Da qualche tempo, la lingua spagnola presenta un proliferare consistente di alcuni riempitivi, resi particolarmente popolari dal linguaggio utilizzato dai mass media (Somoano, 2012) parliamo di riempitivi quali "lo que es", "lo que viene siendo", "lo que viene a ser". Utilizzati con il proposito di arricchire o rendere più elegante la comunicazione -specie orale- spesso non sortiscono altro risultato se non quello di diluirla o di renderla ridondante a livello formale, non apportando nulla in termini di contenuto (Domingo, 2018). I parlanti –come tipicamente accade con i riempitivi– tendono a farne un uso inconsapevole e spesso smodato, nelle loro comunicazioni. In "tenemos que redefinir todo lo que es el proceso de salud", ad esempio, la struttura "lo que es" potrebbe essere perfettamente eliminata, senza alterare la correttezza della frase né il suo contenuto linguistico. Ancor più ridondanti possono risultare frasi in cui l’articolo neutro "lo" si associa – in frasi relative- alle formule perifrastiche "viene siendo" e "viene a ser" ("Lo han oido en lo que viene siendo la televisión"/ "Sin salir del puerto y en dirección sur, nos encontramos con lo que viene a ser la plaza mayor de Liverpool"), utilizzate in spagnolo per esprimere un’ampia gamma di valenze modali e aspettuali (Olbertz, 1988). Esistono, beninteso, anche alcuni casi nei quali l’uso di queste tre formule è giustificabile in termini di solidità sintattica del contesto. Dunque ci chiediamo: il parlante ispanofono è in grado di distinguere questi casi da quelli nei quali esse svolgono il mero ruolo di riempitivi? Se ci si pone poi in un’ottica di raffronto interlinguistico tra spagnolo e italiano, ci interroghiamo su quali potrebbero essere le soluzioni traduttive in italiano per i riempitivi coinvolti in questa riflessione, che si fa specialmente interessante per "lo que viene a ser" e "lo que viene siendo": la prima troverebbe un corrispettivo formale diretto nella perifrasi "viene a(d) essere", formula che tuttavia è oramai in disuso, utilizzata solo sporadicamente in contesti comunicativi di registro elevato; la seconda, invece, troverebbe come corrispettivo formale una struttura del tutto agrammaticale in italiano "*viene essendo". Date tali premesse, quali potrebbero essere le soluzioni proposte da un apprendente di italiano ispanofono per rendere le tre formule di riempitivo in questione? Il valore riempitivo sarà ricercato -e ricreato- a livello linguistico nella lingua bersaglio, o sarà neutralizzato? Si rileveranno casi di transfer, nella resa traduttiva di "lo que viene a ser" e "lo que viene siendo"? Per trovare risposte a questi quesiti, si è deciso di creare un test linguistico da sottoporre a gruppi di apprendenti di italiano ispanofoni con diversi livelli di competenza (dall’A1 al C1), selezionati nell’ambito di alcune EOI dell’area di Madrid. Nel caso in cui si rilevino fenomeni di transfer nelle risposte degli informanti, sarà opportuno riflettere sull’opportunità di creare un percorso ispirato alla didattica “in sottrazione” (Della Putta, 2015), che porti gli apprendenti a riconoscere e a gestire correttamente -smarcandosi dal riflesso spontaneo del transfer-, la mancanza totale o parziale di determinati elementi della propria lingua madre nella lingua bersaglio.

Maria Vittoria Ambrosini (2022). "Lo que es": un (im?)prescindibile plenoasmo spagnolo (in?)traducibile in italiano. Frankfurt am Main/Bern/Bruxelles/New York/Oxford/Warszawa/Wien : Peter Lang GmbH [10.5209/cfit.73193].

