E' noto che importanti testimonianze della vita dell’uomo arcaico, quelle che oggi noi chiamiamo artistiche, impresse prima nelle caverne rocciose e poi nelle tombe antiche, erano in origine avvolte nella totale oscurità. Caverne, templi, chiese, palazzi con stanze allestite, Wunderkammern e poi musei privati e pubblici, scandiscono in qualche modo un graduale cammino degli spazi museali in rapporto alla visibilità delle opere d’arte. Questa visibilità a sua volta può essere intesa come un lento approssimarsi delle cose alla luminosità: dall’oscurità primigenia, passando per la penombra degli spazi di culto, fino alla luce soffusa dei musei della modernità. In ultimo, la visibilità esibita e luminosa dell’opera in relazione agli spazi dei musei contemporanei. Lo studiolo di un artista, per esempio, esprime bene a mio avviso questa idea di primigenio e soffuso caos-ordinato orientato allo stupore dello sguardo. In questo percorso, storico e metafisico a un tempo, gioca un ruolo importante il significato che assume il posarsi dello sguardo dell’uomo sulle cose del mondo. Per l’arte e per l’invenzione degli spazi museali, lo sguardo del mondo e non sul mondo come desidera un certo positivismo moderno, rappresenta una sorta di baricentro dell’esistenza. Questo testo si interroga sui nessi tra sguardo, gesto compositivo e invenzione dello spazio per l’opera d’arte. Attraverso questi nessi si cerca altresì di risalire all’esperienza originaria che lega la memoria e la trascendenza della poiesis architettonica. Non ultimo l’aspetto singolare della propria autobiografia. Parole chiave Sguardo e museo - Esperienza, spazio, opera - Teoria e progetto
Ildebrando Clemente (2023). Sguardo e museo.. Firenze : Aion.
Sguardo e museo.
Ildebrando Clemente
2023
Abstract
E' noto che importanti testimonianze della vita dell’uomo arcaico, quelle che oggi noi chiamiamo artistiche, impresse prima nelle caverne rocciose e poi nelle tombe antiche, erano in origine avvolte nella totale oscurità. Caverne, templi, chiese, palazzi con stanze allestite, Wunderkammern e poi musei privati e pubblici, scandiscono in qualche modo un graduale cammino degli spazi museali in rapporto alla visibilità delle opere d’arte. Questa visibilità a sua volta può essere intesa come un lento approssimarsi delle cose alla luminosità: dall’oscurità primigenia, passando per la penombra degli spazi di culto, fino alla luce soffusa dei musei della modernità. In ultimo, la visibilità esibita e luminosa dell’opera in relazione agli spazi dei musei contemporanei. Lo studiolo di un artista, per esempio, esprime bene a mio avviso questa idea di primigenio e soffuso caos-ordinato orientato allo stupore dello sguardo. In questo percorso, storico e metafisico a un tempo, gioca un ruolo importante il significato che assume il posarsi dello sguardo dell’uomo sulle cose del mondo. Per l’arte e per l’invenzione degli spazi museali, lo sguardo del mondo e non sul mondo come desidera un certo positivismo moderno, rappresenta una sorta di baricentro dell’esistenza. Questo testo si interroga sui nessi tra sguardo, gesto compositivo e invenzione dello spazio per l’opera d’arte. Attraverso questi nessi si cerca altresì di risalire all’esperienza originaria che lega la memoria e la trascendenza della poiesis architettonica. Non ultimo l’aspetto singolare della propria autobiografia. Parole chiave Sguardo e museo - Esperienza, spazio, opera - Teoria e progettoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.