L’asino domestico è molto rappresentato in tutti i continenti e la sua numerosità complessiva ha mostrato nell’ultimo decennio una crescita significativa, passando da 40 a 50 milioni di capi. E’ l’Africa il continente con il numero maggiore di asini, seguono Asia e Americhe, e in tali parti del mondo questo animale viene tuttora utilizzato in agricoltura e nei trasporti. Per millenni l’asino ha accompagnato e servito l’uomo, trainando aratri, trasportando merci, prodotti agricoli, equipaggiamenti per gli eserciti. Nonostante ciò dell’asino si sa poco e rispetto alle altre specie zootecniche ci sono meno informazioni sui libri di storia, sui testi di etnologia zootecnica e anche la ricerca scientifica ha dedicato meno attenzione allo studio di questa specie. I motivi della scarsa considerazione per questo animale hanno radici molto antiche, che arrivano al mondo classico, ma che si spingono anche oltre, giungendo agli Egizi e alle antiche civiltà Mediorientali. Non è stato sempre così e fino a un certo punto della storia umana l’asino ha goduto di alta considerazione rappresentando un simbolo di nobiltà e potere. Furono l’arrivo del cavallo e del cammello, addomesticati successivamente, a determinarne una inarrestabile svalutazione, che ha escluso l’asino dalla maggior parte dei resoconti storici e archeologici. Dopo l’arrivo del cavallo, la poca considerazione per l’asino è indissolubilmente legata all’associazione simbolica tra questo animale con le classi più povere della popolazione, gli emarginati, gli oppressi. Tuttavia gli studi storici e archeologici più recenti stanno colmando questa lacuna e le nuove acquisizioni offrono scenari inediti, che dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, la grande importanza per l’uomo, che l’asino ha mantenuto nel corso dei millenni. Inoltre, alla rappresentazione dell’asino stupido e testardo se ne affianca un’altra con radici più antiche, di derivazione biblica, che carica invece l’asino di valori positivi e di legami con il mondo spirituale. Ma l’idea che l’asino sia una animale stupido e ottuso persiste anche oggi e deriva in buona misura da una lettura sbagliata del suo comportamento, che viene spesso valutato con lo stesso metro utilizzato per il cavallo. Bisogna tenere a mente che l’asino è un animale unico, decisamente diverso dal cavallo per quanto riguarda i tratti comportamentali, differente perché diverso è l’ambiente naturale in cui è vissuto per centinaia di miglia di anni, prima della domesticazione. L’asino si è evoluto adattandosi a territori per lo più montuosi e accidentati, caratterizzati da scarso cibo e da limitata disponibilità di acqua, mentre il cavallo ha come culla di origine le vaste praterie euroasiatiche. L’asino troppo spesso viene visto come “un piccolo cavallo”, mentre vanno considerate le sensibili differenze che separano le due specie sul piano comportamentale, sotto tutti i piani, del comportamento sociale, della comunicazione, del comportamento sessuale e riproduttivo. Occorre sottolineare come la conoscenza degli aspetti peculiari del repertorio comportamentale dell’asino è fondamentale per chi lo alleva e può permettere di evitare errori che potrebbero minarne il benessere. In Italia l’asino ha rischiato di scomparire. All’inizio del secolo scorso, nel nostro paese, c’erano poco meno di un milione di asini, ma già a partire dagli anni Venti la popolazione asinina italiana andò incontro a una riduzione, che fu lenta fino agli anni Sessanta, divenendo poi rapida e inesorabile nei decenni successivi. L’abbandono del suo utilizzo in agricoltura, nei trasporti e nella produzione di muli aveva eliminato le motivazioni che per millenni ne avevano garantito una larga diffusione, soprattutto nella parte meridionale della nostra penisola. A ribaltare questo trend negativo, in soccorso dell’asino, sono arrivati nuovi e imprevisti impieghi, quali produzione di latte, onoterapia e trekking someggiato, che hanno fatto sì che negli ultimi dieci anni la consistenza complessiva di asini in Italia sia quasi raddoppiata, passando da poco più di 30.000 agli attuali 60.000 capi. In Italia sono 9 le razze riconosciute ufficialmente e altre tre potrebbero esserlo a breve, razze che hanno ottenuto un impulso positivo, in termini numerici, grazie a questo rinnovato interesse per