Il territorio di Monte San Pietro è particolarmente vasto e raccoglie al suo interno numerosi abitati, ognuno con la propria identità storica. Oltre a Calderino, sede degli uffici comunali, la porzione di terreno montuoso lunga quindici chilometri e larga cinque, che si e-stende tra i torrenti Lavino, Samoggia e Landa, ospita Amola, Monte San Giovanni, Gavignano, Montepastore, San Lorenzo in Collina, Montemaggiore e altri abitati ancora. Terre frequentate dall'uomo sin dalla preistoria. Risalgono all'E-tà del Rame alcuni manufatti ritrovati a San Martino in Casola, men-tre altri oggetti rinvenuti nella zona di Pradalbino possono essere da-tati nei secoli dell'Età del Ferro. Come gran parte della zona circostante, anche il territorio di Monte San Pietro venne poi frequentato dalle popolazioni villanovia-ne: lo dimostrano quattro tombe a cremazione attribuibili al Villano-viano IV e risalenti al VII secolo a.C. rinvenute a sud del Monte A-vezzano, nel fondo Buca. Sempre Monte Avezzano ha conservato anche testimonianze della popolazione successiva, quella etrusca: lì furono ritrovate sei tombe a inumazione, al cui interno giacevano ricchi arredi funerari databili attorno alla seconda metà del V secolo a.C. Risalente allo stesso periodo è anche la tomba a inumazione rinvenuta al Monte Croce di Pradalbino. Non hanno lasciato testimo-nianze visibili invece le tribù celtiche, che occuparono la regione a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C., e molto poche sono anche le tracce del periodo romano, probabilmente perché all'epoca le zone montuose erano perlopiù trascurate in favore della collina e dalla pianura. Solo con la calata dei longobardi che, entrati in Italia passando per il Friuli, raggiunsero le rive del Panaro nel 568, nacquero sul ter-ritorio i primi insediamenti stabili. Per difendersi dall'attacco dei bar-bari, i bizantini crearono una linea difensiva formata da diversi centri fortificati, che dal Frignano arrivava fino a Ferrara. Oltre a Pavullo, Monteveglio, Bazzano e Persiceto, tra i punti strategici di questo cordone di difesa è citato anche Verabulo, centro che secondo gli storici può essere localizzato nella zona in cui sorge oggi San Loren-zo in Collina, tra Samoggia e Lavino, all'interno dell'attuale territorio di Monte San Pietro. Quel primo, antico, insediamento si rivelò essere un avamposto fondamentale per la futura organizzazione degli abitati della zona. L'importanza strategica del territorio in questione, con i suoi nume-rosi rilievi capaci ospitare fortificazioni e punti di difesa, portò inevi-tabilmente alla nascita di numerosi castra: centri che a fianco della funzione difensiva assunsero via via la struttura tipica degli abitati civili. I longobardi riuscirono in effetti a penetrare la linea di difesa bizantina, ma una volta conclusasi quella dominazione la zona tornò ad una condizione simile a quella precedente. Da un lato si apriva l'Emilia orientale, sotto il dominio pontificio, dall'altro l'Emilia occi-dentale era invece controllata dai sovrani tedeschi dell'Impero. In questa posizione di confine e quindi costante allerta, rocche, castelli e borgate continuarono a moltiplicarsi fino all'inizio del XI secolo. Sempre maggiore forza acquisirono alcune istituzioni ecclesia-stiche del territorio, in particolare le abbazie, quella di Monteveglio, quella di San Pietro di Modena e soprattutto quella di Nonantola: at-traverso cessioni, passaggi di proprietà e donazioni l'ampiezza dei territori controllati da queste istituzioni crebbe notevolmente e la lo-ro influenza si fece sentire per tutto il Medioevo. Un punto di rottura è segnato, nel XIII secolo, dall'inizio dei contrasti tra i comuni di Bologna e Modena: una lunga serie di scon-tri e battaglie, tanto sul campo che diplomatiche, destinata a pro-trarsi per secoli, e a segnare profondamente il territorio in questio-ne, posizionato nei pressi del confine tra i possedimenti delle due città. Nella stessa epoca, notevole importanza assunse...

Benni, M., Degli Esposti, V., Gherardi, M., Piancastelli, M.G., Vianello, G., Vittori Antisari, L. (2010). Repertorio dei beni ambientali e culturali dell'Appennino Bolognese. Comune di Monte S. Pietro. BOLOGNA : ISEA - Istituto per lo sviluppo economico dell'Appennino Centro-Settentrionale.

