Diversi sono i meccanismi culturali, semiotici e politici che regolano l’in-generazione (en-gendering) dei conflitti, della violenza e della sessualità, e che spesso non solo rivelano, ma esacerbano le asimmetrie sottostanti i rapporti e relazioni di genere, e spesso la violenza di genere. Cosa accade, invece, quando si incontra la violenza femminile, quando chi stupra e tortura è una donna, che si trova così ad essere associata ad atti abietti, a forme dell’orrore? Una donna violenta rappresenta la trasgressione ultima del confine tra i sessi, e viene spesso, a sua volta, rappresentata attraverso narrazioni che enfatizzano la sua singolarità, oppure negano la sua agentività, la responsabilità dei suoi atti o che, infine, ne sottolineano la perversione, legata a una sessualità corrotta e deviata. Perché la violenza delle donne non si comprende fino in fondo? Perché turba? Il tema non è nuovo, e molto se ne è discusso, per esempio, a seguito della diffusione delle immagini di Abu Ghraib. È però importante tornarci alla luce del dibattito recente sulla figura del perpetratore che sta animando gli studi delle memorie traumatiche, insieme a quelli sulla testimonianza, non più solo incentrati sul cosiddetto “paradigma vittimario”. A partire da queste considerazioni, l’intervento esplorerà il modo in cui si è cercato di “dar senso” alle figure di alcune torturatrici, e in particolare a quella di Ingrid Olderock, agente della DINA - la polizia segreta di Pinochet - denominata “la mujer de los perros”.
C.Demaria (2023). Guerre, conflitti, violenze: quando a torturare è una donna. Il caso di Ingrid Olderock, las mujer de los perros. Roma : Aracne.
Guerre, conflitti, violenze: quando a torturare è una donna. Il caso di Ingrid Olderock, las mujer de los perros
C. Demaria
2023
Abstract
Diversi sono i meccanismi culturali, semiotici e politici che regolano l’in-generazione (en-gendering) dei conflitti, della violenza e della sessualità, e che spesso non solo rivelano, ma esacerbano le asimmetrie sottostanti i rapporti e relazioni di genere, e spesso la violenza di genere. Cosa accade, invece, quando si incontra la violenza femminile, quando chi stupra e tortura è una donna, che si trova così ad essere associata ad atti abietti, a forme dell’orrore? Una donna violenta rappresenta la trasgressione ultima del confine tra i sessi, e viene spesso, a sua volta, rappresentata attraverso narrazioni che enfatizzano la sua singolarità, oppure negano la sua agentività, la responsabilità dei suoi atti o che, infine, ne sottolineano la perversione, legata a una sessualità corrotta e deviata. Perché la violenza delle donne non si comprende fino in fondo? Perché turba? Il tema non è nuovo, e molto se ne è discusso, per esempio, a seguito della diffusione delle immagini di Abu Ghraib. È però importante tornarci alla luce del dibattito recente sulla figura del perpetratore che sta animando gli studi delle memorie traumatiche, insieme a quelli sulla testimonianza, non più solo incentrati sul cosiddetto “paradigma vittimario”. A partire da queste considerazioni, l’intervento esplorerà il modo in cui si è cercato di “dar senso” alle figure di alcune torturatrici, e in particolare a quella di Ingrid Olderock, agente della DINA - la polizia segreta di Pinochet - denominata “la mujer de los perros”.File | Dimensione | Formato | |
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