La Divina Commedia si presta a interessanti confronti tipologici con narrazioni provenienti dall’Iran zoroastriano e dalla sua ricca testualità escatologica sul viaggio dell’anima, sulle diverse situazioni di giudizio e di conseguente ascesa lungo i livelli cosmici di Stelle, Luna e Sole, fino al Paradiso della Luce Infinita. In tali contesti di visioni e apparizioni si trova un personaggio divino femminile, Daēnā, una sorta di doppio trascendente dell’anima che rispecchia le buone o cattive azioni del defunto, rivelandosi per celestiale bellezza o orrida bruttezza. Epifania che annuncia elevazioni e apoteosi, la sua comparsa alle luci dell’aurora ricorda un passo dantesco (Purg. XXX, 22-33) dove le luci mattutine e le fragranze sono araldi della manifestazione di Beatrice. Una mitologia dell’Aurora, esaminata nelle personificazioni delle luci mattutine - all’interno della cultura indoeuropea (greca, latina, indiana, iranica e lituana) - conferma quegli aspetti di bellezza radiosa, connessi alla venustà di una Aurora che ‘se-duce’, che ‘trae’ e che ‘muove’, vera dea-guida che accompagna il viandante, che rischiara e che rende i percorsi visibili e percorribili. La figura di Daēnā, anima-specchio aurorale che ‘rispecchia’ le azioni umane, si colloca quindi in un contesto visionario, come la stessa etimologia del suo nome rivela (Daēnā ‘visione’, capacità di vedere e far vedere) e questa simbolica ottica rafforza ancor più un parallelo con Beatrice e con la potenza del suo sguardo dagli occhi smeraldini che ha un potere conoscitivo-visionario e anagogico: al pari dell’occhio solare di Daēnā psicopompa, auriga e guida dell’anima verso i mondi superiori nella letteratura zoroastriana. Ma oltre alla tipologia vi è un altro motivo, più storico-letterario, che rende interessante questo confronto e che inserisce questi racconti zoroastriani nel più ampio ventaglio testuale di narrazioni pervenute – per mediazione islamica – al medioevo, in opere come Il Libro della Scala, e rinnova il dibattito sulle possibili interazioni islamico-dantesche e sulle letture alla base della sua formazione culturale.
A. Piras (2023). Beatrice, Daēnā e altre dee-guida: confronti tipologici in varie narrazioni, mazdee e manichee. Napoli : Unior Press.
Beatrice, Daēnā e altre dee-guida: confronti tipologici in varie narrazioni, mazdee e manichee
A. Piras
2023
Abstract
La Divina Commedia si presta a interessanti confronti tipologici con narrazioni provenienti dall’Iran zoroastriano e dalla sua ricca testualità escatologica sul viaggio dell’anima, sulle diverse situazioni di giudizio e di conseguente ascesa lungo i livelli cosmici di Stelle, Luna e Sole, fino al Paradiso della Luce Infinita. In tali contesti di visioni e apparizioni si trova un personaggio divino femminile, Daēnā, una sorta di doppio trascendente dell’anima che rispecchia le buone o cattive azioni del defunto, rivelandosi per celestiale bellezza o orrida bruttezza. Epifania che annuncia elevazioni e apoteosi, la sua comparsa alle luci dell’aurora ricorda un passo dantesco (Purg. XXX, 22-33) dove le luci mattutine e le fragranze sono araldi della manifestazione di Beatrice. Una mitologia dell’Aurora, esaminata nelle personificazioni delle luci mattutine - all’interno della cultura indoeuropea (greca, latina, indiana, iranica e lituana) - conferma quegli aspetti di bellezza radiosa, connessi alla venustà di una Aurora che ‘se-duce’, che ‘trae’ e che ‘muove’, vera dea-guida che accompagna il viandante, che rischiara e che rende i percorsi visibili e percorribili. La figura di Daēnā, anima-specchio aurorale che ‘rispecchia’ le azioni umane, si colloca quindi in un contesto visionario, come la stessa etimologia del suo nome rivela (Daēnā ‘visione’, capacità di vedere e far vedere) e questa simbolica ottica rafforza ancor più un parallelo con Beatrice e con la potenza del suo sguardo dagli occhi smeraldini che ha un potere conoscitivo-visionario e anagogico: al pari dell’occhio solare di Daēnā psicopompa, auriga e guida dell’anima verso i mondi superiori nella letteratura zoroastriana. Ma oltre alla tipologia vi è un altro motivo, più storico-letterario, che rende interessante questo confronto e che inserisce questi racconti zoroastriani nel più ampio ventaglio testuale di narrazioni pervenute – per mediazione islamica – al medioevo, in opere come Il Libro della Scala, e rinnova il dibattito sulle possibili interazioni islamico-dantesche e sulle letture alla base della sua formazione culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.