In assenza di un test specifico che permetta di valutare “l’inconsistenza” (in inglese, inconsistency) del disturbo fonologico nei bambini italofoni, a 24 soggetti (3–6 anni) è stata somministrata una prova di denominazione per misurare la percentuale di variabilità delle loro realizzazioni. Tale prova rappresenta l’adattamento di un analogo test anglosassone già standardizzato (DEAD; Dodd et al. 2002) e include 25 parole ricavate dal questionario Il Primo Vocabolario del Bambino (PVB; Caselli et al. 2016). Seguendo le indicazioni della letteratura, il compito è stato proposto ai partecipanti per tre volte nell’arco della stessa seduta. Al termine, è stata calcolata la percentuale di inconsistenza ed è stata accertata la presenza di un disturbo fonologico “inconsistente” (i.e., inconsistent phonological disorder) qualora la percentuale avesse uguagliato o superato il 40% del totale. Sono stati poi confrontati i profili funzionali dei 24 bambini. Per rilevare le principali distinzioni tra i due gruppi (gruppo C — Disturbo Fonologico Consistente e gruppo I — Disturbo Fonologico Inconsistente), sono stati indagati vari parametri quantitativi delle produzioni verbali: intelligibilità, Percentuale di Consonanti Corrette (PCC), Lunghezza Fonologica Media dell’Enunciato (LFME) e parole idiosincratiche. L’analisi statistica dimostra che i soggetti con disturbo fonologico “inconsistente” si contraddistinguono per valori significativamente inferiori di PCC, LFME e intelligibilità, nonché per un numero superiore di parole idiosincratiche.
Giacomo Cappelli, G.G. (2023). Disturbo fonologico inconsistente. Una prova per valutare la natura del disordine in bambini con L1 italiano. Roma : Aracne.
Disturbo fonologico inconsistente. Una prova per valutare la natura del disordine in bambini con L1 italiano
Gloria Gagliardi;
2023
Abstract
In assenza di un test specifico che permetta di valutare “l’inconsistenza” (in inglese, inconsistency) del disturbo fonologico nei bambini italofoni, a 24 soggetti (3–6 anni) è stata somministrata una prova di denominazione per misurare la percentuale di variabilità delle loro realizzazioni. Tale prova rappresenta l’adattamento di un analogo test anglosassone già standardizzato (DEAD; Dodd et al. 2002) e include 25 parole ricavate dal questionario Il Primo Vocabolario del Bambino (PVB; Caselli et al. 2016). Seguendo le indicazioni della letteratura, il compito è stato proposto ai partecipanti per tre volte nell’arco della stessa seduta. Al termine, è stata calcolata la percentuale di inconsistenza ed è stata accertata la presenza di un disturbo fonologico “inconsistente” (i.e., inconsistent phonological disorder) qualora la percentuale avesse uguagliato o superato il 40% del totale. Sono stati poi confrontati i profili funzionali dei 24 bambini. Per rilevare le principali distinzioni tra i due gruppi (gruppo C — Disturbo Fonologico Consistente e gruppo I — Disturbo Fonologico Inconsistente), sono stati indagati vari parametri quantitativi delle produzioni verbali: intelligibilità, Percentuale di Consonanti Corrette (PCC), Lunghezza Fonologica Media dell’Enunciato (LFME) e parole idiosincratiche. L’analisi statistica dimostra che i soggetti con disturbo fonologico “inconsistente” si contraddistinguono per valori significativamente inferiori di PCC, LFME e intelligibilità, nonché per un numero superiore di parole idiosincratiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.