Il legame tra i fruitori e il patrimonio è in continua evoluzione, così come il concetto stesso di Cultural Heritage. Il periodo di pandemia da Covid-19 ha accelerato il ritmo di alcuni aspetti di questo cambiamento, interessando in particolar modo il patrimonio culturale tangibile: sintomo più evidente è stata l’assenza dei visitatori nei luoghi della cultura durante lunghi periodi. L’effetto della pandemia ha portato inoltre ad una difficoltà nella gestione delle attività di conservazione, sia quelle programmate – causando ritardi nel calendario delle attività – che quelle “d’urgenza”. In questo quadro complesso, emerge con maggiore evidenza come una buona gestione del bene comprende prima di tutto buone pratiche di conservazione che possano mettere al sicuro il patrimonio da eventi imprevisti: se le condizioni del contesto di conservazione sono ottimali per la “salute” del bene, infatti, la necessità di interventi d’urgenza decresce. Inoltre, se la vita – anche economica – dei siti della cultura dipende come fattore principale dal numero di visitatori che possono percorrerli e goderne, la ricerca scientifica deve proiettarsi a trovare le migliori soluzioni per garantire la presenza delle persone in sicurezza. Tra queste vanno privilegiate le nuove tecnologie per l’accesso e per il controllo dell’ambiente indoor. Uno dei sistemi per ovviare alla lunga assenza delle persone nei musei è stato quello di aumentare e migliorare la divulgazione culturale e scientifica tramite le piattaforme informatiche: il digitale come mezzo di “fruizione a distanza” e suoi effetti (tra questi quello di aver accelerato la transizione digitale) dovranno essere studiati nel lungo periodo, per capire come questa modalità possa coesistere ed esaltare la necessaria fruizione in presenza. Il virtuale inteso come “simulazione” della realtà capace di prevedere e testare scenari (sistemi BIM, GIS, Cloud, ecc…) è diventato uno strumento di supporto vincente, sia nella previsione/gestione del rischio che nella possibilità di affinare le tecnologie prima che esse siano applicate al reale, e si configura come un “cambio di passo” notevole. In questa sessione verranno quindi accolti e presentati contributi che mettano l’accento sui nuovi modi di fruizione del patrimonio e il ruolo di tecnologia e digitalizzazione, utilizzando questi ultimi anni difficili come matrice di un cambiamento necessario.
Marco Pretelli, A.U. (2024). Cambio di passo. La fruizione del patrimonio architettonico dopo la pandemia. Torino : AISU international.
Cambio di passo. La fruizione del patrimonio architettonico dopo la pandemia
Marco Pretelli;Andrea Ugolini;Leila Signorelli;Alessia Zampini;Maria Antonietta De Vivo
2024
Abstract
Il legame tra i fruitori e il patrimonio è in continua evoluzione, così come il concetto stesso di Cultural Heritage. Il periodo di pandemia da Covid-19 ha accelerato il ritmo di alcuni aspetti di questo cambiamento, interessando in particolar modo il patrimonio culturale tangibile: sintomo più evidente è stata l’assenza dei visitatori nei luoghi della cultura durante lunghi periodi. L’effetto della pandemia ha portato inoltre ad una difficoltà nella gestione delle attività di conservazione, sia quelle programmate – causando ritardi nel calendario delle attività – che quelle “d’urgenza”. In questo quadro complesso, emerge con maggiore evidenza come una buona gestione del bene comprende prima di tutto buone pratiche di conservazione che possano mettere al sicuro il patrimonio da eventi imprevisti: se le condizioni del contesto di conservazione sono ottimali per la “salute” del bene, infatti, la necessità di interventi d’urgenza decresce. Inoltre, se la vita – anche economica – dei siti della cultura dipende come fattore principale dal numero di visitatori che possono percorrerli e goderne, la ricerca scientifica deve proiettarsi a trovare le migliori soluzioni per garantire la presenza delle persone in sicurezza. Tra queste vanno privilegiate le nuove tecnologie per l’accesso e per il controllo dell’ambiente indoor. Uno dei sistemi per ovviare alla lunga assenza delle persone nei musei è stato quello di aumentare e migliorare la divulgazione culturale e scientifica tramite le piattaforme informatiche: il digitale come mezzo di “fruizione a distanza” e suoi effetti (tra questi quello di aver accelerato la transizione digitale) dovranno essere studiati nel lungo periodo, per capire come questa modalità possa coesistere ed esaltare la necessaria fruizione in presenza. Il virtuale inteso come “simulazione” della realtà capace di prevedere e testare scenari (sistemi BIM, GIS, Cloud, ecc…) è diventato uno strumento di supporto vincente, sia nella previsione/gestione del rischio che nella possibilità di affinare le tecnologie prima che esse siano applicate al reale, e si configura come un “cambio di passo” notevole. In questa sessione verranno quindi accolti e presentati contributi che mettano l’accento sui nuovi modi di fruizione del patrimonio e il ruolo di tecnologia e digitalizzazione, utilizzando questi ultimi anni difficili come matrice di un cambiamento necessario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.