Nel Novecento, la Commedia dantesca è stata oggetto di numerose riscritture ma pochi autori sono riusciti ad entrare con efficacia sia nello spazio immaginario sia nella lingua inventati da Dante. Tra questi, lo scrittore sperimentale Giorgio Manganelli (1922-1990) ha creato con i suoi libri una serie di espansioni della Commedia, dando vita a un magma linguistico innovativo a partire dalla matrice dantesca. Come affermava Angelo Guglielmi a proposito dell’opera d’esordio, Hilarotragoedia (1964): «Manganelli ci propone piuttosto un inferno linguistico. La lingua è l’Ade che cercava». In particolare, il mio intervento si concentra sull’analisi di un’opera tarda di Manganelli intitolata Dall’inferno (1985), nella quale si narra il resoconto di un aspirante esploratore dell’Aldilà che guidato da una voce inattendibile si perde in un labirinto in continua mutazione. A differenza di Calvino che proponeva di sfidare il labirinto dell’inferno quotidiano per dare ordine al caos, Manganelli concepisce l’inferno dantesco come uno spazio deformabile e componibile, che muta in relazione ai nuovi parametri culturali e alla mentalità dell’uomo contemporaneo, così non può mai dissolversi ma anzi continua a persistere indifferente a qualsiasi tentativo di salvezza ultraterrena. Il tradimento della solida architettura della Commedia in realtà è un profondo omaggio alla multiforme fantasia e alla creatività linguistica di Dante.
Filippo Milani (2023). L'inferno labirintico di Giorgio Manganelli. Roma : Viella.
L'inferno labirintico di Giorgio Manganelli
Filippo Milani
2023
Abstract
Nel Novecento, la Commedia dantesca è stata oggetto di numerose riscritture ma pochi autori sono riusciti ad entrare con efficacia sia nello spazio immaginario sia nella lingua inventati da Dante. Tra questi, lo scrittore sperimentale Giorgio Manganelli (1922-1990) ha creato con i suoi libri una serie di espansioni della Commedia, dando vita a un magma linguistico innovativo a partire dalla matrice dantesca. Come affermava Angelo Guglielmi a proposito dell’opera d’esordio, Hilarotragoedia (1964): «Manganelli ci propone piuttosto un inferno linguistico. La lingua è l’Ade che cercava». In particolare, il mio intervento si concentra sull’analisi di un’opera tarda di Manganelli intitolata Dall’inferno (1985), nella quale si narra il resoconto di un aspirante esploratore dell’Aldilà che guidato da una voce inattendibile si perde in un labirinto in continua mutazione. A differenza di Calvino che proponeva di sfidare il labirinto dell’inferno quotidiano per dare ordine al caos, Manganelli concepisce l’inferno dantesco come uno spazio deformabile e componibile, che muta in relazione ai nuovi parametri culturali e alla mentalità dell’uomo contemporaneo, così non può mai dissolversi ma anzi continua a persistere indifferente a qualsiasi tentativo di salvezza ultraterrena. Il tradimento della solida architettura della Commedia in realtà è un profondo omaggio alla multiforme fantasia e alla creatività linguistica di Dante.File | Dimensione | Formato | |
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