In questo contributo si presenteranno brevemente i Trois poèmes de Stéphane Mallarmé di Claude Debussy; in seguito, si esaminerà la fedeltà di queste tre mélodies per voce e pianoforte alla loro fonte: le poesie Soupir, Placet Futile ed Éventail (de Mlle Mallarmé) [Mallarmé 1998]. Prima di procedere nell’analisi, sarà opportuno accennare alcuni punti introduttivi sulla comparazione tra poesia e musica, in particolare nel Simbolismo. Innanzitutto, poesia e musica si prestano a un’associazione più stretta di altre arti, in quanto entrambe, secondo la storica divisione di Gotthold Ephraim Lessing [1766], sono arti temporali, che si svolgono rispettivamente nel tempo della lettura e dell’ascolto. Esse esistono non solo nello spazio della pagina scritta, ma nella dimensione sonora, come ricorda Daniel Albright [2000], pioniere della comparazione tra arti. La concezione della poesia come oggetto acustico, attraverso la sperimentazione sulla sua componente principale, il verso, si afferma nella Francia della seconda metà del diciannovesimo secolo con Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé, i vers- libristes e la fucina d’incontri e fusione artistica che fu il cabaret dello Chat noir. A questo proposito, il critico Gerard Genette [1999, 116] sostiene che si sarebbe verificato un fondamentale passaggio di paradigma, dal Romanticismo al Simbolismo: dall’«Ut pictura poësis», di modello oraziano, all’«Ut musica poësis». Sarà dunque la musica, in quanto arte combinatoria dei suoni, a ispirare la poesia, com’è evidente nella ricerca mallarmeana. Il poeta, infatti, mira a riprodurre le emozioni suscitate nel pubblico da un’orchestra wagneriana attraverso un assiduo ‘creusement’ del verso; dal canto loro, i compositori si cimentano con intonazioni di testi poetici sempre più ardui.
Maria Beatrice Venanzi (2023). I Trois poèmes de Mallarmé di Claude Debussy : intersezioni tra poesia e spartito. Venezia : Edizioni Fondazione Levi.
I Trois poèmes de Mallarmé di Claude Debussy : intersezioni tra poesia e spartito
Maria Beatrice Venanzi
2023
Abstract
In questo contributo si presenteranno brevemente i Trois poèmes de Stéphane Mallarmé di Claude Debussy; in seguito, si esaminerà la fedeltà di queste tre mélodies per voce e pianoforte alla loro fonte: le poesie Soupir, Placet Futile ed Éventail (de Mlle Mallarmé) [Mallarmé 1998]. Prima di procedere nell’analisi, sarà opportuno accennare alcuni punti introduttivi sulla comparazione tra poesia e musica, in particolare nel Simbolismo. Innanzitutto, poesia e musica si prestano a un’associazione più stretta di altre arti, in quanto entrambe, secondo la storica divisione di Gotthold Ephraim Lessing [1766], sono arti temporali, che si svolgono rispettivamente nel tempo della lettura e dell’ascolto. Esse esistono non solo nello spazio della pagina scritta, ma nella dimensione sonora, come ricorda Daniel Albright [2000], pioniere della comparazione tra arti. La concezione della poesia come oggetto acustico, attraverso la sperimentazione sulla sua componente principale, il verso, si afferma nella Francia della seconda metà del diciannovesimo secolo con Paul Verlaine, Stéphane Mallarmé, i vers- libristes e la fucina d’incontri e fusione artistica che fu il cabaret dello Chat noir. A questo proposito, il critico Gerard Genette [1999, 116] sostiene che si sarebbe verificato un fondamentale passaggio di paradigma, dal Romanticismo al Simbolismo: dall’«Ut pictura poësis», di modello oraziano, all’«Ut musica poësis». Sarà dunque la musica, in quanto arte combinatoria dei suoni, a ispirare la poesia, com’è evidente nella ricerca mallarmeana. Il poeta, infatti, mira a riprodurre le emozioni suscitate nel pubblico da un’orchestra wagneriana attraverso un assiduo ‘creusement’ del verso; dal canto loro, i compositori si cimentano con intonazioni di testi poetici sempre più ardui.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.