l’allevamento asinino. Diverse razze sono state utilizzate per dare vita a nuovi allevamenti specializzati per la produzione di latte, il cui impiego riguarda principalmente il trattamento di bambini con allergie alimentari nei primi mesi di vita, grazie alla bassa allergenicità di questo alimento, e la produzione di cosmetici. Diversi sono gli studi scientifici, attuati negli ultimi anni, prevalentemente in Italia, che hanno analizzato a fondo le caratteristiche e le proprietà del latte d’asina. Altre ricerche hanno consentito di stabilire le condizioni ottimali per l’allevamento di asini destinati a questa particolare produzione. Anche per l’onoterapia, dalle prime pionieristiche sperimentazioni, si è arrivati alle recenti linee guida nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali, che stabiliscono, anche per quanto riguarda l’asino, regole omogenee e definiscono degli standard qualitativi per il corretto svolgimento di tali attività. L’asino si presta molto bene ad essere utilizzato nella pet therapy per alcune importanti caratteristiche di carattere morfologico e comportamentale; ha tratti neotenici, in particolare la testa proporzionalmente grande e tondeggiante, caratteristica che si ritrova in molti cuccioli; è un animale curioso e disposto alla relazione, è anche paziente, mostrandosi disponibile, tollerante e rispettoso dell’uomo, risultando particolarmente adatto per quelle situazioni dove l’indole o la patologia del paziente sconsiglia l’impiego di animali più espansivi e richiede invece l’utilizzo di un animale, come l’asino, che consente procedure di avvicinamento più lente e graduali. Anche in Italia, l’asino sta trovando grande apprezzamento per l’attività turistica. Il trekking con gli asini riguarda una modalità di turismo diversa rispetto a quella classica; si tratta di un turismo più sostenibile, rispettoso dell’ambiente, un turismo più lento, che consente di cogliere e apprezzare piccoli dettagli, attraverso una esperienza mediata dalla presenza dell’animale, che mostra una propria percezione verso l’ambiente circostante. L’asino non diventa un semplice trasportatore di pesi all’ordine del conducente, ma grazie alla sua empatia, alla sua curiosità, alle emozioni che è in grado di generare nelle persone che affrontano questa esperienza, diventa un vero e proprio compagno di viaggio. In questo libro viene dato ampio spazio alla descrizione di questi nuovi impieghi dell’asino, con capitoli specifici dedicati alla produzione di latte all’onoterapia e al trekking. Le nuove conoscenze relative agli aspetti comportamentali sono riportate e commentate in un capitolo dedicato, così come le recenti acquisizioni di carattere storico. Non mancano informazioni riguardanti l’evoluzione degli equidi e in particolare dell’asino, trattate assieme alle notizie relative alla sua domesticazione. La parte prettamente zootecnica è affrontata in modo approfondito, con capitoli specifici dedicati alle razze utilizzate, alla genetica, alla riproduzione, all’alimentazione e alle strutture di allevamento. Non poteva mancare uno spazio specifico dedicato agli ibridi, il mulo e il bardotto. L’ibridismo offre dei vantaggi, che l’uomo ha sfruttato fin dai tempi più antichi. Infatti le prestazioni nel lavoro, la forza muscolare, la resistenza agli sforzi fisici di muli e bardotti, sono notevolmente superiori a quelle dei loro genitori, asini e cavalli. E’ innegabile che l’interesse per l’asino nel corso della storia sia in parte determinato dalla produzione di muli e bardotti, apprezzati e diffusi già nell’antico Egitto, come anche nella Grecia antica, ampiamente impiegati dai Romani, considerati insostituibili nel Medioevo, fino ad arrivare ai tempi più recenti. Da sempre apprezzati per i trasporti sia in campo civile che militare, i muli nel nostro Paese erano quasi mezzo milione all’inizio del secolo scorso, ma come per l’asino, l’arrivo della meccanizzazione ne determinò una estrema riduzione numerica. Ultimamente, in Italia, il loro impiego per i lavori boschivi ha favorito un timido risveglio del loro allevamento, mentre in altri paesi sta aumentando l’interesse per il loro utilizzo negli attacchi e come cavalcatura per il trekking.

L'asino. Allevamento. Cura e nuovi ruoli aziendali e sociali / Bigi, Daniele. - STAMPA. - (2023), pp. 1-278.

