Questo volume intende affrontare le vicende dell’industrializzazione forlivese fino al secondo dopoguerra. In particolare, ampio spazio sarà dato alla storia sia del variegato e vivace mondo delle piccole imprese sia a quello delle imprese medio-grandi. L’ossatura industriale forlivese si è costruita sulla lavorazione dei prodotti agricoli e tessili e sulla crescente affermazione delle produzioni meccaniche e metallurgiche. Tra le imprese medio-grandi nel settore tessile abbiamo ricostruito le vicende della Orsi Mangelli, la quale in parte raccolse l’eredità della produzione serica a Forlì (che, come vedremo, aveva dato uno sbocco occupazionale ad un’ampia porzione della manodopera femminile e integrato il reddito degli agricoltori/allevatori di banchi da seta) avventurandosi nel neonato settore della seta artificiale. Paolo Orsi Mangelli si cimentò in un’impresa innovativa e costosa (la lavorazione della cellulosa), avviando prima la SAOM (Società Anonima Orsi Mangelli) e quindi la SIDAC (Società Italiana di Applicazione Cellulosa) con un partner finanziario belga. Nonostante gli innegabili successi e l’espansione produttiva, la società non rimase in vita a lungo dopo la fine del conflitto. Altre importanti aziende erano presenti nel settore meccanico, come la Forlanini, che alla vigilia della Prima guerra mondiale era la più grande del territorio, con un mercato di riferimento che ricopriva tutto il territorio nazione e una produzione eterogenea che andava dalle caldaie a vapore, a capriate e ponti. Sempre nella meccanica, si stavano facendo strada anche la Bartoletti (rimorchi) e la Becchi (stufe in cotto). Altri settori industriali, legati alla presenza di materie prime, come lo zolfo, avevano alimentato grandi speranze, attirando cospicui investimenti esterni nel comparto minerario, ma non ressero alla crescente concorrenza internazionale dello zolfo a basso prezzo. Nel periodo considerato, uno degli ultimi settori produttivi a fare la sua comparsa fu quello delle costruzioni aeronautiche con la costituzione di un vero e proprio polo aeronautico. Negli anni Trenta, obbedendo ad un disegno governativo, da un lato si avviarono i lavori per la costruzione di un aeroporto con annessa scuola di volo civile e dall’altro due aziende delocalizzarono qui parte della produzione aeronautica: il Gruppo Caproni e la Società Anonima Innocenti Bologna (SASIB). La produzione aeronautica forlivese non sopravvisse alla guerra, tuttavia, come vedremo, la città negli anni si è dotata di un polo di prim’ordine per quanto riguarda l’istruzione e la ricerca in campo aeronautico e aerospaziale sia a livello di istruzione superiore che universitaria. Infine, vincente è risultata, nel lungo periodo, la capillare presenza di piccole imprese, spesso innovative e sempre frutto di un percorso endogeno, eredi di una tradizione di piccola imprenditorialità diffusa di lunghissimo periodo. Se di continuità si può parlare nel mondo dell’industria forlivese essa si fonda proprio sulla presenza e rigenerazione continua del piccolo imprenditore, mentre importanti rotture hanno caratterizzato l’impresa di più grandi dimensioni, comunque troppo piccola e sguarnita a livello finanziario e manageriale per affrontare la competizione globale nei successivi anni del miracolo economico.
Francesca Fauri (2024). Dalla seta agli aerei Storia dell'industrializzazione forlivese (1890-1945). Bologna : il Mulino.
Dalla seta agli aerei Storia dell'industrializzazione forlivese (1890-1945)
Francesca Fauri
Primo
2024
Abstract
Questo volume intende affrontare le vicende dell’industrializzazione forlivese fino al secondo dopoguerra. In particolare, ampio spazio sarà dato alla storia sia del variegato e vivace mondo delle piccole imprese sia a quello delle imprese medio-grandi. L’ossatura industriale forlivese si è costruita sulla lavorazione dei prodotti agricoli e tessili e sulla crescente affermazione delle produzioni meccaniche e metallurgiche. Tra le imprese medio-grandi nel settore tessile abbiamo ricostruito le vicende della Orsi Mangelli, la quale in parte raccolse l’eredità della produzione serica a Forlì (che, come vedremo, aveva dato uno sbocco occupazionale ad un’ampia porzione della manodopera femminile e integrato il reddito degli agricoltori/allevatori di banchi da seta) avventurandosi nel neonato settore della seta artificiale. Paolo Orsi Mangelli si cimentò in un’impresa innovativa e costosa (la lavorazione della cellulosa), avviando prima la SAOM (Società Anonima Orsi Mangelli) e quindi la SIDAC (Società Italiana di Applicazione Cellulosa) con un partner finanziario belga. Nonostante gli innegabili successi e l’espansione produttiva, la società non rimase in vita a lungo dopo la fine del conflitto. Altre importanti aziende erano presenti nel settore meccanico, come la Forlanini, che alla vigilia della Prima guerra mondiale era la più grande del territorio, con un mercato di riferimento che ricopriva tutto il territorio nazione e una produzione eterogenea che andava dalle caldaie a vapore, a capriate e ponti. Sempre nella meccanica, si stavano facendo strada anche la Bartoletti (rimorchi) e la Becchi (stufe in cotto). Altri settori industriali, legati alla presenza di materie prime, come lo zolfo, avevano alimentato grandi speranze, attirando cospicui investimenti esterni nel comparto minerario, ma non ressero alla crescente concorrenza internazionale dello zolfo a basso prezzo. Nel periodo considerato, uno degli ultimi settori produttivi a fare la sua comparsa fu quello delle costruzioni aeronautiche con la costituzione di un vero e proprio polo aeronautico. Negli anni Trenta, obbedendo ad un disegno governativo, da un lato si avviarono i lavori per la costruzione di un aeroporto con annessa scuola di volo civile e dall’altro due aziende delocalizzarono qui parte della produzione aeronautica: il Gruppo Caproni e la Società Anonima Innocenti Bologna (SASIB). La produzione aeronautica forlivese non sopravvisse alla guerra, tuttavia, come vedremo, la città negli anni si è dotata di un polo di prim’ordine per quanto riguarda l’istruzione e la ricerca in campo aeronautico e aerospaziale sia a livello di istruzione superiore che universitaria. Infine, vincente è risultata, nel lungo periodo, la capillare presenza di piccole imprese, spesso innovative e sempre frutto di un percorso endogeno, eredi di una tradizione di piccola imprenditorialità diffusa di lunghissimo periodo. Se di continuità si può parlare nel mondo dell’industria forlivese essa si fonda proprio sulla presenza e rigenerazione continua del piccolo imprenditore, mentre importanti rotture hanno caratterizzato l’impresa di più grandi dimensioni, comunque troppo piccola e sguarnita a livello finanziario e manageriale per affrontare la competizione globale nei successivi anni del miracolo economico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.