Forte della sua ambiguità concettuale e della sua capacità di intercettare le esigenze e i problemi attuali, l’innovazione sociale è diventata una costante di progetti, pratiche e politiche che interessano diversi ambiti, dal diritto all’abitare fino al cambiamento climatico. Uno degli approcci che ha cercato di definire i confini concettuali di questo termine così complesso è quello dell’innovazione sociale vista come azione collettiva che proviene, principalmente, dalla società civile e dal terzo settore (Moulaert e MacCallum, 2019). Secondo questo approccio, collettivi, imprese sociali, associazioni, gruppi più o meno informali di cittadini e cittadine si uniscono per rispondere ad un problema che non è stato (ancora) risolto dai meccanismi di mercato o dalle politiche istituzionali. L’innovazione sociale ha dunque una portata collettiva e nasce per rispondere alle sfide sociali e ambientali di oggi. In particolare, l’innovazione sociale rimette al centro la “capacità creativa” delle persone (Lai, 2006) grazie a forme di auto-mobilitazione e di collaborazione inedite a livello locale, ma anche su scale più ampie. Di conseguenza, il tema dell’agency, intesa come la capacità delle persone di intervenire per supportare un cambiamento sociale (Giddens, 1979), diventa centrale: un’agency che potremmo definire ‘co-performativa’, alimentata soprattutto dal fatto di fare le cose insieme, come più volte ci ha invitato a fare Richard Sennett (2012). In secondo luogo, un’innovazione che valorizza la dimensione sociale basandosi sulla capacità di agire e le competenze creative delle persone può porre le basi per percorsi di empowerment, da intendersi come quel processo che, a partire da una situazione di ineguale distribuzione del potere, promuove interventi volti ad aumentare il potenziale di azione delle persone (Friedmann, 1992). L’empowerment non mira a risolvere un problema specifico, ma a rafforzare le competenze individuali e collettive. L’innovazione sociale può quindi essere definita come una forma di azione collettiva che si esprime tramite la capacità creativa degli attori sociali, e che cerca di rispondere a diversi problemi sociali emergenti (André, Brito e Malheiros, 2009) e dare vita a nuovi percorsi di solidarietà condivisa. Il potenziale trasformativo dell’innovazione sociale si riferisce quindi a quell’humus collaborativo che può intervenire in situazioni di ingiustizia, come nel caso delle disuguaglianze legate al cambiamento climatico o alle diverse forme di mobilità (Sze e London, 2008; Moralli, 2022). Anzi, molte volte l’innovazione sociale nasce proprio da una situazione di ingiustizia, diventando così una leva per l’agire collettivo. Tra le modalità con cui l’innovazione sociale agisce, segnaliamo: 1) rispondere a bisogni e problemi emergenti; 2) agire attraverso processi partecipativi e collaborativi; 3) sostenere l’agency e l’empowerment (individuale e collettivo) attraverso strumenti critici, riflessivi e creativi (Moralli, 2019). Per comprendere le modalità con cui l’innovazione sociale possa agire come dispositivo di trasformazione nel caso di un tema così complesso come il cambiamento climatico e la migrazione, quindi, suggeriamo di adottare una doppia prospettiva. In primis, di approfondire il legame fra innovazione sociale, giustizia socio-ambientale e mobilità. In secondo luogo, visto l’alto livello di distorsione e polarizzazione mediatica che caratterizza il tema del cambiamento climatico, è necessario comprendere i meccanismi tramite i quali l’innovazione sociale agisce sulla dimensione della cultura, e in particolare sull’aspetto simbolico/narrativo. Di conseguenza, in questo contributo analizzeremo gli strumenti e le azioni tramite cui il progetto Climate of Change1 è riuscito in maniera collaborativa ad agire sulle distorsioni sociali e mediatiche che caratterizzano la crisi climatica e la migrazione.
pierluigi musarò, melissa moralli, elena giacomelli (2024). Crisi climatica e migrazioni: per una sensibilizzazione in chiave innovativa. Milano : Franco Angeli.
