Duplice la prospettiva del volume. Esporre, in una prima parte, le difficoltà di varia natura che il nucleare va incontrando nei paesi ad economia di mercato. Nucleare e mercato, questa è la tesi, sono incompatibili. Elevatissimi investimenti, associati ad alta incertezza e rischi, sono insostenibili in un contesto concorrenziale e privatistico ove dominano logiche finanziarie e aspettative di ritorno di breve periodo. Lo dimostra la pochezza delle iniziative in corso. Per contro, il nucleare cresce molto nei paesi emergenti ove prevalgono dirigismo e intervento pubblico. Nella seconda parte, l’autore ripercorre la travagliata storia del nucleare in Italia – dalla fase pionieristica, che ci vide tra i primi paesi a costruire centrali di tal tipo a quella segnata dall’affaire Ippolito; dalla fase della grande illusione, con l’approvazione di faraonici Piani che si risolsero in un immane spreco di risorse, a quella della definitiva uscita a seguito del referendum del 1987 – per trarne insegnamenti per il futuro, nel momento in cui si propone un rientro dell’Italia nel nucleare. Scelta condivisibile, sostiene l’autore, da nuclearista convinto ma non fazioso, ma maledettamente complessa che richiede molte condizioni, a partire da una forte condivisione politica e sociale, per non replicare gli errori del passato e costruire su basi più solide un percorso che possa avere una qualche probabilità di successo in tempi comunque non brevi. Senza che ne derivino altri sprechi di risorse e altre illusioni. Ne abbiamo già patite troppo per sopportarne altre.
A.CLO' (2010). SI FA PRESTO A DIRE NUCLEARE- Riflessioni di un nuclearista non pentito. BOLOGNA : il Mulino.
SI FA PRESTO A DIRE NUCLEARE- Riflessioni di un nuclearista non pentito
CLO', ALBERTO
2010
Abstract
Duplice la prospettiva del volume. Esporre, in una prima parte, le difficoltà di varia natura che il nucleare va incontrando nei paesi ad economia di mercato. Nucleare e mercato, questa è la tesi, sono incompatibili. Elevatissimi investimenti, associati ad alta incertezza e rischi, sono insostenibili in un contesto concorrenziale e privatistico ove dominano logiche finanziarie e aspettative di ritorno di breve periodo. Lo dimostra la pochezza delle iniziative in corso. Per contro, il nucleare cresce molto nei paesi emergenti ove prevalgono dirigismo e intervento pubblico. Nella seconda parte, l’autore ripercorre la travagliata storia del nucleare in Italia – dalla fase pionieristica, che ci vide tra i primi paesi a costruire centrali di tal tipo a quella segnata dall’affaire Ippolito; dalla fase della grande illusione, con l’approvazione di faraonici Piani che si risolsero in un immane spreco di risorse, a quella della definitiva uscita a seguito del referendum del 1987 – per trarne insegnamenti per il futuro, nel momento in cui si propone un rientro dell’Italia nel nucleare. Scelta condivisibile, sostiene l’autore, da nuclearista convinto ma non fazioso, ma maledettamente complessa che richiede molte condizioni, a partire da una forte condivisione politica e sociale, per non replicare gli errori del passato e costruire su basi più solide un percorso che possa avere una qualche probabilità di successo in tempi comunque non brevi. Senza che ne derivino altri sprechi di risorse e altre illusioni. Ne abbiamo già patite troppo per sopportarne altre.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


