In questo saggio si tenterà di avvicinare la riflessione linguistica araba classica allo studio della grammatica in classe, seguendo il principio secondo il quale lo studio approfondito di regole come quella più centrale nel trattato che andremo ad esaminare, la Risāla fī iʿrāb lā ilàha illā Allàh attribuita a Ibn Hišām al-Anṣārī1, cioè il taqdīr - la forma soggiacente – possa aiutare il discente nella comprensione della sintassi araba, migliorando così la qualità della comprensione delle analisi sintattiche e dunque le capacità dei discenti per quanto riguarda la lettura e la comprensione e la produzione, scritta soprattutto. L’autore di questo breve trattato focalizza la sua analisi sulla marca del caso e sulla sintassi del tawḥīd, e in particolare sulla parola Allàh. Dopo aver elencato le diverse opinioni e aspetti in favore delle due vocalizzazioni possibili – marfūʿ e manṣūb - il grammatico fa uno studio puntuale della questione attraverso l’uso di teorie grammaticali che possiamo ancor oggi considerare avanzate e, nell’ottica dell’insegnamento della lingua araba, incredibilmente argute. Inizieremo con lo studio del trattato, evidenziandone prima la struttura e poi addentrandoci nel tema più squisitamente linguistico: l’’iʿrāb, la reggenza di lā e di illā e del badal. Tali temi saranno spiegati e poi analizzati nel contesto della Risāla. Nella parte successiva dell’articolo proveremo a fare un confronto tra la moderna grammatica generativa e la grammatica medievale, avvicinando così due sistemi lontani nel tempo, ma vicini nei modi di analisi. Infine, cercheremo di capire in quale modo lo studio della grammatica medievale possa essere di grande aiuto al discente anche nella comprensione di regole di uso comune.
Ilaria Cicola (2018). Usare la grammatica medievale per l’insegnamento dell’arabo, il caso della struttura soggiacente. Roma : ROMATRE-PRESS [10.13134/978-88-94885-82-8/7].
Usare la grammatica medievale per l’insegnamento dell’arabo, il caso della struttura soggiacente
Ilaria Cicola
2018
Abstract
In questo saggio si tenterà di avvicinare la riflessione linguistica araba classica allo studio della grammatica in classe, seguendo il principio secondo il quale lo studio approfondito di regole come quella più centrale nel trattato che andremo ad esaminare, la Risāla fī iʿrāb lā ilàha illā Allàh attribuita a Ibn Hišām al-Anṣārī1, cioè il taqdīr - la forma soggiacente – possa aiutare il discente nella comprensione della sintassi araba, migliorando così la qualità della comprensione delle analisi sintattiche e dunque le capacità dei discenti per quanto riguarda la lettura e la comprensione e la produzione, scritta soprattutto. L’autore di questo breve trattato focalizza la sua analisi sulla marca del caso e sulla sintassi del tawḥīd, e in particolare sulla parola Allàh. Dopo aver elencato le diverse opinioni e aspetti in favore delle due vocalizzazioni possibili – marfūʿ e manṣūb - il grammatico fa uno studio puntuale della questione attraverso l’uso di teorie grammaticali che possiamo ancor oggi considerare avanzate e, nell’ottica dell’insegnamento della lingua araba, incredibilmente argute. Inizieremo con lo studio del trattato, evidenziandone prima la struttura e poi addentrandoci nel tema più squisitamente linguistico: l’’iʿrāb, la reggenza di lā e di illā e del badal. Tali temi saranno spiegati e poi analizzati nel contesto della Risāla. Nella parte successiva dell’articolo proveremo a fare un confronto tra la moderna grammatica generativa e la grammatica medievale, avvicinando così due sistemi lontani nel tempo, ma vicini nei modi di analisi. Infine, cercheremo di capire in quale modo lo studio della grammatica medievale possa essere di grande aiuto al discente anche nella comprensione di regole di uso comune.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