Crisi climatica e migrazioni: per una sensibilizzazione in chiave innovativa
pierluigi musarò;melissa moralli;elena giacomelli
2024
Abstract
Forte della sua ambiguità concettuale e della sua capacità di intercettare le esigenze e i problemi attuali, l’innovazione sociale è diventata una costante di progetti, pratiche e politiche che interessano diversi ambiti, dal diritto all’abitare fino al cambiamento climatico. Uno degli approcci che ha cercato di definire i confini concettuali di questo termine così complesso è quello dell’innovazione sociale vista come azione collettiva che proviene, principalmente, dalla società civile e dal terzo settore (Moulaert e MacCallum, 2019). Secondo questo approccio, collettivi, imprese sociali, associazioni, gruppi più o meno informali di cittadini e cittadine si uniscono per rispondere ad un problema che non è stato (ancora) risolto dai meccanismi di mercato o dalle politiche istituzionali. L’innovazione sociale ha dunque una portata collettiva e nasce per rispondere alle sfide sociali e ambientali di oggi. In particolare, l’innovazione sociale rimette al centro la “capacità creativa” delle persone (Lai, 2006) grazie a forme di auto-mobilitazione e di collaborazione inedite a livello locale, ma anche su scale più ampie. Di conseguenza, il tema dell’agency, intesa come la capacità delle persone di intervenire per supportare un cambiamento sociale (Giddens, 1979), diventa centrale: un’agency che potremmo definire ‘co-performativa’, alimentata soprattutto dal fatto di fare le cose insieme, come più volte ci ha invitato a fare Richard Sennett (2012). In secondo luogo, un’innovazione che valorizza la dimensione sociale basandosi sulla capacità di agire e le competenze creative delle persone può porre le basi per percorsi di empowerment, da intendersi come quel processo che, a partire da una situazione di ineguale distribuzione del potere, promuove interventi volti ad aumentare il potenziale di azione delle persone (Friedmann, 1992). L’empowerment non mira a risolvere un problema specifico, ma a rafforzare le competenze individuali e collettive. L’innovazione sociale può quindi essere definita come una forma di azione collettiva che si esprime tramite la capacità creativa degli attori sociali, e che cerca di rispondere a diversi problemi sociali emergenti (André, Brito e Malheiros, 2009) e dare vita a nuovi percorsi di solidarietà condivisa. Il potenziale trasformativo dell’innovazione sociale si riferisce quindi a quell’humus collaborativo che può intervenire in situazioni di ingiustizia, come nel caso delle disuguaglianze legate al cambiamento climatico o alle diverse forme di mobilità (Sze e London, 2008; Moralli, 2022). Anzi, molte volte l’innovazione sociale nasce proprio da una situazione di ingiustizia, diventando così una leva per l’agire collettivo. Tra le modalità con cui l’innovazione sociale agisce, segnaliamo: 1) rispondere a bisogni e problemi emergenti; 2) agire attraverso processi partecipativi e collaborativi; 3) sostenere l’agency e l’empowerment (individuale e collettivo) attraverso strumenti critici, riflessivi e creativi (Moralli, 2019). Per comprendere le modalità con cui l’innovazione sociale possa agire come dispositivo di trasformazione nel caso di un tema così complesso come il cambiamento climatico e la migrazione, quindi, suggeriamo di adottare una doppia prospettiva. In primis, di approfondire il legame fra innovazione sociale, giustizia socio-ambientale e mobilità. In secondo luogo, visto l’alto livello di distorsione e polarizzazione mediatica che caratterizza il tema del cambiamento climatico, è necessario comprendere i meccanismi tramite i quali l’innovazione sociale agisce sulla dimensione della cultura, e in particolare sull’aspetto simbolico/narrativo. Di conseguenza, in questo contributo analizzeremo gli strumenti e le azioni tramite cui il progetto Climate of Change1 è riuscito in maniera collaborativa ad agire sulle distorsioni sociali e mediatiche che caratterizzano la crisi climatica e la migrazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.