"Lo que es": un (im?)prescindibile plenoasmo spagnolo (in?)traducibile in italiano

Maria Vittoria Ambrosini
2022

Abstract

Da qualche tempo, la lingua spagnola presenta un proliferare consistente di alcuni riempitivi, resi particolarmente popolari dal linguaggio utilizzato dai mass media (Somoano, 2012) parliamo di riempitivi quali "lo que es", "lo que viene siendo", "lo que viene a ser". Utilizzati con il proposito di arricchire o rendere più elegante la comunicazione -specie orale- spesso non sortiscono altro risultato se non quello di diluirla o di renderla ridondante a livello formale, non apportando nulla in termini di contenuto (Domingo, 2018). I parlanti –come tipicamente accade con i riempitivi– tendono a farne un uso inconsapevole e spesso smodato, nelle loro comunicazioni. In "tenemos que redefinir todo lo que es el proceso de salud", ad esempio, la struttura "lo que es" potrebbe essere perfettamente eliminata, senza alterare la correttezza della frase né il suo contenuto linguistico. Ancor più ridondanti possono risultare frasi in cui l’articolo neutro "lo" si associa – in frasi relative- alle formule perifrastiche "viene siendo" e "viene a ser" ("Lo han oido en lo que viene siendo la televisión"/ "Sin salir del puerto y en dirección sur, nos encontramos con lo que viene a ser la plaza mayor de Liverpool"), utilizzate in spagnolo per esprimere un’ampia gamma di valenze modali e aspettuali (Olbertz, 1988). Esistono, beninteso, anche alcuni casi nei quali l’uso di queste tre formule è giustificabile in termini di solidità sintattica del contesto. Dunque ci chiediamo: il parlante ispanofono è in grado di distinguere questi casi da quelli nei quali esse svolgono il mero ruolo di riempitivi? Se ci si pone poi in un’ottica di raffronto interlinguistico tra spagnolo e italiano, ci interroghiamo su quali potrebbero essere le soluzioni traduttive in italiano per i riempitivi coinvolti in questa riflessione, che si fa specialmente interessante per "lo que viene a ser" e "lo que viene siendo": la prima troverebbe un corrispettivo formale diretto nella perifrasi "viene a(d) essere", formula che tuttavia è oramai in disuso, utilizzata solo sporadicamente in contesti comunicativi di registro elevato; la seconda, invece, troverebbe come corrispettivo formale una struttura del tutto agrammaticale in italiano "*viene essendo". Date tali premesse, quali potrebbero essere le soluzioni proposte da un apprendente di italiano ispanofono per rendere le tre formule di riempitivo in questione? Il valore riempitivo sarà ricercato -e ricreato- a livello linguistico nella lingua bersaglio, o sarà neutralizzato? Si rileveranno casi di transfer, nella resa traduttiva di "lo que viene a ser" e "lo que viene siendo"? Per trovare risposte a questi quesiti, si è deciso di creare un test linguistico da sottoporre a gruppi di apprendenti di italiano ispanofoni con diversi livelli di competenza (dall’A1 al C1), selezionati nell’ambito di alcune EOI dell’area di Madrid. Nel caso in cui si rilevino fenomeni di transfer nelle risposte degli informanti, sarà opportuno riflettere sull’opportunità di creare un percorso ispirato alla didattica “in sottrazione” (Della Putta, 2015), che porti gli apprendenti a riconoscere e a gestire correttamente -smarcandosi dal riflesso spontaneo del transfer-, la mancanza totale o parziale di determinati elementi della propria lingua madre nella lingua bersaglio.
2022
Parole a confronto. Lessicografia, traduzione e didattica tra italiano e spagnolo
99
112
Maria Vittoria Ambrosini (2022). "Lo que es": un (im?)prescindibile plenoasmo spagnolo (in?)traducibile in italiano. Frankfurt am Main/Bern/Bruxelles/New York/Oxford/Warszawa/Wien : Peter Lang GmbH [10.5209/cfit.73193].
Maria Vittoria Ambrosini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/959745
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