Le Grandi Madri sono figure arcaiche e archetipiche, ricorrenti dai tempi più remoti seppur sempre rinnovate, capaci di esprimere l’irriducibile ambivalenza della vita e della natura, dove il lato terribile e quello benefico non si oppongono, ma si coimplicano. L’Autrice osserva la loro apparizione nell’immaginario mediale contemporaneo, e si chiede se esse siano ancora capaci di dare un linguaggio all’esperienza, come riusciva alle immagini del mito e delle fiabe, e se possano essere considerate figure di rilievo per la vita simbolica e immaginativa dei consumatori mediali contemporanei. Si parte dal presupposto che l’industria culturale non sia banalmente luogo di produzione mercificata di immagini e storie stereotipate; il suo immaginario è infatti capace di esprimere le istanze universali della vita umana sulla terra – come aveva già intuito Edgar Morin – seppur con innegabili limiti. In questa prospettiva vengono osservati prodotti esemplari del fumetto contemporaneo che hanno saputo raggiungere e toccare un pubblico quasi universale: l’opera animata del giapponese Miyazaki, le cui giovani protagoniste femminili sono accompagnate da figure di Grandi Madri ambivalenti, buone e terribili, e le supereroine mutanti dell’universo Marvel, che mostrano quanto sia arduo integrare i lati terribili e scomodi della natura umana (e del femminile) nell’immaginario occidentale.
BARTOLETTI, R. (2012). Grandi madri mediali. Archetipi dell'immaginario collettivo nel fumetto e nel cinema d'animazione. NAPOLI : Liguori Editore.
Grandi madri mediali. Archetipi dell'immaginario collettivo nel fumetto e nel cinema d'animazione
BARTOLETTI, ROBERTA
2012
Abstract
Le Grandi Madri sono figure arcaiche e archetipiche, ricorrenti dai tempi più remoti seppur sempre rinnovate, capaci di esprimere l’irriducibile ambivalenza della vita e della natura, dove il lato terribile e quello benefico non si oppongono, ma si coimplicano. L’Autrice osserva la loro apparizione nell’immaginario mediale contemporaneo, e si chiede se esse siano ancora capaci di dare un linguaggio all’esperienza, come riusciva alle immagini del mito e delle fiabe, e se possano essere considerate figure di rilievo per la vita simbolica e immaginativa dei consumatori mediali contemporanei. Si parte dal presupposto che l’industria culturale non sia banalmente luogo di produzione mercificata di immagini e storie stereotipate; il suo immaginario è infatti capace di esprimere le istanze universali della vita umana sulla terra – come aveva già intuito Edgar Morin – seppur con innegabili limiti. In questa prospettiva vengono osservati prodotti esemplari del fumetto contemporaneo che hanno saputo raggiungere e toccare un pubblico quasi universale: l’opera animata del giapponese Miyazaki, le cui giovani protagoniste femminili sono accompagnate da figure di Grandi Madri ambivalenti, buone e terribili, e le supereroine mutanti dell’universo Marvel, che mostrano quanto sia arduo integrare i lati terribili e scomodi della natura umana (e del femminile) nell’immaginario occidentale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.