L'asino. Allevamento. Cura e nuovi ruoli aziendali e sociali

Bigi, Daniele
2023

Abstract

L’asino domestico è molto rappresentato in tutti i continenti e la sua numerosità complessiva ha mostrato nell’ultimo decennio una crescita significativa, passando da 40 a 50 milioni di capi. E’ l’Africa il continente con il numero maggiore di asini, seguono Asia e Americhe, e in tali parti del mondo questo animale viene tuttora utilizzato in agricoltura e nei trasporti. Per millenni l’asino ha accompagnato e servito l’uomo, trainando aratri, trasportando merci, prodotti agricoli, equipaggiamenti per gli eserciti. Nonostante ciò dell’asino si sa poco e rispetto alle altre specie zootecniche ci sono meno informazioni sui libri di storia, sui testi di etnologia zootecnica e anche la ricerca scientifica ha dedicato meno attenzione allo studio di questa specie. I motivi della scarsa considerazione per questo animale hanno radici molto antiche, che arrivano al mondo classico, ma che si spingono anche oltre, giungendo agli Egizi e alle antiche civiltà Mediorientali. Non è stato sempre così e fino a un certo punto della storia umana l’asino ha goduto di alta considerazione rappresentando un simbolo di nobiltà e potere. Furono l’arrivo del cavallo e del cammello, addomesticati successivamente, a determinarne una inarrestabile svalutazione, che ha escluso l’asino dalla maggior parte dei resoconti storici e archeologici. Dopo l’arrivo del cavallo, la poca considerazione per l’asino è indissolubilmente legata all’associazione simbolica tra questo animale con le classi più povere della popolazione, gli emarginati, gli oppressi. Tuttavia gli studi storici e archeologici più recenti stanno colmando questa lacuna e le nuove acquisizioni offrono scenari inediti, che dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, la grande importanza per l’uomo, che l’asino ha mantenuto nel corso dei millenni. Inoltre, alla rappresentazione dell’asino stupido e testardo se ne affianca un’altra con radici più antiche, di derivazione biblica, che carica invece l’asino di valori positivi e di legami con il mondo spirituale. Ma l’idea che l’asino sia una animale stupido e ottuso persiste anche oggi e deriva in buona misura da una lettura sbagliata del suo comportamento, che viene spesso valutato con lo stesso metro utilizzato per il cavallo. Bisogna tenere a mente che l’asino è un animale unico, decisamente diverso dal cavallo per quanto riguarda i tratti comportamentali, differente perché diverso è l’ambiente naturale in cui è vissuto per centinaia di miglia di anni, prima della domesticazione. L’asino si è evoluto adattandosi a territori per lo più montuosi e accidentati, caratterizzati da scarso cibo e da limitata disponibilità di acqua, mentre il cavallo ha come culla di origine le vaste praterie euroasiatiche. L’asino troppo spesso viene visto come “un piccolo cavallo”, mentre vanno considerate le sensibili differenze che separano le due specie sul piano comportamentale, sotto tutti i piani, del comportamento sociale, della comunicazione, del comportamento sessuale e riproduttivo. Occorre sottolineare come la conoscenza degli aspetti peculiari del repertorio comportamentale dell’asino è fondamentale per chi lo alleva e può permettere di evitare errori che potrebbero minarne il benessere. In Italia l’asino ha rischiato di scomparire. All’inizio del secolo scorso, nel nostro paese, c’erano poco meno di un milione di asini, ma già a partire dagli anni Venti la popolazione asinina italiana andò incontro a una riduzione, che fu lenta fino agli anni Sessanta, divenendo poi rapida e inesorabile nei decenni successivi. L’abbandono del suo utilizzo in agricoltura, nei trasporti e nella produzione di muli aveva eliminato le motivazioni che per millenni ne avevano garantito una larga diffusione, soprattutto nella parte meridionale della nostra penisola. A ribaltare questo trend negativo, in soccorso dell’asino, sono arrivati nuovi e imprevisti impieghi, quali produzione di latte, onoterapia e trekking someggiato, che hanno fatto sì che negli ultimi dieci anni la consistenza complessiva di asini in Italia sia quasi raddoppiata, passando da poco più di 30.000 agli attuali 60.000 capi. In Italia sono 9 le razze riconosciute ufficialmente e altre tre potrebbero esserlo a breve, razze che hanno ottenuto un impulso positivo, in termini numerici, grazie a questo rinnovato interesse per l’allevamento asinino. Diverse