Corporativismo, classi popolari, governo del popolo

Uno dei temi più ricorrenti nella riflessione di Antonio Gramsci è la teorizzazione (più che l'effettiva realizzazione) del corporativismo fascista come strumento di unificazione nazionale. Secondo i progetti del fascismo, infatti, il corporativismo avrebbe dovuto ricomporre i contrasti tra capitale e lavoro, introducendo elementi di regolazione nell'economia di mercato, subordinando quindi gli interessi parziali delle parti sociali a quelli generali della nazione. Al progetto fascista Gramsci non oppone il ritorno a un'impostazione rigidamente classista (e quindi "corporativa" nel senso peggiorativo del termine) della lotta politica, ma una piattaforma più ampia che, almeno in un primo momento, unisca tutti i ceti produttivi - e pertanto "nazionali" e "popolari" - contro i gruppi parassitari (percettori di rendite prima ancora che di profitti). Il saggio ricostruisce la riflessione di Gramsci intorno a questi nodi, ricollegandola con la sua concezione della classe sociale e confrontandola con quella proposta, su un terreno più strettamente storiografico, da Edward Thompson.