Il libro, a cura di Giulia Carluccio e di Peppino Ortoleva offre un’articolata panoramica del genere horror e delle sue figure “protagoniste”, zombi, fantasmi, vampiri e mummie, con un’attenzione particolare rivolta al cinema (da Nosferatu fino a Twilight), ma senza dimenticare il fumetto (da Vampirella a Dylan Dog), i videogame, le serie Tv (dagli Addams a True Blood): un universo multiforme da sempre in grado di esercitare una profonda fascinazione e attrazione su singoli e collettività. Il contributo si focalizza sulle varie figure di "non-morti" presenti nelle forme della serialità televisiva, con particolare attenzione al panorama contemporaneo nella tv americana. Esaminando il passaggio dall'horror (e dal fantastico) cinematografico alle ibridazioni seriali, l'articolo mette in luce come la morte si trasformi in queste ultime in un elemento che non reca alcun carattere di unicità: è reiterabile e, soprattutto, è reversibile. Nelle serie televisive non si muore mai realmente o, quanto meno, è possibile non farlo. L’unicità della morte, la sua presenza come orizzonte ultimo è poi stata definitivamente dismessa quando, sulla scia del fumetto, le serie hanno cominciato a manipolare il tempo, piegandolo alle necessità dell’intreccio, rendendolo navigabile e modificabile. L'articolo è di 17408 caratteri.
V. Innocenti, G. Pescatore (2010). Il mostruoso quotidiano. Le storie di morti viventi nella serialità. MILANO : Il Castoro.
Il mostruoso quotidiano. Le storie di morti viventi nella serialità
INNOCENTI, VERONICA;PESCATORE, GUGLIELMO
2010
Abstract
Il libro, a cura di Giulia Carluccio e di Peppino Ortoleva offre un’articolata panoramica del genere horror e delle sue figure “protagoniste”, zombi, fantasmi, vampiri e mummie, con un’attenzione particolare rivolta al cinema (da Nosferatu fino a Twilight), ma senza dimenticare il fumetto (da Vampirella a Dylan Dog), i videogame, le serie Tv (dagli Addams a True Blood): un universo multiforme da sempre in grado di esercitare una profonda fascinazione e attrazione su singoli e collettività. Il contributo si focalizza sulle varie figure di "non-morti" presenti nelle forme della serialità televisiva, con particolare attenzione al panorama contemporaneo nella tv americana. Esaminando il passaggio dall'horror (e dal fantastico) cinematografico alle ibridazioni seriali, l'articolo mette in luce come la morte si trasformi in queste ultime in un elemento che non reca alcun carattere di unicità: è reiterabile e, soprattutto, è reversibile. Nelle serie televisive non si muore mai realmente o, quanto meno, è possibile non farlo. L’unicità della morte, la sua presenza come orizzonte ultimo è poi stata definitivamente dismessa quando, sulla scia del fumetto, le serie hanno cominciato a manipolare il tempo, piegandolo alle necessità dell’intreccio, rendendolo navigabile e modificabile. L'articolo è di 17408 caratteri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.