Il saggio è dedicato a una categoria molto attuale e controversa, il Modernismo, oggetto di un vivace dibattito negli ultimi decenni sia in ambito italiano che internazionale. Dopo una prima parte di tipo descrittivo e nomenclatorio, che mostra la difficoltà di definire in modo univoco il modernismo, il discorso si allarga a una possibile ricerca di tratti salienti e somiglianze di famiglia tra i vari modernismi, in una cronologia e in una geografia letteraria che tendono ad espandersi. Nell'ultima, più critica sezione, il saggio torna quindi alla ragione profonda dell'high modernism e al suo problematico rapporto con la tradizione, la cultura e europea e più in generale il capitalismo borghese. Ne affiora l’ambiguità insolubile, forse la cattiva coscienza del modernismo, il suo principio intrinsecamente distruttivo. Da un lato la lotta con la forma, il culto dello stile, il corpo a corpo con la lingua, anche l’isolamento sdegnoso dell’artista che gli ha attirato le classiche accuse di elitismo. Dall’altro la matrice storica, forse la faccia oscura che il modernismo finge di non vedere: il fatto di essere un prodotto dello stesso processo a cui si vorrebbe contrapporre, cioè la modernizzazione capitalista nella sua accelerazione frenetica a inizio Novecento
La faccia oscura del modernismo
Federico Bertoni
2024
Abstract
Il saggio è dedicato a una categoria molto attuale e controversa, il Modernismo, oggetto di un vivace dibattito negli ultimi decenni sia in ambito italiano che internazionale. Dopo una prima parte di tipo descrittivo e nomenclatorio, che mostra la difficoltà di definire in modo univoco il modernismo, il discorso si allarga a una possibile ricerca di tratti salienti e somiglianze di famiglia tra i vari modernismi, in una cronologia e in una geografia letteraria che tendono ad espandersi. Nell'ultima, più critica sezione, il saggio torna quindi alla ragione profonda dell'high modernism e al suo problematico rapporto con la tradizione, la cultura e europea e più in generale il capitalismo borghese. Ne affiora l’ambiguità insolubile, forse la cattiva coscienza del modernismo, il suo principio intrinsecamente distruttivo. Da un lato la lotta con la forma, il culto dello stile, il corpo a corpo con la lingua, anche l’isolamento sdegnoso dell’artista che gli ha attirato le classiche accuse di elitismo. Dall’altro la matrice storica, forse la faccia oscura che il modernismo finge di non vedere: il fatto di essere un prodotto dello stesso processo a cui si vorrebbe contrapporre, cioè la modernizzazione capitalista nella sua accelerazione frenetica a inizio NovecentoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.