Questa nuova edizione di Media e tecnologie per la didattica ha per oggetto le tecnologie digitali e come obiettivo quello di capire come la loro presenza modifichi l’ecosistema di cui la scuola, la formazione e la professionalità docente sono parte. Ne sono destinatari: studenti, futuri insegnanti della scuola primaria e secondaria, docenti in servizio e ricercatori. La prospettiva di analisi adottata è diversa sia dal tecnoscetticismo di ritorno (oggi molto di moda), sia dal facile ottimismo dei tecnoentusiasti. Non condividiamo, di queste due posizioni, né l’idea che in fondo le tecnologie servano a poco, se non addirittura a peggiorare gli apprendimenti, né l’assunto che la loro sola presenza garantisca una reale possibilità per “migliorare” la didattica. Il problema non è né di tipo sommativo, né di tipo sottrattivo: le tecnologie digitali sono semplicemente parte di un milieu socio-culturale che le vede protagoniste del modo in cui si produce conoscenza, si creano e si mantengono relazioni a livello individuale e sociale, si producono rappresentazioni del mondo e degli altri. Come suggerisce Mirzoeff, si tratta di media commons, sia nel senso del loro carattere marcatamente comunitario, sia nel senso del loro appartenere alle pratiche quotidiane di costruzione e di condivisione del senso ai diversi livelli. Per queste ragioni, l’approccio che fa da sfondo ai capitoli del volume (e che trova nell’introduzione un piccolo manifesto) è di tipo socio-tecnologico e culturalista. Socio-tecnologico perché equidistante dagli opposti determinismi: il determinismo tecnologico, convinto che le tecnologie producano effetti a prescindere; il determinismo sociologico, per il quale, invece, la tecnologia non esiste, ma esistono solo gli usi sociali che se ne possono fare. Il problema non è cosa ci faccia la tecnologia, o cosa noi facciamo con la tecnologia, ma quel che succede tra noi ed essa. Culturalista perché improntato a una considerazione olistica del fenomeno che lo legge come parte di un più vasto tessuto culturale. Se per cultura intendiamo “un intero modo di vita”, è innegabile che oggi la tecnologia rappresenti una componente essenziale della nostra cultura. Così occorre considerarla anche quando la si colloca in scuola. Al di là di una comprensione strumentale, o linguistica, una lettura culturale (forse meglio, culturalista) della tecnologia la pensa come spazio di produzione di senso: il fare significati è cognizione, emozione, relazione, socialità, storia, cittadinanza. Pertanto, parlare oggi di tecnologie rimette in discussione la didattica nei suoi vari aspetti, sia che in classe sia presente o no il computer, poiché il digitale modifica il processo di costruzione dei significati. Fin qui la presentazione del libro nella sua prima edizione del 2018, che confermiamo in toto. Ma occorre anche dire che i 5 anni trascorsi da allora e l’esperienza della pandemia hanno avuto un impatto non secondario sulla nostra cultura.
Pier Cesare Rivoltella, Pier Giuseppe Rossi (2024). Tecnologie per l'educazione. Milano : Pearson.
Tecnologie per l'educazione
Pier Cesare Rivoltella;
2024
Abstract
Questa nuova edizione di Media e tecnologie per la didattica ha per oggetto le tecnologie digitali e come obiettivo quello di capire come la loro presenza modifichi l’ecosistema di cui la scuola, la formazione e la professionalità docente sono parte. Ne sono destinatari: studenti, futuri insegnanti della scuola primaria e secondaria, docenti in servizio e ricercatori. La prospettiva di analisi adottata è diversa sia dal tecnoscetticismo di ritorno (oggi molto di moda), sia dal facile ottimismo dei tecnoentusiasti. Non condividiamo, di queste due posizioni, né l’idea che in fondo le tecnologie servano a poco, se non addirittura a peggiorare gli apprendimenti, né l’assunto che la loro sola presenza garantisca una reale possibilità per “migliorare” la didattica. Il problema non è né di tipo sommativo, né di tipo sottrattivo: le tecnologie digitali sono semplicemente parte di un milieu socio-culturale che le vede protagoniste del modo in cui si produce conoscenza, si creano e si mantengono relazioni a livello individuale e sociale, si producono rappresentazioni del mondo e degli altri. Come suggerisce Mirzoeff, si tratta di media commons, sia nel senso del loro carattere marcatamente comunitario, sia nel senso del loro appartenere alle pratiche quotidiane di costruzione e di condivisione del senso ai diversi livelli. Per queste ragioni, l’approccio che fa da sfondo ai capitoli del volume (e che trova nell’introduzione un piccolo manifesto) è di tipo socio-tecnologico e culturalista. Socio-tecnologico perché equidistante dagli opposti determinismi: il determinismo tecnologico, convinto che le tecnologie producano effetti a prescindere; il determinismo sociologico, per il quale, invece, la tecnologia non esiste, ma esistono solo gli usi sociali che se ne possono fare. Il problema non è cosa ci faccia la tecnologia, o cosa noi facciamo con la tecnologia, ma quel che succede tra noi ed essa. Culturalista perché improntato a una considerazione olistica del fenomeno che lo legge come parte di un più vasto tessuto culturale. Se per cultura intendiamo “un intero modo di vita”, è innegabile che oggi la tecnologia rappresenti una componente essenziale della nostra cultura. Così occorre considerarla anche quando la si colloca in scuola. Al di là di una comprensione strumentale, o linguistica, una lettura culturale (forse meglio, culturalista) della tecnologia la pensa come spazio di produzione di senso: il fare significati è cognizione, emozione, relazione, socialità, storia, cittadinanza. Pertanto, parlare oggi di tecnologie rimette in discussione la didattica nei suoi vari aspetti, sia che in classe sia presente o no il computer, poiché il digitale modifica il processo di costruzione dei significati. Fin qui la presentazione del libro nella sua prima edizione del 2018, che confermiamo in toto. Ma occorre anche dire che i 5 anni trascorsi da allora e l’esperienza della pandemia hanno avuto un impatto non secondario sulla nostra cultura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.