La crescente presenza, nelle democrazie liberali occidentali, di organizzazioni politiche animate da posizioni razziste, xenofobe e variamente intolleranti genera particolare preoccupazione e determina il riemergere in dottrina, in giurisprudenza e nello stesso dibattito politico, dell’opportunità di difendere l’ordinamento costituzionale dai gruppi antisistema e dalle loro idee. Nel nostro Paese, ad esempio, la presenza di formazioni che sembrano rievocare l’ideologia, la simbologia (e a volte il metodo) del partito fascista ha prodotto un certo allarme, evidente nella rinnovata attenzione di giurisprudenza e dottrina per la XII disposizione, che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Anche se in un contesto nuovo, il dilemma, tuttavia, è ben noto al costituzionalismo contemporaneo: da un lato, le esperienze autocratiche del XX secolo hanno mostrato cosa accade alle democrazie che non si difendono; dall’altro, in uno Stato liberal-democratico, limitare anticipatamente i diritti dei nemici della costituzione significa rinunciare ad una parte della stessa costituzione che si vuole proteggere. Ma non solo. Limitare la libertà di espressione e di associazione delle forze antisistema, nel comprensibile tentativo di proteggere la democrazia e i diritti che essa garantisce, porta con sé il rischio, in una drammatica eterogenesi dei fini, di precostituire con tali misure gli strumenti che favoriscono le regressioni democratiche che si vogliono evitare. A tale tema è dedicato il volume, che prova a ricostruire l’attualità del problema e le sue nuove sfide, soffermandosi in particolare sull’esperienza italiana, sugli strumenti che offre il nostro ordinamento e su quelli che possiamo trovare alle radici del patto costituzionale.
Chiara Bologna (2023). Costituzione e partiti antisistema. Napoli : Editoriale Scientifica.
Costituzione e partiti antisistema
Chiara Bologna
2023
Abstract
La crescente presenza, nelle democrazie liberali occidentali, di organizzazioni politiche animate da posizioni razziste, xenofobe e variamente intolleranti genera particolare preoccupazione e determina il riemergere in dottrina, in giurisprudenza e nello stesso dibattito politico, dell’opportunità di difendere l’ordinamento costituzionale dai gruppi antisistema e dalle loro idee. Nel nostro Paese, ad esempio, la presenza di formazioni che sembrano rievocare l’ideologia, la simbologia (e a volte il metodo) del partito fascista ha prodotto un certo allarme, evidente nella rinnovata attenzione di giurisprudenza e dottrina per la XII disposizione, che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Anche se in un contesto nuovo, il dilemma, tuttavia, è ben noto al costituzionalismo contemporaneo: da un lato, le esperienze autocratiche del XX secolo hanno mostrato cosa accade alle democrazie che non si difendono; dall’altro, in uno Stato liberal-democratico, limitare anticipatamente i diritti dei nemici della costituzione significa rinunciare ad una parte della stessa costituzione che si vuole proteggere. Ma non solo. Limitare la libertà di espressione e di associazione delle forze antisistema, nel comprensibile tentativo di proteggere la democrazia e i diritti che essa garantisce, porta con sé il rischio, in una drammatica eterogenesi dei fini, di precostituire con tali misure gli strumenti che favoriscono le regressioni democratiche che si vogliono evitare. A tale tema è dedicato il volume, che prova a ricostruire l’attualità del problema e le sue nuove sfide, soffermandosi in particolare sull’esperienza italiana, sugli strumenti che offre il nostro ordinamento e su quelli che possiamo trovare alle radici del patto costituzionale.File | Dimensione | Formato | |
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