Il Tractatus moralis predicandus in ciuitate pestilenciata di Bartolomeo da Ferrara, domenicano e inquisitore nella città, scritto nel 1424 durante uno dei focolai di peste che colpirono Ferrara e l’Europa nel Quattrocento, consta di quattro libri dedicati alle cause indicative, induttive, espulsive, rimediative della peste, secondo lo schema dei testi medici. Esso risulta essere, tra i non molti sermoni sulla pestilenza del sec. XV, la più ampia trattazione de peste finora reperita nell’oratoria sacra. Il testo, pur offrendo osservazioni pertinenti anche su temi naturalistici e medici, tratta l’argomento in termini religiosi, pastorali, scritturali e teologici e ha per fine l’incitamento alla penitenza e alla correzione morale, veri rimedi contro i peccati – male dell’anima – che provocano il male del corpo e in particolare la peste. Il Tractatus si propone così quasi come una Pestchrift moralis, o anche come un manuale di predicazione possibile in città colpite dalla peste. L’ampia introduzione all’edizione critica, curata da Giovanni Paolo Maggioni, pone lo scritto di Bartolomeo in relazione alla situazione storica delle città di Padova, Ferrara e Bologna, colpite dalla peste, e lo rapporta alla trattatistica medica locale e contemporanea (Tommaso Duranti). Il confronto con i sermoni de peste dei predicatori del Quattrocento – Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano, Antonio Bettini, Bernardino de Busti – permette di individuare la specifica cifra del trattato, scritturale e teologica, di ‘medicina spirituale’ offerta alla città ‘pestilenziata’ (Chiara Crisciani)
C. Crisciani, T.D. (2024). Tractatus predicandus in ciuitate pestilenciata. Firenze : Sismel - Edizioni del Galluzzo.
Tractatus predicandus in ciuitate pestilenciata
T. Duranti;
2024
Abstract
Il Tractatus moralis predicandus in ciuitate pestilenciata di Bartolomeo da Ferrara, domenicano e inquisitore nella città, scritto nel 1424 durante uno dei focolai di peste che colpirono Ferrara e l’Europa nel Quattrocento, consta di quattro libri dedicati alle cause indicative, induttive, espulsive, rimediative della peste, secondo lo schema dei testi medici. Esso risulta essere, tra i non molti sermoni sulla pestilenza del sec. XV, la più ampia trattazione de peste finora reperita nell’oratoria sacra. Il testo, pur offrendo osservazioni pertinenti anche su temi naturalistici e medici, tratta l’argomento in termini religiosi, pastorali, scritturali e teologici e ha per fine l’incitamento alla penitenza e alla correzione morale, veri rimedi contro i peccati – male dell’anima – che provocano il male del corpo e in particolare la peste. Il Tractatus si propone così quasi come una Pestchrift moralis, o anche come un manuale di predicazione possibile in città colpite dalla peste. L’ampia introduzione all’edizione critica, curata da Giovanni Paolo Maggioni, pone lo scritto di Bartolomeo in relazione alla situazione storica delle città di Padova, Ferrara e Bologna, colpite dalla peste, e lo rapporta alla trattatistica medica locale e contemporanea (Tommaso Duranti). Il confronto con i sermoni de peste dei predicatori del Quattrocento – Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano, Antonio Bettini, Bernardino de Busti – permette di individuare la specifica cifra del trattato, scritturale e teologica, di ‘medicina spirituale’ offerta alla città ‘pestilenziata’ (Chiara Crisciani)File | Dimensione | Formato | |
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