Ogni anno la Società Geografica Italiana pubblica un "Rapporto" su un tema nodale di dibattito su cui invita a collaborare gli studiosi competenti; per il 2010 ha scelto la controversa questione della "Padania", con l'obiettivo di discutere se si debba intendere come configurazione geografica -ossia sistema territoriale dotato di propria caratterizzazione economica, funzionale, politica, ecc.- oppure se sia immagine, dispositivo comunicazionale frutto di retorica. Il contributo in oggetto si occupa dell'invenzione della "Padania", ragionando sugli artefici della costruzione metaforica -di ambito politico ma anche del versante accademico. La tentazione di ascrivere la “questione settentrionale” in toto alla Lega Nord è forte. Ovvio che non si possa fare, sarebbe semplificazione non corretta di un processo e di una congiuntura storica e politica particolarmente complessa che ha visto interagire sfere culturali di natura assai diversa. Benché la Lega sia stata per certo il più roboante megafono dei sentimenti intestini del malessere “nordista”, tanto da accreditare una visione contrappositiva, una secessione antropologica e comportamentale prima che giuridica, una geografia umorale. Una costituzione immaginaria che si è talmente accreditata da farsi geografia - al punto da indurci ad affrontare il problema in termini disciplinari. Ma se la Lega è amplificatore, bisogna capire quale sia la trama di complicità – alcune innocenti, altre meno – che hanno scritto il canovaccio entro cui le urla di Bossi hanno trovato giustificazione e il contesto entro cui le performance che acclamavano la nascita del Nord trovavano il consenso che le inverava. Queste righe non intendono occuparsi della geografia reale, di cosa sia o non sia il Nord sotto il profilo effettuale e dei sistemi territoriali – sempre che sia possibile questa comoda distinzione. Tentano invece di sondare il registro performativo entro cui l’immaginario del “Nord” si è consolidato e fatto soggetto, protagonista, è diventato figura territoriale. Per usare il linguaggio di Raffestin, non sondano la “geostruttura”, ma il “geogramma”. Un’impresa narrativa di successo, l’invenzione della “questione settentrionale”, la cui ipostasi si è appoggiata sui segni forti delle provocazioni e della violenza verbale, dei gesti osceni, delle canottiere di Bossi, sulle camicie verdi e la Guardia Nazionale Padana. Una grammatica comunicazionale giocata sull’estremizzazione dei messaggi, che si è rivelata di grande efficacia e ha fissato, tramite imprecazioni e sussulti, una geografia che si è radicata non solo nel “popolo” a cui è indirizzata, ma anche in quel mondo intellettuale e colto oggetto di invettiva. Entrambi, constatiamo, soggiogati da quei temi ed evidentemente anche da quei toni. .......

Dalla crisi del centralismo alla nazione settentrionale. L’insanabile dialettica tra secessione padana e neomunicipalismo disobbediente, / P. Bonora. - STAMPA. - (2010), pp. 62-66.

Dalla crisi del centralismo alla nazione settentrionale. L’insanabile dialettica tra secessione padana e neomunicipalismo disobbediente,

BONORA, PAOLA
2010

Abstract

Ogni anno la Società Geografica Italiana pubblica un "Rapporto" su un tema nodale di dibattito su cui invita a collaborare gli studiosi competenti; per il 2010 ha scelto la controversa questione della "Padania", con l'obiettivo di discutere se si debba intendere come configurazione geografica -ossia sistema territoriale dotato di propria caratterizzazione economica, funzionale, politica, ecc.- oppure se sia immagine, dispositivo comunicazionale frutto di retorica. Il contributo in oggetto si occupa dell'invenzione della "Padania", ragionando sugli artefici della costruzione metaforica -di ambito politico ma anche del versante accademico. La tentazione di ascrivere la “questione settentrionale” in toto alla Lega Nord è forte. Ovvio che non si possa fare, sarebbe semplificazione non corretta di un processo e di una congiuntura storica e politica particolarmente complessa che ha visto interagire sfere culturali di natura assai diversa. Benché la Lega sia stata per certo il più roboante megafono dei sentimenti intestini del malessere “nordista”, tanto da accreditare una visione contrappositiva, una secessione antropologica e comportamentale prima che giuridica, una geografia umorale. Una costituzione immaginaria che si è talmente accreditata da farsi geografia - al punto da indurci ad affrontare il problema in termini disciplinari. Ma se la Lega è amplificatore, bisogna capire quale sia la trama di complicità – alcune innocenti, altre meno – che hanno scritto il canovaccio entro cui le urla di Bossi hanno trovato giustificazione e il contesto entro cui le performance che acclamavano la nascita del Nord trovavano il consenso che le inverava. Queste righe non intendono occuparsi della geografia reale, di cosa sia o non sia il Nord sotto il profilo effettuale e dei sistemi territoriali – sempre che sia possibile questa comoda distinzione. Tentano invece di sondare il registro performativo entro cui l’immaginario del “Nord” si è consolidato e fatto soggetto, protagonista, è diventato figura territoriale. Per usare il linguaggio di Raffestin, non sondano la “geostruttura”, ma il “geogramma”. Un’impresa narrativa di successo, l’invenzione della “questione settentrionale”, la cui ipostasi si è appoggiata sui segni forti delle provocazioni e della violenza verbale, dei gesti osceni, delle canottiere di Bossi, sulle camicie verdi e la Guardia Nazionale Padana. Una grammatica comunicazionale giocata sull’estremizzazione dei messaggi, che si è rivelata di grande efficacia e ha fissato, tramite imprecazioni e sussulti, una geografia che si è radicata non solo nel “popolo” a cui è indirizzata, ma anche in quel mondo intellettuale e colto oggetto di invettiva. Entrambi, constatiamo, soggiogati da quei temi ed evidentemente anche da quei toni. .......
2010
Il Nord, i Nord. Geopolitica della questione settentrionale, Rapporto annuale 2010
62
66
Dalla crisi del centralismo alla nazione settentrionale. L’insanabile dialettica tra secessione padana e neomunicipalismo disobbediente, / P. Bonora. - STAMPA. - (2010), pp. 62-66.
P. Bonora
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