Dalla revisione della letteratura sui trattamenti in comunità terapeutiche per disturbi correlati all’uso di sostanze, emergono deboli evidenze di efficacia degli interventi residenziali confrontati con tipi di comunità diverse, in termini di esiti legati all’uso di sostanze ed alla ritenzione in trattamento (Cochrane Drugs and Alcohol Group, 2008; Amato et al., 2009). Tuttavia nonostante l’assenza di prove disponibili in grado di identificare l’elettività di un singolo percorso, la comunità scientifica concorda nel ritenere auspicabile affrontare la complessità del disturbo da dipendenza da sostanze associando le terapie farmacologiche a interventi psicosociali (Camposeragna, 2005; De Angeli, 2001). Di fatto l’eterogeneità culturale delle persone che si rivolgono ai servizi e le caratteristiche delle modalità di assunzione delle sostanze (eroina primaria, cocaina primaria, secondaria associata all’eroina, poliassunzione, alcolismo), richiedono trattamenti orientati ai bisogni di salute del paziente e operatori professionali con competenze specifiche. Di fronte a questi nuovi scenari nasce l’esigenza di ripensare complessivamente l’assessment della cura e l’organizzazione del sistema dei servizi, offrendo percorsi residenziali sufficientemente differenziati, flessibili, accoglienti e prossimi alla domanda (EMCDDA, 2007). Un assunto importante, condiviso dalla comunità scientifica, è che non vi è un trattamento universalmente valido per la cura della tossicodipendenza, ma sono spesso necessari diversi trattamenti variamente combinati nel corso del tempo (Prendergast et al., 2002). L’obiettivo dello studio è pertanto quello di valutare i differenti programmi terapeutici offerti dalle diverse tipologie di strutture residenziali accreditate in base ai bisogni assistenziali dei pazienti. Con il termine “esito” si è voluto intendere la conseguenza dell’azione dei trattamenti seguiti dai pazienti, sintetizzata nella valutazione data dagli operatori di riferimento dei casi, rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel programma terapeutico. La conclusione positiva del programma terapeutico si ipotizza sia correlata, come ampiamente dimostrato, ad una sospensione dell’uso di sostanze e al miglioramento della qualità della vita dopo il trattamento. Specularmente l’interruzione del programma viene letta come una mancata appropriatezza nel matching tra paziente, trattamento, terapeuta e setting.
Sorio Cristina, Pasetti Paolo, Orlando Alessio (2016). Valutazione di esito dei percorsi assistenziali di pazienti in trattamento nelle strutture residenziali accreditate della provincia di Ferrara. Pisa : Pisa University Press.
Valutazione di esito dei percorsi assistenziali di pazienti in trattamento nelle strutture residenziali accreditate della provincia di Ferrara
Pasetti Paolo;
2016
Abstract
Dalla revisione della letteratura sui trattamenti in comunità terapeutiche per disturbi correlati all’uso di sostanze, emergono deboli evidenze di efficacia degli interventi residenziali confrontati con tipi di comunità diverse, in termini di esiti legati all’uso di sostanze ed alla ritenzione in trattamento (Cochrane Drugs and Alcohol Group, 2008; Amato et al., 2009). Tuttavia nonostante l’assenza di prove disponibili in grado di identificare l’elettività di un singolo percorso, la comunità scientifica concorda nel ritenere auspicabile affrontare la complessità del disturbo da dipendenza da sostanze associando le terapie farmacologiche a interventi psicosociali (Camposeragna, 2005; De Angeli, 2001). Di fatto l’eterogeneità culturale delle persone che si rivolgono ai servizi e le caratteristiche delle modalità di assunzione delle sostanze (eroina primaria, cocaina primaria, secondaria associata all’eroina, poliassunzione, alcolismo), richiedono trattamenti orientati ai bisogni di salute del paziente e operatori professionali con competenze specifiche. Di fronte a questi nuovi scenari nasce l’esigenza di ripensare complessivamente l’assessment della cura e l’organizzazione del sistema dei servizi, offrendo percorsi residenziali sufficientemente differenziati, flessibili, accoglienti e prossimi alla domanda (EMCDDA, 2007). Un assunto importante, condiviso dalla comunità scientifica, è che non vi è un trattamento universalmente valido per la cura della tossicodipendenza, ma sono spesso necessari diversi trattamenti variamente combinati nel corso del tempo (Prendergast et al., 2002). L’obiettivo dello studio è pertanto quello di valutare i differenti programmi terapeutici offerti dalle diverse tipologie di strutture residenziali accreditate in base ai bisogni assistenziali dei pazienti. Con il termine “esito” si è voluto intendere la conseguenza dell’azione dei trattamenti seguiti dai pazienti, sintetizzata nella valutazione data dagli operatori di riferimento dei casi, rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel programma terapeutico. La conclusione positiva del programma terapeutico si ipotizza sia correlata, come ampiamente dimostrato, ad una sospensione dell’uso di sostanze e al miglioramento della qualità della vita dopo il trattamento. Specularmente l’interruzione del programma viene letta come una mancata appropriatezza nel matching tra paziente, trattamento, terapeuta e setting.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.