Repertorio dei beni ambientali e culturali dell'Appennino Bolognese. Comune di Monte S. Pietro

BENNI, MATTEO;DEGLI ESPOSTI, VITTORIO;GHERARDI, MASSIMO;VIANELLO, GILMO;VITTORI ANTISARI, LIVIA
2010

Abstract

Il territorio di Monte San Pietro è particolarmente vasto e raccoglie al suo interno numerosi abitati, ognuno con la propria identità storica. Oltre a Calderino, sede degli uffici comunali, la porzione di terreno montuoso lunga quindici chilometri e larga cinque, che si e-stende tra i torrenti Lavino, Samoggia e Landa, ospita Amola, Monte San Giovanni, Gavignano, Montepastore, San Lorenzo in Collina, Montemaggiore e altri abitati ancora. Terre frequentate dall'uomo sin dalla preistoria. Risalgono all'E-tà del Rame alcuni manufatti ritrovati a San Martino in Casola, men-tre altri oggetti rinvenuti nella zona di Pradalbino possono essere da-tati nei secoli dell'Età del Ferro. Come gran parte della zona circostante, anche il territorio di Monte San Pietro venne poi frequentato dalle popolazioni villanovia-ne: lo dimostrano quattro tombe a cremazione attribuibili al Villano-viano IV e risalenti al VII secolo a.C. rinvenute a sud del Monte A-vezzano, nel fondo Buca. Sempre Monte Avezzano ha conservato anche testimonianze della popolazione successiva, quella etrusca: lì furono ritrovate sei tombe a inumazione, al cui interno giacevano ricchi arredi funerari databili attorno alla seconda metà del V secolo a.C. Risalente allo stesso periodo è anche la tomba a inumazione rinvenuta al Monte Croce di Pradalbino. Non hanno lasciato testimo-nianze visibili invece le tribù celtiche, che occuparono la regione a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C., e molto poche sono anche le tracce del periodo romano, probabilmente perché all'epoca le zone montuose erano perlopiù trascurate in favore della collina e dalla pianura. Solo con la calata dei longobardi che, entrati in Italia passando per il Friuli, raggiunsero le rive del Panaro nel 568, nacquero sul ter-ritorio i primi insediamenti stabili. Per difendersi dall'attacco dei bar-bari, i bizantini crearono una linea difensiva formata da diversi centri fortificati, che dal Frignano arrivava fino a Ferrara. Oltre a Pavullo, Monteveglio, Bazzano e Persiceto, tra i punti strategici di questo cordone di difesa è citato anche Verabulo, centro che secondo gli storici può essere localizzato nella zona in cui sorge oggi San Loren-zo in Collina, tra Samoggia e Lavino, all'interno dell'attuale territorio di Monte San Pietro. Quel primo, antico, insediamento si rivelò essere un avamposto fondamentale per la futura organizzazione degli abitati della zona. L'importanza strategica del territorio in questione, con i suoi nume-rosi rilievi capaci ospitare fortificazioni e punti di difesa, portò inevi-tabilmente alla nascita di numerosi castra: centri che a fianco della funzione difensiva assunsero via via la struttura tipica degli abitati civili. I longobardi riuscirono in effetti a penetrare la linea di difesa bizantina, ma una volta conclusasi quella dominazione la zona tornò ad una condizione simile a quella precedente. Da un lato si apriva l'Emilia orientale, sotto il dominio pontificio, dall'altro l'Emilia occi-dentale era invece controllata dai sovrani tedeschi dell'Impero. In questa posizione di confine e quindi costante allerta, rocche, castelli e borgate continuarono a moltiplicarsi fino all'inizio del XI secolo. Sempre maggiore forza acquisirono alcune istituzioni ecclesia-stiche del territorio, in particolare le abbazie, quella di Monteveglio, quella di San Pietro di Modena e soprattutto quella di Nonantola: at-traverso cessioni, passaggi di proprietà e donazioni l'ampiezza dei territori controllati da queste istituzioni crebbe notevolmente e la lo-ro influenza si fece sentire per tutto il Medioevo. Un punto di rottura è segnato, nel XIII secolo, dall'inizio dei contrasti tra i comuni di Bologna e Modena: una lunga serie di scon-tri e battaglie, tanto sul campo che diplomatiche, destinata a pro-trarsi per secoli, e a segnare profondamente il territorio in questio-ne, posizionato nei pressi del confine tra i possedimenti delle due città. Nella stessa epoca, notevole importanza assunse...
2010
160
9788890311086
Benni, M., Degli Esposti, V., Gherardi, M., Piancastelli, M.G., Vianello, G., Vittori Antisari, L. (2010). Repertorio dei beni ambientali e culturali dell'Appennino Bolognese. Comune di Monte S. Pietro. BOLOGNA : ISEA - Istituto per lo sviluppo economico dell'Appennino Centro-Settentrionale.
Benni, M.; Degli Esposti, V.; Gherardi, M.; Piancastelli, M. G.; Vianello, G.; Vittori Antisari, L.
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