razze sono state utilizzate per dare vita a nuovi allevamenti specializzati per la produzione di latte, il cui impiego riguarda principalmente il trattamento di bambini con allergie alimentari nei primi mesi di vita, grazie alla bassa allergenicità di questo alimento, e la produzione di cosmetici. Diversi sono gli studi scientifici, attuati negli ultimi anni, prevalentemente in Italia, che hanno analizzato a fondo le caratteristiche e le proprietà del latte d’asina. Altre ricerche hanno consentito di stabilire le condizioni ottimali per l’allevamento di asini destinati a questa particolare produzione. Anche per l’onoterapia, dalle prime pionieristiche sperimentazioni, si è arrivati alle recenti linee guida nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali, che stabiliscono, anche per quanto riguarda l’asino, regole omogenee e definiscono degli standard qualitativi per il corretto svolgimento di tali attività. L’asino si presta molto bene ad essere utilizzato nella pet therapy per alcune importanti caratteristiche di carattere morfologico e comportamentale; ha tratti neotenici, in particolare la testa proporzionalmente grande e tondeggiante, caratteristica che si ritrova in molti cuccioli; è un animale curioso e disposto alla relazione, è anche paziente, mostrandosi disponibile, tollerante e rispettoso dell’uomo, risultando particolarmente adatto per quelle situazioni dove l’indole o la patologia del paziente sconsiglia l’impiego di animali più espansivi e richiede invece l’utilizzo di un animale, come l’asino, che consente procedure di avvicinamento più lente e graduali. Anche in Italia, l’asino sta trovando grande apprezzamento per l’attività turistica. Il trekking con gli asini riguarda una modalità di turismo diversa rispetto a quella classica; si tratta di un turismo più sostenibile, rispettoso dell’ambiente, un turismo più lento, che consente di cogliere e apprezzare piccoli dettagli, attraverso una esperienza mediata dalla presenza dell’animale, che mostra una propria percezione verso l’ambiente circostante. L’asino non diventa un semplice trasportatore di pesi all’ordine del conducente, ma grazie alla sua empatia, alla sua curiosità, alle emozioni che è in grado di generare nelle persone che affrontano questa esperienza, diventa un vero e proprio compagno di viaggio. In questo libro viene dato ampio spazio alla descrizione di questi nuovi impieghi dell’asino, con capitoli specifici dedicati alla produzione di latte all’onoterapia e al trekking. Le nuove conoscenze relative agli aspetti comportamentali sono riportate e commentate in un capitolo dedicato, così come le recenti acquisizioni di carattere storico. Non mancano informazioni riguardanti l’evoluzione degli equidi e in particolare dell’asino, trattate assieme alle notizie relative alla sua domesticazione. La parte prettamente zootecnica è affrontata in modo approfondito, con capitoli specifici dedicati alle razze utilizzate, alla genetica, alla riproduzione, all’alimentazione e alle strutture di allevamento. Non poteva mancare uno spazio specifico dedicato agli ibridi, il mulo e il bardotto. L’ibridismo offre dei vantaggi, che l’uomo ha sfruttato fin dai tempi più antichi. Infatti le prestazioni nel lavoro, la forza muscolare, la resistenza agli sforzi fisici di muli e bardotti, sono notevolmente superiori a quelle dei loro genitori, asini e cavalli. E’ innegabile che l’interesse per l’asino nel corso della storia sia in parte determinato dalla produzione di muli e bardotti, apprezzati e diffusi già nell’antico Egitto, come anche nella Grecia antica, ampiamente impiegati dai Romani, considerati insostituibili nel Medioevo, fino ad arrivare ai tempi più recenti. Da sempre apprezzati per i trasporti sia in campo civile che militare, i muli nel nostro Paese erano quasi mezzo milione all’inizio del secolo scorso, ma come per l’asino, l’arrivo della meccanizzazione ne determinò una estrema riduzione numerica. Ultimamente, in Italia, il loro impiego per i lavori boschivi ha favorito un timido risveglio del loro allevamento, mentre in altri paesi sta aumentando l’interesse per il loro utilizzo negli attacchi e come cavalcatura per il trekking.
2023
278
9788850656394
L'asino. Allevamento. Cura e nuovi ruoli aziendali e sociali / Bigi, Daniele. - STAMPA. - (2023), pp. 1-278.
Bigi, Daniele
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/949454
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