"Il progetto MICADO (Migrant Integration Cockpits and Dashboards), ha visto una collaborazione di soggetti della Pubblica amministrazione, delle organizzazioni del Terzo settore, del mondo della ricerca sulle migrazioni, di esperti di innovazione tecnologica, in quattro città pilota: Amburgo, Anversa, Bologna e Madrid. L’obiettivo ero quello di costruire una soluzione tecnologica di business intelligence applicabile in tutto il contesto europeo al fine di facilitare l’erogazione di servizi legati ai processi di integrazione dei migranti da parte delle autorità competenti. Il processo di co-analisi e co-progettazione, nonostante sia stato centrale per l’avanzamento del progetto, ha condotto a risultati non immediatamente traducibili in una soluzione tecnologica universale e ancor meno applicabili ai diversi contesti coinvolti nel progetto. Per gestire l’eterogeneità dei bisogni e delle possibili soluzioni emerse a livello locale, dunque, il progetto ha ideato e praticato un processo di convergenza al fine di poter costruire e consolidare un Minimum Viable Product (MVP - prodotto minimo realizzabile), ovvero una serie di funzionalità di base dell’applicativo tecnologico a partire dai concetti e dalle idee emerse nei diversi contesti locali. La necessità di far convergere gli esiti della fase di co-progettazione non era solo auspicabile, ma fondamentale per la riuscita del processo di innovazione tecnologica. In questo contributo, dunque, ci focalizzeremo sulla metodologia adottata per produrre una convergenza tra le diverse esigenze locali emerse dalla fase di co-design, mostrando tanto la complessità di questo processo, quanto gli esiti in termini di innovazione tecnologica. Come descriveremo nelle pagine che seguono, la struttura metodologica adottata è stata soprannominata “metodologia della pagoda” perché al pari di queste architetture orientali, è stata privilegiata una tensione continua tra esigenze locali e funzionalità universali, ovvero condivise dalle quattro città coinvolte, prevedendo anche un’adattabilità locale dell’architettura universale dell’applicazione.
Carolina Mudan Marelli (2023). Dal locale all’universale e viceversa. Per una metodologia della Convergenza nei processi di innovazione tecnologica. Milano : Franco Angeli.
Dal locale all’universale e viceversa. Per una metodologia della Convergenza nei processi di innovazione tecnologica
Carolina Mudan Marelli
Primo
2023
Abstract
"Il progetto MICADO (Migrant Integration Cockpits and Dashboards), ha visto una collaborazione di soggetti della Pubblica amministrazione, delle organizzazioni del Terzo settore, del mondo della ricerca sulle migrazioni, di esperti di innovazione tecnologica, in quattro città pilota: Amburgo, Anversa, Bologna e Madrid. L’obiettivo ero quello di costruire una soluzione tecnologica di business intelligence applicabile in tutto il contesto europeo al fine di facilitare l’erogazione di servizi legati ai processi di integrazione dei migranti da parte delle autorità competenti. Il processo di co-analisi e co-progettazione, nonostante sia stato centrale per l’avanzamento del progetto, ha condotto a risultati non immediatamente traducibili in una soluzione tecnologica universale e ancor meno applicabili ai diversi contesti coinvolti nel progetto. Per gestire l’eterogeneità dei bisogni e delle possibili soluzioni emerse a livello locale, dunque, il progetto ha ideato e praticato un processo di convergenza al fine di poter costruire e consolidare un Minimum Viable Product (MVP - prodotto minimo realizzabile), ovvero una serie di funzionalità di base dell’applicativo tecnologico a partire dai concetti e dalle idee emerse nei diversi contesti locali. La necessità di far convergere gli esiti della fase di co-progettazione non era solo auspicabile, ma fondamentale per la riuscita del processo di innovazione tecnologica. In questo contributo, dunque, ci focalizzeremo sulla metodologia adottata per produrre una convergenza tra le diverse esigenze locali emerse dalla fase di co-design, mostrando tanto la complessità di questo processo, quanto gli esiti in termini di innovazione tecnologica. Come descriveremo nelle pagine che seguono, la struttura metodologica adottata è stata soprannominata “metodologia della pagoda” perché al pari di queste architetture orientali, è stata privilegiata una tensione continua tra esigenze locali e funzionalità universali, ovvero condivise dalle quattro città coinvolte, prevedendo anche un’adattabilità locale dell’architettura universale dell’applicazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.