Il libro propone un viaggio nel tempo e nello spazio per portare alla luce l’articolato potere politico delle infrastrutture. Nella loro dimensione apparentemente inerte, esse racchiudono una politicità intrinseca che rivela gli scopi di chi le ha ideate e costruite, o di chi le possiede. Per cogliere a pieno questa dimensione è indispensabile un’analisi multilivello, utile a sondare non solo quanto permettono, ma anche quanto promettono: analizzare dunque la tecnica, ma anche la loro estetica e il loro potere egemonico. Questo approccio è particolarmente utile per indagare la dimensione politica delle “nuove infrastrutture contemporanee” quali sono le piattaforme digitali, attori ingombranti del tempo che stiamo attraversando. L’assunto teorico verrà dimostrato attraverso quattro casi di studio. Un percorso diacronico che partirà dai climi umidi della Calcutta governata dalla Compagnia delle Indie Orientali britannica nel Settecento e dalla sua infrastrutturazione dell’India. Raggiungerà poi la crudezza della Londra industriale di metà Ottocento, “capitale globale” soggetta a molteplici interventi che la renderanno la prima metropoli della storia anche nelle soggettività che la popolavano. Si attraverserà poi la disillusa Europa del primo Novecento che raggiungerà i processi di integrazione comunitaria grazie a una propedeutica rete ferroviaria, capillare e omologato in tutto il territorio. Infine, si giungerà al cloud contemporaneo delle piattaforme, al loro governo del presente organizzato ibridando dimensione materiale e digitale e, in ultima analisi, sfumando totalmente questa stessa distinzione.
mattia frapporti (2024). Governo Materiale. Il potere politico delle infrastrutture. Milano : Meltemi.
Governo Materiale. Il potere politico delle infrastrutture
mattia frapporti
2024
Abstract
Il libro propone un viaggio nel tempo e nello spazio per portare alla luce l’articolato potere politico delle infrastrutture. Nella loro dimensione apparentemente inerte, esse racchiudono una politicità intrinseca che rivela gli scopi di chi le ha ideate e costruite, o di chi le possiede. Per cogliere a pieno questa dimensione è indispensabile un’analisi multilivello, utile a sondare non solo quanto permettono, ma anche quanto promettono: analizzare dunque la tecnica, ma anche la loro estetica e il loro potere egemonico. Questo approccio è particolarmente utile per indagare la dimensione politica delle “nuove infrastrutture contemporanee” quali sono le piattaforme digitali, attori ingombranti del tempo che stiamo attraversando. L’assunto teorico verrà dimostrato attraverso quattro casi di studio. Un percorso diacronico che partirà dai climi umidi della Calcutta governata dalla Compagnia delle Indie Orientali britannica nel Settecento e dalla sua infrastrutturazione dell’India. Raggiungerà poi la crudezza della Londra industriale di metà Ottocento, “capitale globale” soggetta a molteplici interventi che la renderanno la prima metropoli della storia anche nelle soggettività che la popolavano. Si attraverserà poi la disillusa Europa del primo Novecento che raggiungerà i processi di integrazione comunitaria grazie a una propedeutica rete ferroviaria, capillare e omologato in tutto il territorio. Infine, si giungerà al cloud contemporaneo delle piattaforme, al loro governo del presente organizzato ibridando dimensione materiale e digitale e, in ultima analisi, sfumando totalmente questa stessa distinzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.