale nei professionisti sanitari, capacità che permettono di vedere il paziente lungo una dimensione anche psico-sociale, oltre che biomedica. Questo processo formativo si basa su quella eterogenea congerie di tecniche, approcci e pratiche dette metodi creativi di ricerca sociale. Così come molti settori cari all’innovazione sociale (pensiamo alle politiche urbane, ai processi migratori, al cambiamento climatico solo per fare alcuni esempi) anche la sanità negli ultimi anni è stata investita da uno tsunami creativo che cerca di migliorare la comprensione delle condizioni di salute e malattia attraverso l'utilizzo di metodi che sono stati descritti con un’ampia varietà di espressioni: inventive, art-based, sensoriali o mundane. All’interno di questa moltitudine di denominazioni, richiamiamo quelle tecniche in grado di accompagnare il linguaggio verbale ad elementi visuali – aspetti peraltro già noti e ben radicati nella ricerca sociale. Nello specifico, cercheremo di dimostrare come l’utilizzo di tecniche creative nella formazione a professionisti sanitari possa ampliare lo sviluppo di alcune competenze, contribuendo ad una maggior comprensione culturale della malattia, al miglioramento della relazione professionista-paziente, nonché ad un aumento del professionalismo stesso, in sintesi mostreremo l’importanza dei metodi creativi per la capacity building.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.